Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Celebrazione in cimitero a Treviso presieduta dal Vescovo
Mercoledì 1° novembre, nel cimitero maggiore di Treviso, a San Lazzaro, il vescovo Michele Tomasi ha presieduto la celebrazione con la benedizione delle tombe. Presenti i parroci della città e un bel gruppo di fedeli.
“Donna, perché piangi?”: è la domanda che fanno i due angeli a Maria Maddalena, il mattino di Pasqua, nel luogo dove era stato posto Gesù, ed è la domanda che le rivolge subito dopo Gesù stesso, che lei scambia per il custode del giardino. “Non lo riconosce – ha spiegato il Vescovo – perché di fronte alla morte e alla sofferenza di qualcuno a noi caro, facciamo fatica a dare un senso a quello che succede. La cosa più naturale è piangere, perché si è colpiti e feriti, perché c’è un mondo di relazioni che si frantuma, che non c’è più. E Maria si giustifica per quel dolore (“Hanno portato via il mio Signore”). C’è il profondo amore, il prenderci cura in questo pianto di Maria Maddalena – ha sottolineato il Vescovo -. Ma il senso di quella domanda è il chiamare la donna per nome. In quel momento lei riconosce il suo Signore, la relazione d’amore si fa viva, lei vede e crede all’incredibile, all’impossibile, al fatto che colui che era morto e sepolto, è vivo, non è tra i morti. Essere chiamata per nome cambia la prospettiva di Maria, lei non si “inventa” la risurrezione, lo riconosce risorto. Se non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede, dice san Paolo”.
E’ giusto piangere, ha ricordato mons. Tomasi, ma noi siamo qui “perché le nostre relazioni non sono finite, frantumate, ma sospese, in una dimensione non di immediatezza, come avremmo bisogno che fossero, ma continuano ad esserci, perché il Signore è risorto. Siamo qui, nel posto dove facciamo memoria dei nostri cari, siamo in relazione con loro nella vita del Cristo risorto, e con lui siamo veramente in relazione con loro, che sono vivi di quell’amore e di quella vita promessa dal Signore”.