martedì, 17 settembre 2024
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Lorenzon (Cisl): 2016, un altro anno all'insegna dell'incertezza

L'analisi della Cisl su distribuzione del reddito, ripresa dei consumi, della produzione e del Pil, flessibilità lavorativa, andamento dello stato sociale, riorganizzazione del sistema sanitario, immigrazione, qualità della classe politica: molte le sfide che attendono l'Italia, il Veneto e il sindacato stesso

Il 2016 si apre più all’insegna dell’incertezza che nel nome di un'augurabile ripresa. La crisi economica più grave degli ultimi 50 anni è alle nostre spalle, ma il nuovo scenario che si è aperto è radicalmente diverso da quello che avevamo conosciuto. I posti di lavoro andati perduti (almeno 11.000 in provincia di Treviso) non sono né saranno più riassorbiti, mentre le nuove opportunità per i giovani si contano sulle dita di una mano, nonostante l’andamento demografico ci dica che il numero di coloro che vanno in pensione sia superiore a quello dei giovani che entrano nel mercato del lavoro.

Vero è che la Legge Fornero ha notevolmente ridotto i flussi verso l’andata in pensione, ma oltre agli aspetti quantitativi, occorre porre attenzione anche a quelli qualitativi, cioè alle variazioni delle professionalità e delle tipologie di rapporti di lavoro richieste dall’odierno mercato di lavoro. La flessibilità è il nuovo verbo dello sviluppo economico, ma spesso si trasforma in una precarietà che non garantisce futuro. E allora siamo tutti aggrappati alle variazioni congiunturali dello “zero virgola”: l’aumento del PIL dello “zero virgola”, l’aumento dei consumi dello “zero virgola”, l’aumento dell’occupazione dello “zero virgola”, e così via, in attesa di giorni migliori.

In realtà anche a uno sprovveduto è ormai chiaro che solo un riequilibrio strutturale della distribuzione del reddito a favore di chi ha meno, potrà consentire una stabile ripresa dei consumi, della produzione e del PIL, riducendo contemporaneamente il malgoverno della finanza che una qualche ricaduta ha avuto nel nostro territorio con le vicende di Veneto Banca e della Popolare di Vicenza. Finora dobbiamo purtroppo constatare che l’avidità di pochi ha avuto ancora ragione sulle necessità e sulle convenienze di molti.

A tutto questo è collegato l’andamento critico dello stato sociale: meno occupazione uguale meno contributi. A cui corrisponde, specularmente, “più anziani, più domanda sociale”. Da qui hanno preso le mosse la riforma del sistema previdenziale (ma la riforma Fornero non sarà l’ultima) e la riorganizzazione del sistema sanitario veneto (verso la razionalizzazione e gli accorpamenti). Basterà?

Il sindacato è stato scosso da queste profonde trasformazioni e sta gettando le fondamenta di un nuovo modo di stare efficacemente dentro a questi processi. La contrattazione decentrata e di welfare territoriale, in una fase così delicata, risulta ancora più fondamentale, e una sua unitaria riforma, spostata più sul territorio e sulla partecipazione dei lavoratori, è auspicabile. In questo senso confidiamo in un maggiore impegno e coinvolgimento da parte di tutte le associazioni trevigiane di rappresentanza.

Allo stesso tempo, è oggi più che mai necessario affrontare seriamente e organicamente il  problema dell’immigrazione e dei profughi, che dalle nostre parti è stato (solo apparentemente) “silenziato” dal fatto che gli sbarchi dei disperati stanno avvenendo più in Grecia che in Italia. La questione, con il suo grande carico di contraddizioni, non ha trovato né in Europa, né in Italia, né a Treviso (il problema è anche di Comuni, non solo della Prefettura) una adeguata soluzione, nemmeno di tipo transitorio.

E infine la politica, chiamata a governare un cambio di fase per la quale non era e non è preparata. La qualità della classe politica è quella che è, e non riesce a capire e a far capire che è l’Europa l’unico soggetto idoneo ad affrontare adeguatamente tutte queste nuove problematiche economiche e sociali.

Non ci sono dubbi: il periodo che abbiamo di fronte sarà pieno di difficoltà, ma va ricordato che è proprio in questi frangenti che gli italiani (e i trevigiani) hanno sempre saputo dare il meglio di sé.

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