Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Bcc Alta Padovana, un triste addio
L'istituto di credito non esiste più, in seguito alla revoca dal parte della Bce dell’autorizzazione a svolgere l’attività bancaria. Tutta l’attività della ex Banca Cooperativa, tra le più grandi del Veneto, e cioè le 28 filiali, i 215 dipendenti, i conti dei clienti attivi e passivi sono stati acquisiti dalla Bcc di Roma.
La Banca Padovana di credito cooperativo non esiste più, in seguito alla revoca dal parte della Bce dell’autorizzazione a svolgere l’attività bancaria. Tutta l’attività della ex Banca Cooperativa, tra le più grandi del Veneto, e cioè le 28 filiali, i 215 dipendenti, i conti dei clienti attivi e passivi sono stati acquisiti dalla Bcc di Roma che continuerà l’operatività bancaria nel territorio che aveva visto la nascita e la crescita della banca padovana. L’operazione di salvataggio che ha subito un attento esame da parte dell’autorità per la concorrenza europea è stata resa possibile dall’intervento determinante del Fondo di garanzia istituzionale (un fondo volontario del sistema Bcc) che – attraverso una società veicolo partecipata da Iccrea, Cassa centrale Banca trentina e la Cassa centrale Raiffeisen di Bolzano - coprirà il valore delle sofferenze e delle obbligazioni subordinate della ex Banca Padovana.
La Banca di credito cooperativo dell’Alta Padovana era stata fondata nel 1896 dal parroco di Sant’Andrea di Campodarsego, don Domenico Pianaro, assieme ad altri 21 soci. Nel 1964 aderì alla Federazione italiana delle casse rurali, nel 1976 incorporò la Cassa rurale di San Martino di Lupari e nel 1990 quella di Trebaseleghe fino a raggiungere nei 20 anni successivi la quota di 34 filiali e di oltre 330 dipendenti operando in un territorio, l’Alta Padovana, che brillava per la vitalità e la ricchezza del tessuto economico.
La crisi finanziaria mondiale del 2008 e gli effetti devastanti sull’economia reale delle nazioni più progredite sono state le prime cause della crisi che ha colpito il sistema bancario italiano e in particolare le banche locali. Quando i settori economici fondamentali sui cui si basa l’economia di un territorio vanno in crisi, l’effetto si propaga a catena su tutta la filiera economica e a rimetterci in definitiva sono i creditori, le banche e i lavoratori dipendenti. Le banche locali come lo era Banca Padovana sono legate al territorio in modo indissolubile. Se l’economia va bene il legame è un cordone ombelicale che trasmette risorse, vita, sostentamento, in entrambe le direzioni. Se l’economia va male il legame diventa un cappio che si stringe al collo della banca.
Questo aspetto è insito nel Dna delle banche territoriali e deve far riflettere. Un antidoto a questa grave debolezza delle banche territoriali è sicuramente la dimensione della Banca e dell’area in cui opera. Una dimensione regionale è un buon punto di partenza per poter diversificare i settori di investimento e ridurre il rischio di concentrazione del credito.
La Bcc di Roma, la più grande tra le Bcc italiane opera su due regioni, il Lazio e l’Abruzzo e con l’acquisizione di Banca Padovana aggiunge alla propria rete un’area distinta dalle esistenti e localizzata in una regione dalle caratteristiche economiche di prima grandezza. Un’altra soluzione può essere rappresentata dalla aggregazione di più banche territoriali per dare vita a banche di dimensioni maggiori.
Al devastante effetto sull’economia reale causato dalla crisi finanziaria del 2008 si è aggiunto l’errore, da parte di Banca Padovana, di continuare ad essere la banca del territorio fino all’ultimo: il legame troppo forte con il territorio che per 120 anni l’aveva vista protagonista le è stato fatale. L’attività operativa dei 28 sportelli e dei 215 dipendenti e di tutti i clienti della ex Banca Padovana come si è detto sono stati salvaguardati e continuano con la medesima operatività di prima.
Il territorio però perde la propria banca, anche se nelle insegne degli sportelli sarà presente la descrizione ‘Agenzie Alta Padovana Banca di credito cooperativo di Roma’.
E’ una sfida importante che la Bcc di Roma si troverà a sostenere il cui esito avrà un senso ed un significato determinante per tutto il movimento del credito cooperativo perché a Loreggia, dove ora si trova ad avere una filiale, nel 1883 ad opera di Leone Wollemborg fu fondata la prima Cassa rurale italiana.