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Referendum autonomia: Cisl, siamo federalisti, ma non sarà decisivo
L'election day del 22 ottobre nel breve periodo non cambierà le sorti del Veneto, né tantomeno quelle di Belluno. Al tempo stesso la Cisl, in questo intervento, ricorda le sue origini federaliste. Ma ssere autonomi significa prima di tutto assumersi la responsabilità delle scelte che si compiono ogni giorno.
L'election day del 22 ottobre nel breve periodo non cambierà le sorti del Veneto, né tantomeno quelle di Belluno, perché si tratta di un referendum consultivo, dunque giuridicamente non vincolante.
Certo è che, in caso di superamento del quorum e di vittoria del Sì, il governatore del Veneto avrà dai cittadini la delega piena per definire gli ambiti di autonomia legislativa – e vedremo quali e quanti - e andare a trattare con Roma. Trattativa che, come è noto, la Regione Veneto avrebbe potuto aprire nel 2001, più di sedici anni fa, quando la riforma del titolo V della Costituzione introdusse, con l’articolo 116, la possibilità, per le amministrazioni regionali, di chiedere maggiori competenze e particolari condizioni di autonomia in alcune materie. Così come è noto che dal 2001 in poi, i diversi Governi che si sono succeduti hanno snobbato la questione, e che nel 2006, con il referendum per la riforma costituzionale che dava maggiori poteri allo Stato, il Sì ha vinto solo in Veneto e Lombardia.
Ora, la rievocata necessità in Veneto di una maggiore autonomia federalista, ovvero trattata con lo Stato centrale, trova l’accordo di molti. L’aspetto che accomuna i due eventi referendari del 22 ottobre – quello regionale e quello bellunese - è la ricerca dell'autonomia per il legittimo bisogno dei territori di ottenere risposte più veloci da parte dei livelli superiori, spesso responsabili di una lentezza burocratica inaccettabile per quanto ostacola lo sviluppo e la vitalità dei territori.
La Cisl è per sua origine federalista. L'intero Statuto della Cisl è costruito sul concetto di federalismo: l'unione territoriale è un insieme di federazioni e i diversi territori godono di autonomia economica e organizzativa. Essere autonomi significa prima di tutto assumersi la responsabilità delle scelte che si compiono ogni giorno per tutelare i lavoratori, i pensionati e le loro famiglie, senza possibilità di scaricare le colpe su qualcun'altro, come troppo spesso fa la politica. Allo stesso tempo, oggi più che mai, non c'è responsabilità politica se manca la connessione reale con il territorio e con il contesto europeo.
In questo senso però il referendum veneto distrae dalla questione più importante, ossia la necessità dei territori di avere gli strumenti e le risorse necessari che permettano investimenti e crescita attraverso il lavoro, l'innovazione e la tecnologia, in un contesto che è sempre più globale e nel quale non serve l’isolamento, ma le alleanze e i negoziati aperti a tutti: enti locali, istituzioni e soggetti socio-economici del territorio e delle zone confinanti.
È evidente il maggiore bisogno di risorse anche del bellunese, necessità che non può e non deve rimanere inascoltata. Fintanto che non ci saranno le condizioni politiche, invito tutte le parti sociali a continuare a praticare l’autonomia esercitando a pieno la responsabilità su questioni fondamentali non più procrastinabili, quali lo sviluppo industriale locale, delle infrastrutture e del mercato del lavoro, l’occupazione dei giovani, la ricollocazione di chi ha perso il lavoro e la salvaguardia del nostro sistema sociale, sanitario ed economico, affinché questo profuso bisogno di crescita del territorio non sia disatteso.