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Montello, un bene comune
Enti pubblici e cittadini a caccia di fondi europei per la valorizzazione del bosco del Montello.
Sono passati 130 anni dalla promulgazione della legge Bertolini, che divise il territorio del Montello in centinaia di lotti da distribuire, in vendita o in concessione, ai residenti. Oggi solo una piccola porzione, 100 ettari sui 6 mila totali della collina, sono di proprietà pubblica. Si tratta dell’area dell’ex deposito militare sul versante sud tra le prese 14 e 11 e la strada dorsale, ceduto dal Demanio al Comune di Volpago all’inizio del 2019. Sulla valorizzazione e il riutilizzo di quell’area ancora si sta discutendo, anche a motivo degli alti costi di bonifica dall’amianto presente sulle decine di edifici disseminati nella zona. L’aspetto prevalente è quello naturalistico, tanto che il Comune ha partecipato nel 2021 al bando del programma comunitario “Life” che sostiene la realizzazione di iniziative di carattere ambientale.
Nonostante le integrazioni richieste, con l’estensione a zone vicine e simili (il bosco del Fagarè a Cornuda e l’area del Piave a Sernaglia), il progetto non ha ricevuto il finanziamento sperato.
“Ci riproviamo - spiega il sindaco Paolo Guizzo - e per questo abbiamo presentato domanda nei giorni scorsi allargando ancora la partecipazione. Ci sono tutti i Comuni del Montello, Veneto Agricoltura e l’Università di Padova. Ma abbiamo coinvolto esperti esteri e anche i cittadini e i residenti proprietari”.
I tempi sono stretti, ciò nonostante, alcune decine di manifestazioni di interesse, non vincolanti, sono state allegate alla domanda. I detentori di quote del Montello potranno così far applicare le buone pratiche di gestione promosse dal progetto nel proprio terreno. In caso di assegnazione del contributo europeo, ci saranno a disposizione più di 5 milioni di euro a partire dall’autunno 2023.
La progettazione è stata affidata alla società specializzata Venetian Cluster srl di Venezia. “L’obiettivo - spiega il professionista incaricato Maurizio Malè - è tutelare e conservare specie animali e vegetali presenti, ricostituendo il bosco naturale e le specie più pregiate, eliminando quelle non autoctone e infestanti come la robinia”.
L’intenzione è di partire proprio dall’area dell’ex polveriera, la meno antropizzata di tutto il Montello. Si prevede di ripiantare querce, carpini, aceri, castagni, ontani, ciliegi, noccioli, dopo aver, nell’arco di una decina di anni, fatto regredire la presenza della robinia. “Ne nascerà - aggiunge Malè - un ecosistema più ricco e resistente, adatto alla presenza di piccoli animali, anche grazie alla maggiore umidità. Sarà significativo anche dal punto di vista economico, perché la legna che crescerà sarà ancora migliore, buona sia per il riscaldamento che per le lavorazioni pregiate”.
Sarà necessario gestire il bosco in modo diverso da quello degli ultimi decenni, mettendosi in una prospettiva a lungo termine, che non guardi solo all’inverno successivo o allo sfruttamento intensivo delle risorse.
Tra i problemi maggiori da affrontare c’è quello del doppio censimento, quello dei proprietari effettivi e quello delle specie presenti. In caso di successo, gli interventi materiali di taglio e piantumazione saranno pagati dai fondi europei. Una buona parte servirà per la costruzione di tunnel sotterranei per la migrazione stagionale degli anfibi da e verso il Piave.
Nel progetto c’è anche una finalità didattica indirizzata agli studenti delle scuole del territorio: il centro e la sede saranno nell’edificio delle ex scuole di Santa Maria della Vittoria.