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La chiesa di Massanzago ha cinquant'anni

Nella ricorrenza il vescovo Michele Tomasi ha benedetto il nuovo battistero

Sabato 23 aprile il vescovo Michele è tornato a Massanzago: lo scorso anno per benedire le restaurate campane del campanile di sant’Alessandro, oggi per i 50 anni di consacrazione della chiesa parrocchiale, dedicata a san Pio X e a Maria Regina. Sono le nozze d’oro della comunità con la sua chiesa, e della chiesa “di pietra” con la chiesa “di persone”. E’ stato importante festeggiare insieme al Vescovo, ripercorrendo la vita che si è snodata intorno e dentro alla chiesa, che, nel corso di questi 50 anni, ha accolto cinque vescovi: mons. Mistrorigo, che l’ha consacrata il 15 aprile 1972, mons. Magnani, mons. Mazzocato, mons. Gardin e, infine, il vescovo Tomasi. Hanno celebrato al suo altare e l’hanno amministrata i sacerdoti don Beniamino Fantinato che è stato l’artefice e promotore principale della costruzione della chiesa, don Luigi Pasinato, don Gianpaolo Bano - presente alla ricorrenza - e infine l’attuale parroco don Germino Zamprogna.

Ma, come ricordato nel saluto al Vescovo, questo 50° è soprattutto dei parrocchiani; di tutte quelle persone che per la chiesa si sono spese e hanno faticato; che in chiesa hanno celebrato, insieme all’Eucarestia, la loro vita, deponendo tra le mani del Signore momenti lieti, difficoltà e sofferenze. Ma in particolare la chiesa è il luogo da dove parte l’avventura del cristiano con il battesimo. Per questo è significativo che, a memoria di questo anniversario, ci sia la benedizione del nuovo battistero, che prima mancava. Un battistero con basamento a croce, di pietra scura, e catino di marmo chiaro, opera della locale ditta Zurigo Marmi di Davide Rigo. I simboli nella liturgia sono importanti e infatti la pietra e il marmo stanno a significare le fondamenta di roccia che sostengono la casa dell’esistenza cristiana. Sul battistero sono impresse, a lettere greche, le parole “vita” e “luce”, a indicare, come il Vescovo ha sottolineato, che essere travolti dall’acqua battesimale non porta alla morte, ma alla vita, rischiarata dalla luce di Cristo. Dante, nella Divina Commedia, definisce il luogo dove fu battezzato a Firenze “il mio bel san Giovanni”; unendo alla nostalgia del suo battesimo il senso del bello. E’ un significativo messaggio, perché essere cristiani non è solo santità, ma è anche la bellezza della testimonianza.

Al termine della vibrante celebrazione, Vescovo e comunità hanno assistito alla proiezione di un video, girato dai fratelli Luca e Gabriele Gumiero, che racconta i 50 anni della chiesa, dalla posa della prima pietra, a opera di mons. Negrin, alla solenne consacrazione di mons. Mistrorigo. E poi via via le migliorie: il pavimento in marmo, il controsoffitto con rinnovata acustica, le bussole alle porte e i confessionali; la cappellina e il grandioso affresco di Renato Borsato. Senza dimenticare la sistemazione della piazza e l’importante intervento di cappotto esterno. Il video è visibile sulla pagina Youtube della parrocchia.

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