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San Donà, Peg Perego e Lafert in crisi, ma scommettono sul rilancio
tra esuberi
e dipendenti
in cassa integrazione.
Ma le sedi di San Donà non sono in discussione

Tra venti di guerra alle porte dell’Europa, venti di guerre commerciali e crisi economica a livello mondiale, anche San Donà di Piave, in questi primi mesi dell’anno, ha vissuto i suoi momenti di crisi. O meglio, alcune delle aziende sandonatesi “storiche”, Lafert spa e Peg Perego, in particolare, stanno attraversando un momento di crisi che coinvolge tutto il comparto metalmeccanico.
Per quanto riguarda la Peg Perego, il sindaco Alberto Teso, dopo aver incontrato, qualche settimana fa, i titolari Lucio e Lorenzo Perego, padre e figlio e il direttore Daniele Antonini, ha fatto il punto della situazione: “La famiglia Perego è subentrata nel 1983 alla storica RosCa, e da oltre quarant’anni ha sempre prodotto a San Donà, e nella sede centrale di Arcore, passeggini, carrozzine e seggioloni. Negli ultimi anni, nonostante gli investimenti in macchinari e tecnologia effettuati anche nello stabilimento sandonatese, le vendite sono calate progressivamente”. L’azienda, però, “non ha alcuna intenzione di cessare la produzione o anche solo di dismettere l’unità locale di San Donà”.
Lo stato di crisi della Peg Perego è iniziato circa otto anni fa, quando nello stabilimento sandonatese lavoravano ancora 200 dipendenti, scesi poi a 171 nel 2021 e a 111 nel 2024, quando si è passati ai “contratti di solidarietà”, con una riduzione delle giornate lavorative in accordo con i sindacati. Da aprile, purtroppo, rimarranno 58 dipendenti, mentre per i 53 in esubero si è aperta la fase di incentivi all’esodo e la speranza di un ricollocamento. Per cercare di uscire dalla crisi, il titolare, Lorenzo Perego, ha annunciato l’intenzione di produrre un nuovo seggiolone nello stabilimento sandonatese.
Lafert spa, leader europeo nella progettazione e produzione di motori elettrici per l’impiego industriale, dal 2018 è entrata a far parte della “Sumitomo heavy industries”, colosso giapponese che ha portato, in una prima fase di espansione, alla realizzazione di un nuovo polo produttivo nella zona. Dal 2023, però, in seguito alle difficoltà del mercato europeo, la Lafert ha iniziato a ricorrere alla sospensione parziale della produzione, fino all’annuncio, ad inizio anno, della chiusura del polo produttivo di Fusignano, in Emilia Romagna. Attualmente, la Cassa integrazione parziale prorogata fino a maggio, riguarda 546 lavoratori dello stabilimento sandonatese e 179 dipendenti in quello di Noventa di Piave. Dopo una serie di tavoli di confronto con le istituzioni, nelle scorse settimane i vertici aziendali hanno incontrato i rappresentanti sindacali presentando le direttrici del piano industriale 2025-2028.
“Secondo la strategia delineata - spiega la nota diffusa dall’azienda - Lafert spa prevede una progressiva crescita di fatturato, fino ad arrivare a due cifre da qui al 2028, grazie allo sviluppo tecnologico e a un ulteriore potenziamento del portafoglio prodotti. L’azienda si concentrerà sullo sviluppo di soluzioni in grado di integrarsi in maniera sempre più intelligente nelle diverse applicazioni e gestire efficientemente le varie funzioni”. Parallelamente, il piano prevede una strategia espansiva in aree come il Nord America e la crescita in settori industriali come quelli della robotica, dell’air technology, pompe e ventilazione.
“Il contenimento dei costi portato avanti a Noventa e San Donà, insieme alla decisione di chiudere lo stabilimento di Fusignano, sono parte di una strategia di ampio respiro - commenta Cesare Savini, ad di Lafert -. Al percorso di razionalizzazione, è affiancato in parallelo quello di rilancio di un’azienda che da sempre è sinonimo di eccellenza e sartorialità nel mercato dei motori elettrici, con una storia di sessant’anni alle spalle e un gruppo internazionale solido come Sumitomo al suo fianco. Finora il 60% del nostro fatturato viene realizzato nel mercato tedesco e italiano, i nuovi scenari geopolitici e macroeconomici ci spingono a sviluppare nuovi progetti con i nostri clienti storici, a conquistare nuovi clienti e a guardare a nuovi mercati”. Un nuovo vertice, per fare il punto della situazione si è tenuto lo scorso 2 aprile. Nonostante le aziende predichino ottimismo, rimane una certa preoccupazione da parte delle sigle sindacali.