Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
La Pasqua accogliente di Zero Branco
Prosegue il viaggio nelle comunità che si sono rese disponibili a dare alloggio a chi fugge dalla guerra e a promuovere progetti d’inserimento
Sette persone, altrettante storie. Due famiglie, composte rispettivamente da nonna Svitlana, con la figlia Victoria e le sue due figlie, Anastasia di 9 anni e Alla di 5 da una parte, e mamma Victoria con Sieva, 7 anni, e Alina, 4 anni, dall’altra.
In mezzo, infinite immagini di guerra, ancora troppo impresse nella mente per parlarne, senza che dal viso scendano lacrime. E le telefonate e i messaggi quasi quotidiani con i papà, rimasti in patria. Sono i due nuclei familiari ucraini - originari di un villaggio nei pressi di Mykolaïv (130 chilometri a est di Odessa, a una sessantina dal Mar Nero) - che dallo scorso 23 marzo sono ospitati all’ultimo piano della scuola dell’infanzia parrocchiale di Zero Branco, in quello che fino a giugno 2020 era l’appartamento della comunità delle suore Carmelitane. Un appartamento rimesso a nuovo grazie all’opera di oltre 50 volontari, quelli della Caritas della Collaborazione pastorale di Zero e Quinto, e di più associazioni, i genitori dell’asilo e semplici parrocchiani, parte attiva di un’accoglienza reale, di comunità. E diventata reale testimonianza di fede.
“Dopo una prima disponibilità della parrocchia alla Caritas tarvisina è partito l’iter per l’accoglienza: fin da subito avevamo però intuito la necessità di creare un luogo di progettazione di attività e iniziative che coinvolgessero l’intera comunità di Zero Branco, non solo parrocchiale, facendo rete, coordinandosi e cooperando verso un unico obiettivo”, sottolinea Barbara Laliscia, impegnata in parrocchia, e di professione psicologa, referente del progetto. “Moltissimi sono stati gli incontri e moltissime le persone che tuttora si spendono in questo progetto, che abbiamo strutturato e denominato “Papu” (Progetto accoglienza popolazione ucraina, nonché richiamo alla parola “papà”, ndr). Dopo questa prima fase più logistica siamo al lavoro per organizzare corsi di alfabetizzazione, laboratori ludico-ricreativi, di musico e ippoterapia. Abbiamo la disponibilità della parrocchia e Caritas zerotina, di alcuni insegnanti in pensione, educatori e psicologi, nonché di più realtà associative del territorio, da Hedera a La Musica di Angela fino ad Aliter e altre se ne stanno aggiungendo. E poi c’è il rapporto stretto con la Caritas tarvisina per tutte le procedure di accoglienza e accompagnamento e il dialogo costante con l’ufficio Servizi sociali del Comune di Zero Branco che sta coordinando le famiglie ospitanti e costruendo la mappatura dei bisogni”.
Quindi, un pensiero ai sentimenti di gratitudine che, quotidianamente, arrivano dalle persone accolte. Che nel territorio del Comune di Zero Branco sono molte altre, non solo presso connazionali, ma anche nelle abitazioni di famiglie italiane. “Ci ripetono spesso: grazie, ci sentiamo a casa e accolti. Dicendo anche come la conformazione di Zero Branco, del mercato cittadino, delle case, del verde e del fiume ricordi loro il proprio Paese”, aggiunge Barbara tornando all’esperienza di accoglienza in parrocchia: “C’è uno scambio costante e reciproco, uno scambio continuo, che sta facendo la differenza e sta dando molto, anche a noi volontari. Come comunità, stiamo cercando di rendere felici i bambini, ma soprattutto le mamme, nell’obiettivo di poter far vivere loro una quotidianità che sia il più possibile vicina a quella che avrebbero vissuto. Con i bambini è più semplice, hanno le mamme, con loro è invece più complesso trasmettere solidità, serenità.
Ospitalità e accoglienza passano anche da questo”. E a Zero Branco, grazie a questi sentimenti, sarà probabilmente una Pasqua diversa. Dove la luce del Risorto brillerà anche attraverso i volti di Svitlana, Victoria, Anastasia, Alla, Victoria, Sieva e Alina.