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San Pio X: un gruppo di volontari da alcuni anni accoglie visitatori e pellegrini nella casa natale e nel museo

Le interviste: “Qui arrivano anche persone che chiedono delle grazie e vengono a ringraziare per un beneficio ricevuto. Molti stranieri passano perché in varie parti del mondo ci sono chiese, edifici, istituzioni che portano il nome di san Pio X. Vengono qui per visitare la sua casa natale e per conoscere le sue origini”
08/10/2023

Entrare a casa Sarto è ancora come essere in famiglia. L’uscio, i mobili, gli oggetti parlano del giovane Giuseppe, della sua vita con mamma Margherita, papà Giovanni Battista, i fratelli e le sorelle, l’intera comunità di Riese.

Ma chi racconta bene e con amorevole passione la vita di colui che tutto il mondo oggi conosce come san Pio X sono i volontari che da alcuni anni accolgono visitatori e pellegrini della casa e anche del nuovo Museo.

“Siamo una decina – racconta Luigino Favaro – e in genere siamo qui il sabato e la domenica, ci diamo il turno durante tutto l'anno per questo servizio. Quando arrivano comitive in pullman diamo una mano in più, organizzando i visitatori in gruppi più piccoli, anche per rendere la visita più ordinata e sicura”.

Adattarsi alla tipologia di interlocutori è un’altra capacità che le guide hanno acquisito nel corso del tempo. “C’è chi arriva solo per una preghiera - spiega Linda Martignago -, chi è della zona, chi viene da lontano, spesso dall’estero. Ci sono anche persone che vengono per curiosità, gruppi di adulti o di ragazzi, con i quali bisogna avere approcci differenti, sia nel racconto che facciamo, sia per il tempo che c’è a disposizione. In genere una visita completa richiede circa un’ora”.

Ogni visita, quindi, è diversa dall’altra, anche perché, nel parlare di Giuseppe Sarto, cappellano, parroco, vescovo e Papa, gli aneddoti che emergono sono tantissimi. Sono proprio questi a dare il colore e il calore più autentico ai passi che si possono compiere nei due piani della casa natale e nel retrostante Museo. “Facciamo dei richiami a quella che è stata la sua vita - aggiunge Linda -, sia come ministro della Chiesa, come uomo, come bambino con la famiglia. Da qui si capiscono molte cose di quello che poi Giuseppe Sarto è diventato”.

La casa di famiglia di Luigino è sul retro di quella dei Sarto e per la costruzione del Museo è stata ceduta una porzione di terreno. “Qui arrivano anche persone che chiedono delle grazie e vengono a ringraziare per un beneficio ricevuto. Molti stranieri passano di qui perché in varie parti del mondo ci sono chiese, edifici, istituzioni che portano il nome di san Pio X. Vengono qui per visitare la sua casa natale e per conoscere le sue origini e la sua storia”.

I volontari coinvolgono i visitatori raccontando del “loro” Pio X con competenza e profondità, consapevoli che quel ragazzo, nato tra quelle mura e vissuto in quel contesto sociale, religioso e culturale, non è più solo di Riese, ma di tutto il mondo. “Quando ne parlo – dice Linda, con una punta di commozione - mi sento partecipe e lo trasmetto anche agli altri con gioia. Mi immedesimo nel racconto e, anche se a fine giornata sono talvolta stanca, torno a casa contenta felice. Anche quando ho sentito l’annuncio che sarebbe tornato qui a Riese per alcuni giorni, mi sono emozionata”.

La presenza di san Pio X, che è anche fisica in questi giorni, è una costante spirituale della sua comunità natale, che lo ha visto crescere nella frequentazione della chiesa parrocchiale e del santuario delle Cendrole. “Certamente – sottolinea l’arciprete don Giorgio Piva –, la figura di San Pio X in questi ultimi anni è stata riscoperto nella sua attualità, tirandolo fuori da quella nicchia, non bella, di tradizionalista, dove qualcuno aveva voluto confinarlo. In realtà papa Sarto è stato per la sua epoca un grande riformatore, un uomo che, avendo contezza e conoscenza della situazione di tutti i livelli della Chiesa, proprio per la sua esperienza, ha operato per riformarla e renderla più adeguata ai tempi e più capace di rispondere alle sfide che allora si ponevano”. Oltre agli aspetti dottrinali e pastorali, c’è un altro tratto della personalità di Pio X che emerge anche a più di un secolo di distanza. “Ha saputo vivere nella semplicità, perché, anche da papa, ha conservato uno stile francescano di vita, da persona povera, fedele al Vangelo e totalmente dedito alla Chiesa. E questa consapevolezza è molto radicata nella gente semplice. Lo si nota molto qui a Riese, ma anche fra la gente che viene qui in pellegrinaggio anche da lontano”.

Ad aiutare i volontari nello studio e nella formazione è stato lo storico locale Ruggero Ambrosi. “Già alcuni anni fa seguivo e accompagnavo anch’io i pellegrini. Poi ho fornito a volontari le informazioni principali da condividere coi visitatori, partendo dalle principali pubblicazioni fra le tantissime che sono state realizzate in questi anni. La ricerca storica consente di scoprire sempre qualche aspetto e qualche dettaglio nuovo. Credo che la recente ristrutturazione e il nuovo allestimento del museo e della casa stiano facendo diventare Riese un posto sempre più importante. Lo è sempre stato, ora speriamo che venga valorizzato ancora di più, partendo dalla generosità gratuità dei nostri concittadini”.

Ad affiancare i laici nel servizio di accoglienza e accompagnamento c’è anche la fraternità Emmaus della Discepole del Vangelo, inserita nell’adiacente casa di accoglienza. “Noi – racconta sorella Marzia Daniel - ci occupiamo di accogliere e accompagnare in questi luoghi, soprattutto nella casa natale e al museo, i pellegrini e anche i turisti che vengono a visitare i luoghi natali di san Pio X. Affluiscono persone di diversa tipologia, provenienza ed estrazione sociale, che vengono qui per diversi motivi, dalla devozione al Santo, alla visita di un luogo che riveste anche un carattere storico, a una semplice visita turistica legata alla visita dei territori circostanti”. Emerge anche l’aspetto spirituale, legato al carisma specifico della loro congregazione. “Cerchiamo di vivere in questi luoghi, accogliendo queste persone e le tante situazioni che ciascuno sta vivendo e per le quali è necessario pregare. Quindi ci sentiamo accolte come religiose nella consegna di queste situazioni e cerchiamo di accogliere a nostra volta le persone e di portarle anche all'interno della nostra vita della nostra preghiera”.

L’intensità della proposta sarà più forte in questi giorni speciali, resi tali proprio dalla presenza delle spoglie mortali di Pio X. “E’ stato bello per noi vedere come il gruppo dei volontari si sia generosamente allargato. E’ sicuramente un bel segno. Dai pellegrini e dai visitatori capiamo che di lui colpisce molto la vicinanza come pastore, soprattutto verso le persone più povere e più bisognose. Ecco questo è l'aspetto che ancora viene sottolineato dalle persone che gli sono devote, ma anche dai tanti che in questi giorni in questo tempo si stanno accostando a questa figura. Il fatto che abbia avuto origini umili è un valore aggiunto nel suo Ministero”. Non è usuale che il corpo di un santo venga spostato dal sepolcro e questo suggerisce una prospettiva. “Le sue spoglie mortali - aggiunge sorella Marzia - , penso e spero che potranno essere un richiamo, come suggerito dal vescovo, al cammino verso una santità, che per tutti è possibile e alla quale tutti siamo chiamati. E questo al di là della nostra provenienza, dell’estrazione sociale, ma nell'ordinarietà che ciascuno di noi è chiamato a vivere”.

Da presidente della Fondazione e sindaco di Riese Pio X, Matteo Guidolin sovrintende anche all’organizzazione materiale degli eventi. “Questa settimana sarà il culmine delle celebrazioni a cui dedicheremo la massima attenzione e il massimo impegno. Ma gli appuntamenti che già si sono svolti e quelli previsti fino a dicembre testimoniano uno sforzo collettivo comunitario, che comporta il lavoro di centinaia di persone. E’ bello che ci sia tutto questo fermento e che i cittadini di Riese in primis, ma non solo, si stiano dando da fare e lo vivano come un momento di comunità e di festa”. Per Guidolin l’attività dei volontari è preziosa e determinante per rendere la visita a Riese un’esperienza accogliente e viva. “Continuo a ringraziarli per il lavoro costante che già facevano, per quello più inteso di questi giorni e per tutto quello che hanno fatto e fanno in silenzio, con grande riservatezza e un po' nascosto. Questo per me assume un valore ancora più alto”. L’evento unico della peregrinatio resterà una tappa fondamentale per la comunità riesina. “E’ una pagina storica che sono orgoglioso di vivere, grazie alla collaborazione tra Comune, Fondazione, parrocchie e diocesi. Mettiamo forse un punto di inizio per una nuova lettura della figura di papa Sarto, non solo da un punto di vista devozionale, ma anche storico. Penso sia stata una figura storica molto importante con un ruolo anche politico, a quell'epoca importante. Spero che questo sia l’inizio di un nuovo modo di intendere la sua presenza e che il santo passi tra noi, ma non passi l’impegno e la festa”.

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