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Fagarè: alla Festa della pace la testimonianza di Gianluca Salviato

Domenica scorsa, 22 febbraio, a Fagarè di San Biagio tutti gli acierrini del vicariato di Monastier con i loro educatori hanno festeggiato la Festa della Pace. L'ospite ha raccontato della sua prigionia in Libia.

Domenica scorsa, 22 febbraio, a Fagarè di San Biagio tutti gli acierrini del vicariato di Monastier con i loro educatori hanno festeggiato la Festa della Pace. “Dai vita alla Pace!” era lo slogan associativo: come aiutare le nuove generazioni a farla vivere davvero? Tutti i giorni, in tutti i luoghi?
La giornata, vissuta fra animazione, giochi e attività avrebbe voluto condurre i ragazzi in una vera Marcia della pace all’Ossario militare presente nel comune di San Biagio: purtroppo il brutto tempo non ha permesso tutto ciò, ma questo non ha fermato i partecipanti. “Perché marciare per la Pace si può e si deve fare tutti i giorni? - si chiede la coordinatrice vicariale di Ac Eleonora Bergamo -. Perché ne vale la pena! Siamo nati per la gioia e per la gioia di vivere dobbiamo educare i nostri ragazzi e, come adulto sottolineo, i nostri figli. Il vangelo parlava di tentazioni che Gesù per primo ha vissuto nel deserto... Ma l’evangelista ricorda anche gli angeli e il dono dello Spirito! Non siamo soli in marcia per la Pace. Quella che deve abitare il nostro cuore, quella che deve abitare i nostri occhi, quella che deve abitare il nostro quotidiano e più in là tutta la terra. Spesso i mezzi d’informazione non aiutano. Rischiano di farci abituare alla preoccupazione, alla paura. Noi diciamo no! Noi abbiamo negli occhi e nel cuore un sapere importante: che tutti possiamo stare bene insieme. Nel rispetto, nel tempo passato vicini e non dentro, impauriti, alle nostre case. E’ il tempo della speranza! E’ tempo di dare vita al bene, dare vita alla pace”.
Dopo la messa, alla quale hanno partecipato anche il sindaco di San Biagio Alberto Cappelletto e genitori dei ragazzi, e il pranzo di condivisione, l’equipe Acr ha proposto ai partecipanti la testimonianza di Gianluca Salviato, ostaggio in Libia per 8 mesi. Mesi di silenzio, paura, solitudine, il cuore che pensa a Dio e agli amati a casa.
“Un momento toccante - racconta Eleonora Bergamo - e di grande impatto per tutti educatori, ragazzi e la comunità tutta. Cosa lo ha tenuto in vita? La preghiera che genera speranza, un cuore che non ha voce ma prega lo stesso. Salviato ci ha invocato a sperare sempre, a non farci abbattere da niente e nessuno, dall’ignoranza che genera paura”.
Gianluca, durante il pranzo ha confindato: “Questa esperienza, brutale, disumana, mi ha aperto gli occhi sul fatto che non è vero che sono di più i cattivi! Attorno a me e alla mia famiglia si sono uniti tantissimi uomini e donne buoni, preoccupati per noi, capaci di compassione e vicinanza”. Conclude la coordinatrice vicariale: “Allora è vero quello che dice Cristo: dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sarò con loro, per sempre. Perciò... in marcia per la pace, per la vita, sempre”.

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