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Castelcucco e Monfumo: il saluto, dopo 12 anni, al parroco don Marco Cagnin

“Chiesa viva in cammino”, così don Marco ha definito, nel saluto ai parrocchiani, la chiamata del vescovo Michele Tomasi a una nuova parrocchia, trasformando la cerimonia di saluto non in un congedo, ma in occasione di riflessione sul cammino percorso. Un cammino con tappe importanti: a partire dalla visita pastorale appena dopo il suo arrivo, nel 2013; la fondazione della collaborazione pastorale Valcavasia, assieme a don Pierangelo Salviato, ai Padri Canossiani di Castelli, ai padri Cavanis; la celebrazione del Giubileo della Misericordia; gli anni drammatici del Covid, fino al momento centrale, che don Marco ha sottolineato: l’affidamento della Collaborazione alla Madonna di Chiampo

Un misto di gioia e malinconia, domenica 1° dicembre, per le comunità di Monfumo e Castelcucco.

Don Marco Cagnin, dopo 12 anni, lascia le due parrocchie e la Collaborazione della Valcavasia: destinazione la parrocchia di Noventa di Piave. Un prete generoso e affabile che si è trovato prima sul Monte sacro alla patria, ora sarà sulle rive del fiume sacro, il Piave.

Le due parrocchie lo hanno salutato riempiendo a dismisura le rispettive chiese parrocchiali: gremita la parrocchiale di Castelcucco alle 10.30 e così pure quella di Monfumo alle 15.30.

Momenti di commozione tra i parrocchiani e pure lo stesso sindaco di Castelcucco, Paolo Mares, che ha letto, con qualche esitazione, il discorso di saluto. A salutare don Marco anche una rappresentanza della cittadina di Rohr, in Baviera, gemellata con Castelcucco.

“Chiesa viva in cammino”, così don Marco ha definito, nel saluto ai parrocchiani, la chiamata del vescovo Michele Tomasi a una nuova parrocchia, trasformando la cerimonia di saluto non in un congedo, ma in occasione di riflessione sul cammino percorso. Un cammino con tappe importanti: a partire dalla visita pastorale appena dopo il suo arrivo, nel 2013; la fondazione della collaborazione pastorale Valcavasia, assieme a don Pierangelo Salviato, ai Padri Canossiani di Castelli, ai padri Cavanis; la celebrazione del Giubileo della Misericordia; gli anni drammatici del Covid, fino al momento centrale, che don Marco ha sottolineato: l’affidamento della Collaborazione alla Madonna di Chiampo.

Quattro le parole che hanno scandito il saluto di don Marco: grazie - parola che don Marco ha letto seguendo la sensibilità di papa Francesco - “Per la collaborazione, la fede, la vicinanza, il consiglio”; cuore: “Quello che conta è volersi bene, dobbiamo continuare a volerci bene”; scusa: “Tanti caratteri, tante sensibilità ci sono nella comunità, e talvolta si possono non toccare le corde giuste. Mi scuso se inconsapevolmente non ho capito o accolto”; fiducia: “Che Dio e voi mi avete dato, permettendomi di sostare qualche istante nel santuario del vostro cuore, nei colloqui, nelle confessioni, negli abbracci”.

“Sei diventato un fratello, un amico, un padre.” Così Alberto Signor, a nome del Consiglio pastorale di Castelcucco, ha sintetizzato il servizio di don Marco: “Hai fatto vivere le comunità come una famiglia, una vicinanza non comune che trasmetteva la presenza di Dio. Don Marco, testimoniando la fede, ha aiutato ciascuno di noi a rilanciare la vita e a superare i momenti difficili. Sei stato vicino a tutte le realtà sociali della parrocchia”.

Gli ha fatto eco Marco Alessi, di Monfumo, per il Consiglio della collaborazione: “Grazie per le relazioni, per i gruppi di lavoro, per chi ha trovato sollievo in te; grazie per i lavori della chiesa e del centro parrocchiale. Oggi ci sentiamo tutti più belli e più vicini”.

Nei discorsi di ringraziamento di entrambi c’è stato posto per un augurio di buon lavoro nella nuova comunità in cui don Marco andrà a operare, a simboleggiare la generosità di queste due parrocchie, pronte a donare un prete, così vicino e così significativo, a un’altra comunità, per iniziare un nuovo cammino.

Le cerimonie si sono chiuse con lo sventolio delle bandierine di carta dei bambini e delle bambine del catechismo, con la scritta: “Ciao don Marco”.

Mariano Montagnin

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