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Cornuda: accoglienza riuscita per la famiglia siriana

Dopo diciotto mesi nell’appartamento messo a disposizione dall’associazione "Un ponte verso", gli ospiti sono pronti a conquistarsi l’autonomia e una reale prospettiva
di futuro. E a lasciare l'alloggio a una nuova famiglia di siriani bisognosa di solidarietà.

Hanno raggiunto l’obiettivo e ora sono pronti per ricominciare, forti dell’esperienza maturata e consapevoli che ogni storia è unica e insostituibile. Ci sono voluti 18 mesi per la famiglia siriana accolta a Cornuda dall’associazione di volontariato “Un ponte verso” per conquistarsi l’autonomia e una reale prospettiva di futuro; così in questi giorni nell’appartamento in centro paese, che a inizio aprile è stato da loro liberato, arrivano nuovi ospiti giunti in Italia dalla martoriata Siria attraverso i corridoi umanitari.
“Siamo molto contenti dell’esperienza fatta – raccontano i volontari, in tutto circa una quarantina -; ci ha permesso di misurarci concretamente con la dimensione dell’accoglienza quotidiana, con l’impegno e la perseveranza di costruire una relazione che prosegue oggi e che si è fatta in questo anno e mezzo sostegno, ascolto, orientamento, fraternità”.
La signora lavora, il marito è occupato alle Opere Pie, la figlia studia con ottimi risultati; durante un recente incontro “pubblico” hanno detto che finalmente cominciano a vedere il loro futuro e già questa è una grande conquista. Capiscono e parlano bene italiano, quando chiedono loro se vorrebbero tornare in Siria, rispondono con evidente nostalgia: “Chi non vorrebbe tornare a casa? Almeno una volta, prima di morire… Per ora però è assolutamente impossibile”. Hanno recuperato la loro serenità, ma appena squilla il telefono un’angoscia sale dalle viscere, perché la paura di cattive notizie dal Paese di origine martoriato dalla guerra è sempre presente.
“Quando loro hanno preso in affitto una nuova abitazione ci siamo chiesti cosa avremmo dovuto fare di quell’appartamento che abbiamo utilizzato per l’accoglienza – proseguono i volontari -. L’accompagnamento di questa famiglia è stata una esperienza bellissima, seppure impegnativa. Solo insieme abbiamo potuto raggiungere gli obiettivi che ci eravamo dati, valorizzando ciò che ciascuno è disponibile a offrire: chi il tempo per qualche mansione pratica e chi invece per puro desiderio di costruire relazione di fiducia, chi con l’autotassa o con un contributo, chi fornendo indicazioni, contatti, opportunità”.
E, dopo essersi confrontati a lungo, i volontari dell’associazione hanno deciso di proseguire l’esperienza. La Comunità di Sant’Egidio di Roma ha proposto loro una famiglia siriana composta da due giovani, papà e mamma, e due bambini di pochi anni. Anche loro in fuga dalla guerra, dalla devastazione, dalla violenza. Ma per “Un ponte verso” non sarà come ripartire da capo, proprio in forza del bagaglio di esperienza, relazioni, consapevolezze acquisite sul campo.
“Uno degli aspetti più belli è che stavolta ci aiuterà anche la famiglia siriana accolta «per prima» – dicono -; chi meglio di loro può diventare una risorsa per altri che si trovano in circostanze simili? Le relazioni di fraternità sono la parte migliore di questo progetto: quelle costruite con chi viene accolto, ma anche quelle tra di noi, che rinnovano l’amicizia e la comunità”.

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