venerdì, 22 novembre 2024
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Catena e Lancenigo, un grazie corale a don Marco Carletto

Una chiesa gremita e una grande festa hanno fatto da contorno alla messa del 1° ottobre, durante la quale il parroco ha salutato la comunità di Catena, ripetendo quanto già fatto domenica 24 settembre a Lancenigo.

Riconoscenza per i diciotto anni trascorsi insieme

“Dovevo stare 3 anni al massimo e invece ne sono passati 18 - ha ricordato don Marco -. Quando sono arrivato qui avevo 38 anni, oggi ho i capelli bianchi ma durante questo periodo ho battezzato i figli, sposato i giovani amori, visto sbocciare e crescere nuovi amori, quelli che iniziano tra Grest, gruppi giovanissimi o scout. A me è piaciuto in questi anni stare qui, abitare qui, sentire questa casa mia... e sentirmi libero di vivere le mie capacità, con quello che sono, con la mia idea di prete, di ministero, poco secondo i programmi, molto più improvvisando all’ultimo o, come durante il Covid, con le messe trasmesse a casa e poi con quelle celebrate all’aperto”.

“Per me è stato un tempo di grazia - ha continuato don Marco - ho avuto il dono di vedere i bambini battezzati diventare grandi, finire la scuola superiore. C’è chi si è sposato, chi ha figli, chi è diventato prete, come don Carlo Breda, sperimentando la bellezza della vita, ma anche le fatiche che comporta, come le lacrime per le tante persone che in questo periodo sono venute a mancare. Lascio tra pochi giorni la responsabilità diretta sulla parrocchia in mano ad altri, ma i legami vissuti restano e restano importanti, non si taglia, semmai si aggiunge”.

La comunità, in segno di riconoscenza, ha voluto sottolineare la sua capacità di ascolto e di accoglienza, coinvolgendo i bambini e i ragazzi del catechismo, chiamando i più piccoli sull’altare, incentivando il servizio dei ministri straordinari della Comunione, delle ancelle e dei chierichetti e incoraggiando le esperienze di misericordia, come il pranzo con i senzatetto promosso dalla comunità di Sant’Egidio.

Sono tornate alla memoria le tante relazioni intrecciate in questi anni, prima fra tutte quella con don Fabio Franchetto, con chi si è impegnato per la Caritas, con il Noi oratorio, con l’équipe vicariale Acg, con il Consiglio pastorale e con il Consiglio di Collaborazione pastorale, con la parrocchia di Lancenigo per gli ultimi 8 anni di cammino vissuto insieme e anche con quella di Fontane, per i 14 mesi di servizio dopo la morte improvvisa di don Gianni Feltrin. Nel congedarsi, don Marco ha voluto fare anche lui un regalo, come già fatto a Lancenigo, donando un copriambone e una tovaglia coprialtare, segno importante della bellezza e del valore della Parola e del Pane spezzato, perché “da qui per me parte tutto, tutta la mia vita, quello che sono”.

Messa all’aperto con tutta la comunità

I bambini della scuola dell’infanzia in prima fila, la giornata di sole, il suono delle campane nel bel mezzo della celebrazione, l’eucaristia celebrata nel sagrato della chiesa di Lancenigo. Tutti ingredienti che i gruppi parrocchiali presenti hanno messo in opera per il saluto a don Marco Carletto, domenica 24 settembre. Il Vangelo della domenica interrogava sugli operai che a diverse ore venivano chiamati al lavoro. Su questo don Marco, per otto anni arciprete, ha posto l’accento per riassumere e rilanciare sul ruolo presente e futuro delle comunità cristiane aperte a tutti, senza discriminazioni né di luoghi né di persone. Per far questo anche la nuova struttura dell’oratorio è luogo idoneo, aperto alle più svariate occasioni e centro di gravità per ogni età della vita.

Con un’intervista finale a cura del Consiglio pastorale, si è inteso riassumere le linee pastorali che don Marco ha tracciato e in un certo senso ha lasciato in eredità. Soprattutto la valorizzazione delle cose belle che sono già presenti nella comunità, l’attenzione alle nuove generazioni e, non da ultimo, l’andare incontro alle persone laddove vivono e si incontrano. Anche per strada, dove don Marco ama andare, da maratoneta e da pellegrino, in varie terre e contesti. E come tutti i salmi finiscono in gloria, così la festa è finita con un rinfresco negli spazi esterni del nuovo oratorio, che ha esaltato la gioia e allargato le amicizia. (Luca Pinese e Sauro Tavella)

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