Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
San Zenone: villa Albrizzi Marini è un bene da recuperare
Anche per Villa Albrizzi Marini a San Zenone degli Ezzelini è arrivato il momento della verità e delle decisioni. La struttura cinquecentesca è ormai in completa decadenza e così pure la sua splendida chiesa, centro della spiritualità armena mechitarista, che nel secolo scorso utilizzava la villa per i seminaristi nei periodi estivi.

Anche per Villa Albrizzi Marini a San Zenone degli Ezzelini è arrivato il momento della verità e delle decisioni. La struttura cinquecentesca è ormai in completa decadenza e così pure la sua splendida chiesa, centro della spiritualità armena mechitarista, che nel secolo scorso utilizzava la villa per i seminaristi nei periodi estivi. Resiste l’edificio annesso, dormitorio dei seminaristi, che negli anni novanta è stata restaurato forse anche grazie a fondi pubblici. Il parco è stato danneggiato dal taglio indiscriminato delle essenze più pregiate e dalla costruzione di percorsi di “sportivi” di vario genere. Finora la proprietà, gli Armeni mechitaristi di Venezia, avevano concesso solo all’anziano padre Mardiros Abadjian di risiedere nella villa. Ora però le polemiche sollevate da una festa gay, o meglio Lgbtq (peraltro prontamente annullata), organizzata dal bar che è stato aperto nella parte restaurata, un bar che funziona da un paio d’anni, ha fatto sorgere una serie di interrogativi. Quando e chi ha concesso di aprire un’attività commerciale all’interno della Villa? Chi è il vero gestore delle Villa: i Padri Armeni o padre Mardiros Abadjian (nel sito VilleVeneteforyou promosso da Mibact e da Regione del Veneto, compare il nome di Mardiros come responsabile)? L’Amministrazione comunale è al corrente che la Villa non è più semplicemente un museo a cielo aperto, ma un piccolo hotel, o bed and breakfast, che dir si voglia, con tanto di recensioni sui social e un progetto denominato “Villa in works”?
Probabilmente c’è stata qualche distrazione e ora quando all’interno si organizza una manifestazione non in linea con le tradizioni degli Armeni e probabilmente neppure con quelle del territorio, scoppia la polemica. Dell’attività di bar e di albergo però tutti sapevano - il 30 agosto dello scorso anno fu organizzato un concerto dal titolo “Filosofia in chiave di violino” - anche monsignor Levon Zekiyan, vescovo cattolico armeno di Costantinopoli e amministratore apostolico dei beni della congregazione mechitarista di Venezia, che si rammarica per come è stata amministrata la loro proprietà e che ora andrà per vie legali. Forse era il caso che tutti, compresi gli enti locali, sorvegliassero con più cura questo patrimonio inestimabile del territorio. Inestimabile non solo da punto di vista artistico e architettonico, ma anche per il legame che lega Venezia e la Pedemontana Veneta al popolo Armeno; spesso si è ricordato il genocidio armeno, e alcune famiglie armene, ad esempio i Gurekian di Asolo, sono state parte ineludibile della cultura del territorio.
Oggi la villa è in equilibrio precario, potrebbero verificarsi dei crolli, e un destino analogo si prevede per la splendida chiesa, con dipinti di Noé Bordignon.
Al di là della specifica polemica, detonatore di una situazione già grave, forse conviene fare proprie le parole del parroco don Antonio Ziliotto che, informando degli eventi, ha concluso: “Assicuriamo ai Padri armeni la nostra preghiera e il nostro sostegno perché la loro proprietà a San Zenone al più presto possa venir valorizzata nel miglior dei modi”.
L’Istituto regionale delle Ville Venete, la Soprintendenza, il Comune di San Zenone sono chiamati a dare sostanza alla parola chiave, “valorizzata”, altrimenti negli anni a venire i giovani studenti la conosceranno solo attraverso fotografie sbiadite.