venerdì, 18 aprile 2025
Meteo - Tutiempo.net

Sinodo: “C’era una bellezza da salvare”

L’assemblea sinodale della Chiesa italiana voterà in autunno il documento finale. Come e perché si è arrivati alla scelta

Un’assemblea sinodale che conclude quattro anni di lavoro di migliaia di persone tra parrocchie, collaborazioni pastorali, diocesi e livello nazionale non può che essere carica di aspettative. Il percorso (due anni di ascolto nella fase narrativa, un anno nella fase sapienziale per discernere alcuni orientamenti e un anno profetico per fare alcune scelte) è stato veramente un’esperienza sinodale; e quest’ultima assemblea è stata, in questo senso, una cartina tornasole: fatta di ascolto a oltranza (dello Spirito e tra noi); di riconoscimento delle differenze; di disponibilità ad abitare le tensioni; di confronto nutrito di umiltà, parresìa, fermezza; di decisioni sulle quali, prima dell’assemblea, nessuno avrebbe scommesso. Tutti i quasi mille delegati hanno ricevuto le 51 proposizioni conclusive da votare due giorni prima dell’assemblea; troppo asciutte e povere le proposizioni, troppo breve il tempo per valutare; due errori di metodo che hanno impoverito quattro anni di lavoro. E l’assemblea li ha rilevati con chiarezza e franchezza, senza accuse: gli oltre 50 interventi, pur con lievi differenze, hanno contribuito a dare forma alla seguente considerazione: le proposizioni, per contenuto, per stile (e anche per il metodo di lavoro dell’ultimo mese, senza il coinvolgimento del Comitato nazionale) sono lacunose e non rendono giustizia alla bellezza, all’articolazione e alla pluralità del lavoro di questo quattri anni. La critica è strutturale. Una lettura di superficie di ciò che è successo potrebbe far pensare alla “rivolta” di un’assemblea “ribelle” (come apparso in alcuni titoli di giornali)... Confrontandoci fra noi delegati/e e con molti degli altri presenti, la percezione è stata molto diversa: gli interventi, nel contenuto e nel modo, sono stati perlopiù costruttivi, carichi di un senso di appartenenza per tutto quanto prodotto e accaduto in questi anni, desiderosi che la conclusione di questo percorso fosse nutritiva per la Chiesa tutta; nessun nemico, nessuna rivendicazione, nessuna ribellione (contro chi poi? Eravamo tutti lì, laiche/i, consacrate/i, presbiteri, vescovi, insieme a riflettere e a confrontarci in assemblea e in gruppi di lavoro...), ma solo il desiderio di continuare a camminare insieme in ascolto dello Spirito, una vera e bella esperienza sinodale. Fin da subito si è percepito che il percorso doveva essere cambiato. I lavori di gruppo (in due sessioni) hanno confermato la debolezza delle proposizioni e l’esigenza di un necessario cambio di passo. La Presidenza del Cammino sinodale e, subito dopo, il Comitato episcopale permanente della Cei hanno preso atto di quanto emerso e hanno preso la decisione di rinviare la votazione a una prossima assemblea (25 ottobre), rinviando così anche l’Assemblea generale dei Vescovi di maggio e dando mandato al Comitato nazionale di elaborare un’ulteriore proposta che tenga conto di quanto emerso in quei giorni. La decisione è stata accolta dall’assemblea con gioia e con la consapevolezza di far parte di una Chiesa che non evita i problemi, che non difende posizioni, ma che è aperta al cambiamento, alla vita, al soffio dello Spirito. Come membro del Comitato nazionale sento ora una grande responsabilità, ma anche un desiderio di contribuire nei prossimi mesi a dare forma a una sintesi conclusiva più aderente al sentire dell’assemblea e che possa stimolare il radicamento di uno stile sinodale e missionario nella nostra e in tutte le chiese locali.

SEGUICI
EDITORIALI
archivio notizie
10/04/2025

Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...

TREVISO
il territorio