giovedì, 21 novembre 2024
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Pedemontana: dialogo difficile con i no vax

Preoccupa la bassa percentuale di vaccinati contro il Covid. Don Paolo Magoga: “In tutte le occasioni di incontro interpersonale abbiamo cercato di dialogare, abbiamo trovato però subito tensione, una tensione che si stempera solo se si abbandona l’argomento. Ci sono famiglie che sono andate in crisi su questo argomento”

Qualcosa non sta funzionando nella Pedemontana del Grappa. I numeri raccontano di una fetta consistente di popolazione ostile alla vaccinazione. Di converso aumentano i contagi nelle famiglie e i timori che si crei una bolla assai seria di contagi. Mediamente nell’asse che va da San Zenone ad Asolo e poi salendo verso Pieve il numero di vaccinati con ciclo completo è sotto del 10 per cento rispetto al dato nazionale.

Ad Asolo la fascia dai 12 ai 90 anni è vaccinata per il 73 per cento, 12 punti sotto la media nazionale. San Zenone e Fonte seguono a ruota con meno dieci punti, poi ci sono Pieve, Monfumo e Cavaso. Resistono meglio Maser e Cavaso solo 4 punti sotto la media nazionale. Ad Asolo i più giovani sono sotto la media di Treviso, Ulss 2, del 16 per cento. La maglia nera della Pedemontana per la fascia tra i 20 e i 30 anni tocca a Possagno, dove gli abitanti però sono solo poco più di 2 mila. Il nuovo comune di Pieve del Grappa non si distingue per diligenza verso la vaccinazione, -12 per cento nella fascia tra i 30 e i 39 anni. San Zenone si scopre con una bassa percentuale di vaccinati tra i cinquantenni. Di questo passo la Pedemontana sarà fra le ultime aree a raggiungere l’immunità di gregge.

Cosa è successo? Cosa ha generato questi numeri per di più con il Natale alle porte e una stagione turistica che dovrebbe finalmente partire con il vento in poppa? Le aziende non hanno proprio bisogno in questo momento di perdere dipendenti per malattia, vista la forte domanda interna ed estera.
Eppure il fenomeno non è segnalato: le personalità locali, le associazioni, anche di volontariato, che così tanto si sono impegnate durante la pandemia, e i sindaci non intervengono, nessuna voce si leva a invitare, stimolare, responsabilizzare.

Il direttore del Centro di Formazione professionale di Fonte, don Paolo Magoga, si dice preoccupato e tenta un’analisi. “Fortunatamente la nostra scuola non ne risente, da inizio anno abbiamo avuto solo due episodi di classi in dad. Forse finora i dati non erano così precisi, sapevamo qualcosa, ma non esattamente questo. Forse non è stata messa la giusta attenzione. Di certo in tutte le occasioni di incontro interpersonale abbiamo cercato di dialogare con i «no vax», abbiamo trovato però subito tensione, una tensione che si stempera solo se si abbandona l’argomento. Ci sono famiglie che sono andate in crisi su questo argomento”.

Quando chiediamo di questo strano silenzio spiega così. “Il Papa e il Vescovo sono già intervenuti con chiarezza. Nelle comunità è preferibile il rapporto personale ai proclami. E’ più vincente far ragionare la persona”. Non nasconde la preoccupazione per il futuro. “Ora con l'obbligo del super green pass, alcune persone, decisamente contrarie perderanno il posto di lavoro e allora le comunità come reagiranno? Se la famiglia è monoreddito e il lavoro non c’è più, perché si è scelto di essere «no vax», cosa faremo? La risposta istintiva sarebbe quella di lasciarle andare al loro destino, ma le comunità devono essere un passo avanti per porsi il problema etico del sostegno, magari decantando i sentimenti che verrebbero naturali, per venire incontro a chi comunque ha bisogno”. Un approccio severo verso la necessità della vaccinazione, ma nel contempo solidale quello di don Magoga, la delicatezza del momento imporrebbe che anche altri intervenissero, prendendosi le responsabilità di invitare alla vaccinazione e nel contempo di superare questa delicata situazione.

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