Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Investire su un nuovo patto tra generazioni
Nei giorni scorsi siamo stati lancinati dalle ferite su un neonato di pochi mesi, dovute alle sevizie di un padre poco più che ventenne, iniziate nel mese di luglio scorso, segnalate dall’Ospedale di Padova. La madre ignara. Il motivo di così tanta violenza nei confronti di un bambino resta senza spiegazioni e ci coglie impotenti. Il destino per quel piccolo, per la sua mamma e per il suo fratellino di tre anni, sarà in una struttura protetta, servizio che si attiva ove la prevenzione, la cura e l’educazione sono venuti meno o hanno fallito. La crescita non è mai un atto volontario: si cresce. La cura, invece, dipende dalle nostre attenzioni ricevute e dall’idea che abbiamo introiettato in noi di madre e di padre. Per Eric Berne, ognuno di noi ha scritto per sé la storia della propria vita alla nascita. Quando abbiamo quattro anni, abbiamo deciso le parti essenziali della trama. A sette anni, abbiamo completato la storia. Da allora sino all’età di circa dodici anni, le abbiamo dato dei ritocchi e aggiunto qua e là qualche dettaglio. Nell’adolescenza, poi, abbiamo riveduto il copione aggiornandolo con personaggi più aderenti alla vita reale. Le prime decisioni, che faranno l’uomo e la donna che siamo, derivano da questo tempo. Ha ragione lo psicanalista Massimo Recalcati quando dice che Freud ha dato ai genitori una cattiva notizia, quella cioè, che quello del genitore è un mestiere impossibile. C’è anche una notizia buona, però, precisa Recalcati: “I genitori migliori sono consapevoli di questa impossibilità” e, aggiungo io: non possono essere mai lasciati soli nel compito di crescere un bambino. Una società che si prende cura della sua infanzia rinasce ogni volta che genera un genitore efficace, non perfetto, ogni volta che antepone un parco giochi a un parcheggio per un centro commerciale, ogni volta che legge fiabe al posto di attivare app sui cellulari dei minori, ogni volta che sancisce un patto tra generazioni perché crede che l’infanzia sia il bene comune.