lunedì, 16 settembre 2024
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A Castelfranco Veneto nasce "Casa Massimo"

In città ha aperto i battenti "Casa Massimo", un cohousing per giovani adulti con fragilità mentale. E' un progetto congiunto della coop sociale L'Incontro, la Fondazione Tina Anselmi e il dipartimento di Salute mentale dell'Ulss 2 Marca Trevigiana. 

Ci sono voluti due anni per trasformare quella che era solo un’idea in realtà. E’ stata inaugurata questa settimana Casa Massimo, co-housing per giovani adulti con fragilità mentale, frutto del lavoro congiunto tra L’Incontro cooperativa sociale, Fondazione Tina Anselmi e il dipartimento di Salute mentale dell’Ulss 2 Marca Trevigiana. Una realtà innovativa di residenza, supportata senza vincoli di permanenza temporanea: una vera e propria casa, dove quattro persone con disabilità mentale potranno “mettere radici” e progettare il proprio futuro, con la necessaria copertura assistenziale per poter vivere in modo indipendente e davvero inclusivo.

“Tutto è iniziato con la storia di Massimo e della sua famiglia, che voleva fortemente per lui un futuro al di fuori della comunità riabilitativa protetta - racconta Matteo Stefanato, presidente de L’Incontro cooperativa sociale -. Con grande determinazione questi genitori, hanno cercato di garantire al proprio figlio di poter vivere in una vera casa, senza dover passare da una struttura all’altra”.

La delibera regionale n.1673 del 2018, infatti, ha sancito tempi di permanenza massimi nelle strutture residenziali per la salute mentale. “La norma ha dato ulteriore stimolo alla progettazione dei percorsi di residenzialità leggera - spiega Gemma Capano, responsabile riabilitativa del Centro di salute mentale di Castelfranco Veneto - e ha reso opportuno accelerare le riflessioni sul tema del «Dopo di noi» per una coprogettazione dell’abitare e del progetto di vita degli utenti col Dipartimento di salute mentale, le famiglie, i Comuni, il terzo settore”.

La cooperativa L’Incontro si interroga da anni sul tema del “Dopo di Noi” costantemente sollecitata dai bisogni espressi dalle famiglie delle persone di cui si prende cura. “Per rispondere a questa esigenza e per accompagnare le persone fragili e i genitori nella realizzazione dei progetti di vita dei propri figli, è stata costituita a inizio anno la Fondazione Tina Anselmi Ets - spiega Cristina Arata, presidente della Fondazione -; Casa Massimo è un esempio del nostro modo di operare in sinergia con enti pubblici e privati, mettendo a disposizione le nostre competenze e gli strumenti necessari in ambito scientifico, legale e patrimoniale per garantire la migliore qualità di vita alle persone con fragilità, ed attivando la comunità per raccogliere le risorse necessarie”.

Il modello garantisce una copertura assistenziale con personale dedicato; sarà sviluppato un kit di domotica per coniugare la salute della persona con l’automazione e la sicurezza dell’edificio.

Casa Massimo non è solo un co-housing, ma un progetto di comunità. “Per funzionare fino in fondo ha bisogno anche del quartiere e dei volontari - spiega Claudia Reginato, educatrice responsabile del progetto -, per aiutare gli inquilini a inserirsi nel tessuto sociale e fare una vita a tutto tondo. In questo momento si è già creato un piccolo gruppetto di volontari che si dà il turno per dormire lì la notte, finché le persone non si abituano alla novità di stare da soli. Inoltre, stiamo dialogando con il vicino Centro Don E. Bordignon per coinvolgere gli inquilini, a loro volta, nelle attività di volontariato del quartiere”. 

Come per l’esperienza Buoni Amici Social Street, anche Casa Massimo nasce grazie al supporto della comunità. Finora sono già stati raccolti 10.000 euro nel fondo dedicato e ospitato all’interno della Fondazione Tina Anselmi. Per contribuire è possibile donare online o con bonifico bancario come spiegato sul sito https://www.fondazionetinaanselmi.org/fondi/casa-massimo/. 

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