Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Castelfranco, una nuova vicinanza
L'attività e il servizio al prossimo del Clan scout Castelfranco 1 continua anche in questo periodo, nonostante la pandemia, e si rinnova nelle forme per lasciare il mondo "un po' migliore di come lo abbiamo trovato"
Il tempo del Covid ha accresciuto ingegno e creatività. L’ennesima prova arriva dagli scout del Clan del gruppo Castelfranco 1 (qui in una foto di repertorio risalente al periodo pre-Covid) che, non potendo vivere in presenza molte delle proprie attività di servizio al prossimo, si è inventato nuove forme di vicinanza. Dalle telefonate periodiche agli anziani al supporto scolastico su whatsapp, dalla preparazione delle borse della spesa all’aiuto in chiesa tra i volontari che orientano i fedeli durante le celebrazioni.
“L’obiettivo dello scoutismo è quello di formare giovani donne e uomini liberi - spiegano Annasara Fasoli e Marco Boitani referenti per il Clan -. Ed essere liberi significa saper scegliere. Per fare questo secondo il metodo scout, fin da piccoli, ai nostri ragazzi viene proposto il servizio. Per i più grandi spendersi in una esperienza continuativa di volontariato rivolto alle persone più vulnerabili o che comunque ne hanno bisogno con regolarità è elemento insostituibile e fondante”. Ma come far vivere loro questa dimensione in tempi in cui il contatto con l’altro è fonte di preoccupazione e rischi? Come creare prossimità mantenendo le distanze? “Parlando con i ragazzi all’inizio dell’anno associativo abbiamo deciso di indagare le aree di maggiori fragilità esasperate dalla pandemia - proseguono Annasara e Marco - e di provare a fare la nostra parte per «lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato», come dice il nostro motto”. Sono state quindi attivate diverse esperienze: la telefonata periodica ad anziani soli segnalati da volontari delle nostre parrocchie, il supporto scolastico tramite videochiamate a ragazzini che passano interi pomeriggi a casa senza i genitori, la preparazione delle borse della spesa per chi ne ha bisogno, il supporto in chiesa durante le celebrazioni. “I ragazzi all’inizio erano un po’ spaventati da queste modalità inedite di servizio, tuttavia si sono lanciati con grande entusiasmo e propositività nell’esperienza”.
“Non conoscevo la signora anziana che chiamo una volta alla settimana per fare due chiacchiere - racconta Camilla -; all’inizio ho fatto fatica a trovare gli argomenti per aprire un dialogo con lei, soprattutto perchè non ci siamo mai viste di persona. Ma è stato comunque molto stimolante, carino. Ho capito che mi devo preparare per non essere troppo invadente ma delicata, in ascolto ma anche una sorta di apertura sull’esterno. Lei - prosegue - non è molto tecnologica, non ha salvato il mio numero di cellulare, devo ogni volta spiegarle chi sono. Ma quando mi riconosce poi è contenta, positiva. Magari più avanti potremo anche incontrarci di persona...”.
“Il martedì e il venerdì per un’oretta videochiamo un ragazzino di 8 anni - mi spiega Margherita -, verifico con lui se ha fatto i compiti, se ha bisogno di essere aiutato in qualche lezione, e poi soprattutto chiacchieriamo. In realtà, dopo i primi incontri ho cominciato a organizzarmi anche con qualche proposta di gioco, o a voce o online, per passare il tempo e divertirci. Vedo che lo apprezza molto”, lui e anche i suoi genitori che così sono più tranquilli ed evitano che il figlio passi troppe ore in internet senza controllo dell’adulto. “E’ un tempo che inevitabilmente va pensato, va costruito, non può essere lasciato all’improvvisazione altrimenti dopo i primi 5 minuti non si sa più come gestirlo, ma che regala davvero incredibilmente una bella qualità di relazione”.
Tutti, attualmente vicini nella distanza, sperano presto di potersi incontrare di persona.