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A Possagno in mostra "Antonio Canova e la scultura contemporanea"

Inaugurata dal critico d'arte e presidente della fondazione Canova Vittorio Sgarbi lo scorso 12 marzo, sarà visitabile fino al 12 giugno al Museo Gipsoteca

Riscoprire il nudo, il corpo umano, le armonie del movimento di uomo e donna, attraverso la lezione che gli artisti del ‘900 hanno appreso probabilmente da Antonio Canova. La purissima scultura neoclassica dell’artista settecentesco ha continuato, quasi carsicamente, a influenzare gli artisti, a produrre immagini e tratti su marmo anche in un periodo come quello di metà novecento quando le avanguardie, la scelta dell'informale e dell’astratto hanno prevalso nelle scelte di tanti grandi artisti.

Questo il senso che il critico Vittorio Sgarbi ha voluto dare alla mostra che venerdì 12 marzo ha inaugurato in qualità di presidente della Fondazione Canova di Possagno. Un’altra mostra, “Antonio Canova e la scultura contemporanea” che segna la marcia di avvicinamento a quel 13 ottobre 2022 che scandirà il centenario della morte del grande artista di Possagno. In precedenza la Fondazione aveva puntato su un confronto tra Caravaggio e Canova nella interpretazione della figura della Maddalena, ora si mette in relazione il Neoclassicismo con il Novecento, proprio l’età che sembrava negare il bello ideale di Winckelmann, il bello assoluto franto in mille rivoli di forme e di provocazioni.
Prima dello scoccare del centenario anche Bassano e Rovereto hanno dedicato delle mostre ad Antonio Canova e la stessa fondazione Canova di Possagno annuncia nuovi appuntamenti. Il sindaco di Possagno, Valerio Favero, intanto ha confermato che con il fondo cultura sarà realizzato il restauro dell’Ala Lazzari, la parte più antica della Gipsoteca, l’ala che subì gravi danni durante il bombardamento del 1917, durante la Prima guerra mondiale.

La mostra è stata realizzata da “Contemplazioni”, in collaborazione con il Museo Gipsoteca Antonio Canova e con il sostegno di Intesa San Paolo. Quest’ultima ha elaborato da tempo il Progetto cultura, un piano pluriennale che ha come obiettivo la conservazione, la valorizzazione e condivisione con il pubblico del patrimonio artistico architettonico e documentario del Gruppo Intesa. Si tratta di collezioni d’arte di 35 mila opere con capolavori di Caravaggio, Tiepolo, Canaletto, Bocconi, Fontana e Manzoni. A questo Intesa San Paolo aggiunge il progetto “Restituzioni”, che dal 1989 ha provveduto a restaurare circa 2 mila beni e restituirli alle comunità di appartenenza.
La direttrice del Museo, Moira Mascotto, ha ricordato che Canova avrebbe certo apprezzato questa valorizzazione di opere contemporanee disposte accanto alle sue. Canova era non solo un artista, ma anche un grande mecenate che, ad esempio, sostenne artisti come Hayez e che, interloquendo con Napoleone Bonaparte, ottenne la restituzione di molte opere che i francesi al seguito del trionfatore di Austerlitz portarono via dall’Italia.

La scelta dei curatori della mostra è stata quella di distribuire una ventina di opere di autori del ‘900 accanto ai gessi della Gipsoteca canoviana. L’impatto iniziale è di un certo affollamento, ma se si riesce a isolare le diverse aree e a confrontare la singola opera di ciascun autore con le vicine opere di Canova l’effetto è straordinario, un confronto a volte aspro, altre volte morbido e quasi naturale, a volte, infine, quasi provocatorio. Lo spettatore corre dalle linee perfette e bianchissime di Canova ai colori di Livio Scarpella che ci fa intravedere le policromie degli antichi marmi greci e latini, ma anche uno spirito ambivalente, tra la perfezione apollinea e l’eccesso dionisico. Oppure scopre Fabio Viale, che riveste la Venere italica di Canova con dei tatuaggi, realizzando non tanto una copia, ma un’autentica rilettura, tecnicamente perfetta.

La “Giada con turbante” di Wolfgang Alexander Kossuth ricorda la Venere Accovacciata classica, forse anche la “Maddalena penitente” di Canova, ed è realizzata forzando la contorsione del corpo. C’è poi un bozzetto realizzato da Jago, artista che spazia dalla scultura ai video e al mondo social, il bozzetto reinterpreta il “David” al femminile, dando, grazie alla perfezione tecnica, un movimento straordinario alla forma statica. Colpiscono nella mostra le opere di Ettore Greco, la cui “Ferita” e “Piccola testa” propongono una nitida immagine della sofferenza, e di Filippo Dobrilla che con “Adamo Rasta” dà una vita originale alla pietra, con forme e segni difficili da dominare con questo materiale. Nella mostra ci sono ancora Giuseppe Ducrot, erede di Gian Lorenzo Bernini, Ettore Greco, scultore padovano fedelissimo alla tradizione figurativa, Aron Demetz che lavora materiali diversissimi, dal legno alle resina, Marcello Tommasi considerato “erede simbolico del Neoplatonismo quattrocentesco. Infine, Girolamo Ciulla mette insieme miti italici, greci e orientali e Giuseppe Bergomi è assolutamente perfetto nella riproduzione dei movimenti più complessi del corpo umano.

La mostra resterà aperta fino al 12 giugno, tutti i giorni tranne il lunedì. Il biglietto intero costa 10 euro ed è acquistabile anche online su “ticketlandia” o direttamente al museo a Possagno.

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