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Comunità Emmaus, dal riuso avviene il riscatto

Pranzo comunitario e visita alle strutture locali per i volontari delle diciotto comunità che si trovano in Italia, e che si sono incontrate a Maser nel giorno di Pasquetta

Appuntamento a Maser per le diciotto comunità Emmaus d'Italia. Come è tradizione anche quest’anno le comunità del movimento Emmaus, fondato nel 1949 da abbé Pierre, si sono ritrovate nella giornata di Pasquetta.
A Maser sono convenuti da Prato, Palermo, Arezzo, Cuneo, Erba, Villafranca e tante altre località. Sono circa duecento i volontari delle comunità arrivati a Maser nella nuova casa Emmaus che si trova di fronte alla chiesa.

Una nuova casa a Maser
“Abbiamo in uso da circa un anno questa struttura - ci spiega Massimo Colla, responsabile della locale comunità maschile -, prima era denominata casa San Paolo. Grazie alla proposta che ci è stata fatta dal parroco, don Carlo Velludo, abbiamo potuto lasciare la struttura, ormai inadeguata, di Crocetta del Montello e trasferirci qui, realizzando diversi lavori di adeguamento e manutenzione straordinaria”.

Visita alle strutture trevigiane
L'incontro è cominciato alla mattina con la visita alle strutture di Maser e di Treviso. A Treviso in un appartamento c’è la comunità femminile gestita da Elisabetta Visentin e Renato Sartorato. In questo momento sono accolte dodici persone a Maser e tre a Treviso, nel complesso le due comunità, tra volontari e dipendenti, sono composte da circa venti persone.
Dopo il pranzo comunitario, piuttosto partecipato, visto che è stato necessario allestire anche un capannone, c’è stato il saluto del presidente nazionale Massimo Resta.
La giornata si è conclusa con la premiazione di alcuni ospiti, diventati ormai parte della comunità.

Obiettivo: far star bene le persone
“Il nostro obiettivo - afferma Colla - è far star bene le persone, se si trovano bene possono anche restare e per noi è motivo di orgoglio, perché hanno scelto il nostro modo di vivere e la nostra missione”.
“Accogliamo persone in difficoltà economica o abitativa e, grazie all'attività di recupero dei materiali, finanziamo l'accoglienza. Ognuno lavora per trovare ciò che serve per vivere. Molti restano con noi anche dopo avere trovato una indipendenza economica, contribuiscono e risollevano altre persone in difficoltà. Le persone accolte non sono degli assistiti e non ricevono alcun aiuto da parte di Enti pubblici, ma si mantengono grazie al «riuso solidale», i materiali recuperati vengono venduti nei due «Mercatini solidali dell'usato», gestiti dall'associazione a Cornuda e a Treviso”.

Mantenersi con il riuso solidale
Questa attività di “riuso solidale” permette a coloro che la realizzano di sentirsi parte del proprio cambiamento e promotori di azioni di solidarietà nel nostro territorio e nel mondo.
Come diceva abbé Pierre, il riscatto arriva con il lavoro dei poveri, non con la beneficenza dei ricchi.
“Solo lo scorso anno abbiamo recuperato 170mila euro, come donazione delle persone che sono ospiti delle nostre comunità”.
Il mercatino di Cornuda è molto grande, circa 800 metri quadrati, quello di Treviso, invece, è circa la metà.
“Recuperiamo, ad esempio, vestiti, libri, elettrodomestici, cose che siano ancora in buono stato e riutilizzabili. Se sono cose di dimensioni ridotte le portano direttamente i donatori, altrimenti andiamo noi con il camion a recuperarle”.

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