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La preghiera del parroco: "Davanti al crocifisso"

In occasione del Venerdì Santo il parroco di Cimadolmo e San Michele di Piave, don Abramo Pietrobon, ci ha fatto pervenire una sua preghiera, "Davanti al crocifisso", con riferimenti all'attualità. Volentieri la pubblichiamo in questo spazio. 

In occasione del Venerdì Santo il parroco di Cimadolmo e San Michele di Piave, don Abramo Pietrobon, ci ha fatto pervenire una sua preghiera, "Davanti al crocifisso", con riferimenti all'attualità. Volentieri la pubblichiamo in questo spazio. 

Al volgere di questo Venerdì santo, Gesù, ti contemplo Crocifisso.

Non so se per incanto, o per reale compartecipazione,

contemplandoti mi sembra di vedere me stesso,

assoggettato alla medesima sorte.

Non c’è stato nessun reato e quindi nemmeno un processo, benché sommario,

ma ugualmente è stata emessa la condanna:

la quaresima è diventata una quarantena.

Entrambe accomunate dal numero 40,

ma da come ero abituato a vivere la quaresima,

questa quarantena l’ha resa ancor più forte,

forse più vera, per certi versi drammatica,

per tutti unica, ahimè per alcuni l’ultima.

Mi sono ritrovato, di punto in bianco,

in una vita quotidiana svuotata della sua vitalità,

impossibilitato ad esprimere quanto provavo nel cuore;

i desideri incatenati, i progetti svaniti come rugiada mattutina;

privato delle celebrazioni liturgiche alle quali tanto mi sentivo affezionato.

Nulla di tutto, solo un silenzio surreale, come una distesa di vuoto, senza fine.

Anch’io, come te Gesù, mi sento condannato ad una amara sorte.

Senza colpa alcuna, eppure caricato di una croce pesante,

invisibile eppure insopportabile,

con uno strascico di vuoto e solitudine, di contagio e di morte.

E così, si procede giorno per giorno, o meglio:

contando le singole ore che non passano più.

Da solo, come te, Gesù, costretto a procedere con le mie poche forze,

portando la tua, la mia, la nostra croce.

E quante volte sono caduto, sfinito,

logorato da una solitudine che nessuna parola riusciva a colmare.

E quante volte ho desiderato incrociare un “cireneo”,

volontario o costretto non importava,

bastava che si avvicinasse un po’ a me, anche senza porgermi nessuna mano,

mi accontentavo che mi sorreggesse l’animo anche solo per un attimo.

Quanto ho desiderato che una “veronica” asciugasse il volto rigato dalle lacrime,

qualcuno che esprimesse la sua delicata tenerezza…

ma la vera immagine del Cristo la scorgevo

nei volti segnati dal male di questo virus;

ma soprattutto ho visto tanti “buoni samaritani”

che si facevano prossimi agli ammalati,

come nuove “veroniche” chine sui volti sfigurati:

Signore, imprimi nei loro cuori il tuo Amore.

A parte alcune donne, di Te nessuno ha avuto pietà,

denudato della tua stessa dignità di figlio e di Dio.

Quante immagini ho visto dove ai poveri cristi defunti

veniva negato loro un minimo di pietà umana e cristiana.

Gesù, come al tuo compagno di supplizio

hai promesso il tuo Regno,

se noi non abbiamo potuto,

almeno tu riserva loro una corsia preferenziale

e stringili forti nel tuo abbraccio misericordioso.

Ho sentito forte quel tuo grido straziante:

“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.

Grido che ho fatto mio, e quante volte te l’ho lanciato,

facendomi voce di tutti i poveri malati cristi.

Te lo confesso: ho anche dubitato, unendomi al grido degli apostoli

in mezzo alla tempesta: “Non t’importa che moriamo?”.

Ma ho continuato a credere, perché - se pur in mezzo a mille difficoltà -

so che sei un Padre che ascolta il lamento dei suoi figli,

e mai li abbandona al loro tragico destino.

Ho continuato a credere, perché quando la paura prende il sopravvento,

è alla speranza che bisogna aggrapparsi.

E la tua speranza, o Cristo Crocifisso, si chiama Risurrezione.

Un piccolo spiraglio di luce sembra farsi spazio dentro il mio animo,

un po’ alla volta conquista i miei sentimenti e li trasforma in uno solo: gioia.

Pertanto, mentre mi inginocchio davanti a Te, o Cristo,

e ti contemplo Crocifisso,

apro le mie braccia e mi lascio cadere tra le tue,

sprofondando nell’abisso del tuo Amore.

Grazie, o mio Signore:

dalle piaghe della tua passione siamo guariti.

Ed ora, con il bacio che darò alla tua effigie,

voglio manifestarti tutta la mia fede, tutto la mia speranza, tutto il mio amore.

Ti adoro, o mio Cristo, e ti benedico,

perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

Amen.

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