martedì, 17 settembre 2024
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Rischio infiltrazioni mafiose nella Castellana

Il tema approfondito in un convegno organizzato da Confartigianato. A rischio le piccole aziende del territorio. Oggi le mafie bussano alle imprese nelle vesti di consulenti in giacca e cravatta

Non possiamo chiamarci fuori: dati, osservatori, indagini dei carabinieri ce lo dicono chiaramente. I rischi dell’infiltrazione mafiosa nel tessuto economico sono “fuori porta”. E il messaggio viene rilanciato con forza dalla Confartigianato di Castelfranco nell’ambito di un convegno organizzato con il patrocinio dei comuni della castellana la scorsa settimana.
“La mafia non è un rischio lontano - ha spiegato il presidente Maurizio Cattapan - . Dobbiamo farci trovare pronti per scegliere la legalità e l’etica”. Sistemi facili di liquidità, di prestiti o soluzioni semplici anche se appetibili hanno sempre qualcosa di “strano”. “Non facciamoci abbagliare e soprattutto non facciamoci trascinare, piuttosto continuiamo a fare squadra, i problemi, se condivisi, pesano meno, e le soluzioni si possono trovare, insieme, e senza dubbio alcuno, saranno più agevoli”.

Piccole aziende e accesso al credito
Anche le piccole aziende, così presenti nel nostro territorio, possono essere vittima di questo fenomeno secondo il presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana Oscar Bernardi. “La burocrazia e l’eccesso di formalismo non aiuta le imprese e la legalità. Siamo la spina dorsale di questo sistema economico, ma oggi le piccole imprese devono affrontare costi dell’energia elevati, la pandemia, la concorrenza sleale. Tante criticità che ricadono pesantemente sulla capacità di restare in piedi. Questa situazione può aggravare la loro condizione e provocare la possibilità di essere soggetti a proposte poco raccomandabili”.

Del resto il tessuto economico veneto è ricco di aziende familiari che possono essere attratte inconsapevolmente da fondi illegali per l’impossibilità di un passaggio generazionale. “Il Veneto è una delle regioni più virtuose dell’Italia, si pensi che la stima nel 2021 è un aumento del pil del +6,9% rispetto il 2020, più delle altre regioni e più della media nazionale. Ed è un territorio che si distingue per la presenza di imprese a conduzione familiare. Queste imprese hanno spesso difficoltà a tramandare le loro realtà agli eredi e ciò può condurle a essere attratte da investimenti esteri o altre tipologie di finanziamento difficilmente controllabili, il rischio che si cada nell’illegalità è concreto e reale”.

Mafia consulente in giacca e cravatta
Tante le attività che sono state messe in campo a livello provinciale per contrastare il fenomeno. “La sottoscrizione dei protocolli d’intesa in tema di legalità è fondamentale nell’attuale situazione di ripartenza dell’economia, a seguito dell’emergenza sanitaria da Covid-19 e ai conseguenti provvedimenti restrittivi imposti dal governo nazionale e regionale - ha dichiarato Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio - . In tale situazione è elevato il rischio che molte imprese che versano in condizioni di difficoltà finanziaria possano essere vittime di usura, estorsione o altri reati anche perpetrati da organizzazioni di stampo mafioso o malavitoso. E poi, per le piccole imprese, uno dei maggiori problemi è l’accesso al credito”.

Resta vero che oggi il fenomeno mafioso non è lo stesso di una volta “La mafia si presenta con «giacca e cravatta» si è evoluta. I nipoti dei mafiosi di un tempo hanno studiato, hanno frequentato l’università e sono diventati professionisti: commercialisti, funzionari di banca, capaci di dare pareri di natura tecnica - ha raccontato Salvatore Gibilisco, colonnello dei Carabinieri -. La mafia non è solo nelle imprese, ma anche nel mondo della consulenza. Oggi la provincia di Treviso ha visto nascere 4.800 soggetti economici, dato che fa riflettere se pensiamo a tutte le difficoltà legate alla pandemia e al lockdown. Se a questo sommiamo che ci sono circa 147 figure apicali all’interno delle imprese che hanno precedenti penali per reati di competenza della Direzione distrettuale antimafia, questo ci fa capire che è necessario continuare a monitorare il tessuto economico del territorio senza abbassare mai la guardia”.

“Ora come ora non parliamo solo di infiltrazione mafiosa, ma di radicamento - ha commentato Pierpaolo Romani, coordinatore di Avviso pubblico -. I mafiosi non entrano nell’economia se non sono aiutati da imprenditori nel mondo economico-finanziario. Bisognerebbe che le associazioni o gli ordini, quando la loro reputazione viene minata, agiscano per isolare queste realtà. E’ necessario creare una cultura sulla legalità, far capire cosa è sbagliato e cosa no e fornire ai piccoli imprenditori tutti gli strumenti e le competenze per poter affrontare il problema”.

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