martedì, 19 novembre 2024
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Castelfranco, vita di quarantena; gli adolescenti esprimono il loro sentimenti

Il progetto è di Giovanni Zonta, professore di Arte e tecnologia dell’istituto paritario Santa Maria della Pieve di Castelfranco. Ne è uscito il diario fotografico di adolescenti capaci di resilienza, chiusi in ambienti ristretti ma non per questo con meno desiderio di parlare di sé.

Foto di vita dalla quarantena. Immagini che raccontano come i nostri adolescenti stanno vivendo questo tempo sospeso, chiusi in casa, ma pronti a gridare la loro voglia (il bisogno?) di libertà. E allora un ragazzo col pallone guarda fuori dal balcone e l’inferriata evoca il carcere, un altro sfiora con guanti e mascherina una finestra che non si apre, un terzo si fotografa mentre suona il violoncello solo in un giardino. Una ragazza si arrampica su un albero, un’altra con un mappamondo in mano. Il progetto è di Giovanni Zonta, professore di Arte e tecnologia dell’istituto paritario Santa Maria della Pieve di Castelfranco. Ne è uscito il diario fotografico di adolescenti capaci di resilienza, chiusi in ambienti ristretti ma non per questo con meno desiderio di parlare di sé.

“Ho chiesto ai miei allievi di raccontarsi in immagini per aiutarli a tirare fuori, anzi a decodificare quello che stanno vivendo - spiega Giovanni Zonta, 34 anni -. Quando ho visto le foto ho capito, con chiarezza, la fatica che stanno facendo i ragazzi in questo isolamento. Malinconia, buio, sbarre. I simboli sono chiari. Hanno aderito con entusiasmo al progetto. Segno che avevano bisogno di confrontarsi con i loro sentimenti”.

E’ un carico emotivo importante, quello raccontato dai giovani castellani. Lo stesso Matteo Lancini, presidente della Fondazione Minotauro, ha in più interviste dichiarato: in questa fase di emergenza gli adolescenti saranno gli ultimi a mollare, sanno che una relazione può essere profonda anche se mediata da supporto digitale. Per troppo tempo sono stati infantilizzati, e invece proprio con loro è necessario ricominciare a parlare di morte e sofferenza, perché sono parte della vita e non si possono rinnegare. “Ci sono buio e malinconia in queste foto, è vero, e buio è la parola che ricorre più spesso nei discorsi dei ragazzi, per descrivere le loro sensazioni. Ma c’è molto altro. Virginia che si è fotografata con un mappamondo in mano, dice, infatti, quanto sono consapevoli di appartenere a un mondo globale, dove tutto è in comunicazione. La malattia, certo. Ma anche la cura e la speranza”. Ora loro chiedono attenzione per il futuro.

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