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Biadene, custodi di un tesoro: inaugurazione per l’abside della chiesa antica

o stretto legame affettivo che unisce la comunità di Biadene alla chiesa antica dedicata a Santa Lucia e a San Vittore, si è manifestato chiaramente lo scorso 23 settembre, quando, nonostante la serata piovosa, in tantissimi sono accorsi per assistere all’inaugurazione dell’abside, ritornato all’antico splendore

Lo stretto legame affettivo che unisce la comunità di Biadene alla chiesa antica dedicata a Santa Lucia e a San Vittore, si è manifestato chiaramente lo scorso 23 settembre, quando, nonostante la serata piovosa, in tantissimi sono accorsi per assistere all’inaugurazione dell’abside, ritornato all’antico splendore.

“La chiesa dei Santi Lucia e Vittore, la chiesa storica di Biadene - ha ricordato, nel corso della serata, il parroco don Davide Frassetto, alla presenza, fra gli altri, del prevosto di Montebelluna, mons. Antonio Genovese, del sindaco Adalberto Bordin e del consigliere regionale Marzio Favero - è sicuramente per tutti, non solo per i biadenesi, un luogo di grande importanza e significato, per la storia, l’arte e la fede del nostro territorio. E oggi rinasce ancora un po’, dopo il completo restauro dell’abside che ha interessato stucchi, marmorini e la tela del Risorto”. Nel ringraziare tutte le autorità intervenute, don Frassetto ha rammentato che questo è stato reso possibile grazie alla generosità di molti parrocchiani e cittadini, che in tanti modi si sono dati da fare, di alcuni imprenditori, della ditta Bordignon che ha fornito le impalcature, nonché di Mariano Sartor che ha suggerito ai Lions club di Montebelluna, in occasione del 60° di attività, di contribuire a finanziare il restauro. Quindi, don Davide ha espresso la sua gratitudine ai restauratori e a don Paolo Barbisan, direttore dell’Ufficio Beni culturali della Diocesi, che con passione e competenza ha dedicato tanto tempo a “guidare” sapientemente il delicato recupero dell’abside. “Siamo chiamati a custodire questo tesoro, a continuare l’opera iniziata e a far conoscere questo luogo speciale. Manca ancora qualcosa per arrivare a coprire i costi dell’intervento iniziato lo scorso marzo e terminato qualche giorno fa - ha detto don Davide - e poi c’è la sfida di poter continuare e terminare il restauro delle pareti del presbiterio che, con l’aiuto di chi può ed è sensibile, riusciremo a fare”.

Don Paolo Barbisan, nell’illustrare le peculiarità artistiche dell’abside (il più antico della Diocesi di questa tipologia) e alcuni aspetti dell’intervento di restauro, ha ricordato la Convenzione internazionale di Faro, stipulata subito dopo la guerra dei Balcani degli anni Novanta del secolo scorso, quando si è focalizzata l’attenzione sul concetto fondamentale di comunità patrimoniale, cioè quella comunità che è guidata da un patrimonio; in questo caso è la chiesa antica che ha un significato forte per questa parrocchia e ha rappresentato un simbolo di unione, di identità e di comunione, di stare insieme. “Essa - ha rilevato don Barbisan - è il senso profondo di questa comunità che nasce intorno al 1714/1719 per opera di un mecenate, il patrizio Alvise Pisani, proprietario della vicinissima villa Correr Pisani. Allora la chiesa parrocchiale era sulle pendici del Montello e proprio in quel periodo nasce la volontà di spostarsi verso il piano, anche perché la Serenissima scoraggiava la costruzione di nuovi edifici sul Montello. Alvise Pisani, che poco dopo diventerà Doge, non bada a spese, invitando a lavorare in questa chiesa dei grandi artisti, fra cui il giovane Tiepolo che dipingerà l’Assunzione. Nondimeno questa chiesa è caratterizzata da un ricco apparato di stucchi, che certamente cattura la nostra attenzione - ha osservato don Paolo Barbisan - per l’elevata qualità e cura che evidenziano. Questa tipologia di decorazione con stucchi dell’abside, che iniziano a diffondersi a fine Seicento e diventano diffusi per tutto il Settecento e anche oltre, mostrano, in linea con la Liturgia del tempo, quanto erano importanti le immagini. Era una sorta di grande sipario che si apre e scopre un dipinto di un Risorto che è stato dipinto verosimilmente agli inizi del Novecento (l’originale è andato perduto) proponendo una visione di vita ultraterrena che conduce al Paradiso”.

Proprio per sottolineare l’intenso significato che rappresenta la chiesa antica per la comunità locale, domenica 29 settembre alle 11 verrà celebrata, in questo edificio, la messa, mentre dalle ore 14.30 alle 17.30 chi lo desidera potrà ammirare le pregevoli opere che contiene: L’Incoronazione della Vergine e la Gloria dei santi Lucia e Vittore di Giambattista Canal, L’Assunzione di Maria di Giambattista Tiepolo e l’abside restaurato con i preziosi stucchi.

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