Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Paese: è ancora mobilitazione ambientale
Si è tenuta venerdì 23 marzo scorso, nella sala polivalente della parrocchia di Paese, la conferenza “Un paese tra cave e rifiuti” indetta dal Comitato cava Campagnole. A trovare opposizione nei cittadini è il progetto di trasformare la cava in un enorme deposito di materiali "ufficialmente" inerti.
“Aquesto paese serve un esorcista!” Si è levato alto tra la folla il grido estremo, rassegnato. E’ successo venerdì 23 marzo scorso, nella sala polivalente della parrocchia di Paese, alla conferenza “Un paese tra cave e rifiuti” indetta dal Comitato cava Campagnole. Il grido era giustificato dal fatto che periodicamente c’è chi tenta un blitz per conferire qualsiasi cosa nel gruviera di Paese. E se non fosse stato per la ferma opposizione della cittadinanza, probabilmente sarebbe arrivato anche un pirogassificatore. Ora sembra il turno della cava di Padernello, per la quale il Comitato ha promosso una petizione con raccolta di firme. Paese vive quindi uno status di costante mobilitazione per difendere la sua qualità di vita perché, come diceva il poeta veneto, Andrea Zanzotto, “salvare il paesaggio della propria terra è salvare l’anima. E quella di chi la abita”.
La serata, moderata dal giornalista di “L’Azione”, Franco Pozzebon, era indetta per fare il punto sulla concessione di trasformare la cava Campagnole - che si trova a Padernello nel triangolo via Veccelli, via Breda e ferrovia - in un enorme deposito di materiali ufficialmente inerti, ma per il quale è già intervenuta la magistratura dopo che è stato rilevato il conferimento anche di rifiuti pericolosi. Oltre a ciò, sembra che lì vicino, verrà presto riattivata la produzione di asfalto per pavimentare la nuova superstrada pedemontana.
Fa discutere la scelta dell’Amministrazione comunale di trasformare quell’area - una cava con falde quasi a pelo del terreno - anziché in un’area agricola o a verde pubblico, in una zona industriale. L’allarme è giustificato anche da quanto già accaduto con la discarica Tiretta, il cui percolato avrebbe inquinato perfino le acque del sottosuolo di Quinto. Infatti, a prendere posizione non è solo la cittadinanza di Paese, ma pure i comuni limitrofi, Quinto e Morgano in primis, che temono qualche ulteriore disastro oltre che un’invasione di mezzi pesanti, poiché nella zona sono insediate numerose aziende, tra cui la San Benedetto. Stando agli accordi, l’insediamento doveva essere raccordato con la vicina ferrovia, ma nulla è stato fatto. Da aggiungere che, poco lontano, ci sono altre cave con falde a cielo aperto potenzialmente inquinabili. Ma la situazione è assolutamente più grave per gli abitanti di Padernello, dato che la cava Campagnole si trova a ridosso dell’area urbana.
Il Comune di Paese ha distribuito una lettera per le case, nel tentativo di tranquillizzare i cittadini, e il 15 marzo scorso ha emesso un’ordinanza che vieta da ora in avanti lo stoccaggio di altri materiali in tutto il territorio. Tutto ciò è emerso ed è stato ribadito al convegno, durante il quale, oltre al presidente del Comitato, Roberto Bonaventura, che ha illustrato la situazione con l’aiuto di slide, sono intervenuti Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto, Andrea Zanoni, consigliere regionale e vicepresidente della Commissione Ambiente, e Francesco Cavasin, presidente dell’Isde (Associazione medici per l’ambiente) di Treviso, tutti interventi che meriterebbero ampio spazio. Ci sono, come si può intuire, anche dei risvolti sanitari. Zanoni ha presentato alla Giunta Regionale due interrogazioni a risposta scritta, il 2 agosto e il 30 ottobre 2017. I fatti sono noti: la cava è di proprietà della ditta Canzian che l’ha data in concessione alla Cosmo Ambiente, che vi ha già stoccato 50.000 metri cubi di materiali, di cui 5.000 posti sotto sequestro essendo già stati oggetto di denuncia e di ben cinque diffide regionali, rimaste tuttavia disattese. Certo dagli Enti preposti arrivano assicurazioni, ma ai cittadini di Paese, esasperati, non basta più.
Nella toponomastica di alcune località si può leggere “Città denuclearizzata”. Paese, con le sue 29 potenziali discariche abbisognerebbe della dichiarazione di “Città esente da conferimenti di rifiuti”.