Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Incontro con i musicisti dal Paraguay: esperienza d’ascolto
L’esperienza di incontro e scambio vissuta con alcuni amici provenienti dalla Chiesa di Misiones e ŇNeembucu, in Paraguay, ha messo in luce come la missionarietà si esprima anche nell’atteggiamento di ascolto fraterno di altre Chiese, di altri popoli e culture, delle “meraviglie” che Dio sa compiere nella storia di ciascuno, e anche delle “ferite” che la nostra umanità porta e trasmette. Abbiamo colto come tutte le Chiese siano missionarie e come anche noi, nell’atteggiamento di ascolto, ne cogliamo la bellezza, la ricchezza, il dono, veniamo provocati e anche edificati.
I nostri stessi amici provenienti dal Paraguay, al termine dell’esperienza, hanno riconosciuto non solo di essersi sentiti bene, accolti, ma loro stessi si sono sentiti messi in gioco, chiamati a ripensare la loro storia, rileggerla alla luce della fede; si sono sentiti chiamati a rinnovare il loro impegno nelle comunità cristiane in cui operano, si sono sentiti nei giorni trascorsi con noi, chiamati anche a mettersi in ascolto, di noi, ma anche di loro stessi; hanno, infatti, riconosciuto che “stare insieme”, condividendo il tempo, lo spazio, la vita quotidiana, chiede ascolto e si sono riconosciuti nella loro originalità, che è la bellezza del popolo paraguaiano: un popolo con radici indigene, che ha camminato nella fede cristiana, che si identifica nelle popolazioni dell’interno rurale, ma che guarda, sogna, migra verso la cultura urbana delle grandi città. E ci hanno lasciato la loro esperienza che viene dalla loro storia: l’armonia con il Creato, con la casa comune, espressa anche attraverso la musica, chiede non solo il rispetto della natura, ma saggezza e spiritualità per riscoprirci parte integrante di questa casa, custodi e in sintonia di vita con ogni essere vivente. E ci hanno ricordato che la sintonia di vita diventa poi fraternità con ogni essere umano, e che la bellezza di una società giusta e fraterna è possibile, è credibile perché, seppur tra luci e ombre, si è vista, si è realizzata nella loro storia in quell’incontro del popolo Guarani con i missionari gesuiti.
Condividiamo anche alcune brevi riflessioni raccolte nelle nostre comunità visitate: “Ho potuto far tesoro che l’altro, chiunque sia, è sempre fonte di ricchezza. Le mie origini «contadine» mi hanno sempre aiutato ad amare la terra e l’incontro con la Chiesa del Paraguay mi ha risvegliato quel rispetto che la natura merita (Annalisa, Falzè)”; “Ho avuto modo di trascorrere un tempo di grande serenità con delle persone che con umiltà e amore ci hanno fatto ascoltare i loro brani” (Daniele, Musano), ma anche “la loro storia e cultura” (Laura, Montebelluna), “lasciandoci un segno di viva speranza” (Mario, Mogliano); “ho percepito una fede radicata che in parte invidio (Annalisa, Falzè)”. Infine, il messaggio di ringraziamento del gruppo Scout di Monastier: “ll primo Ringraziamento risalirebbe all’epoca dei padri pellegrini inglesi che colonizzarono l’America del Nord. Arrivati in quella terra lontana e decimati per il lungo viaggio e per le malattie, molti morirono a causa della scarsezza di risorse. La sopravvivenza, soprattutto in inverno, non era facile. Furono aiutati dai nativi locali che insegnarono loro quali semi piantare e quali animali allevare. Da allora si celebra la possibilità che è stata data ai padri pellegrini di sopravvivere in quella terra lontana. Anche la comunità di Monastier ha avuto il privilegio di «essere aiutata» da chi proviene da un mondo così lontano, ma da adesso un po’ più vicino. La loro testimonianza di storia, musica, spiritualità ci ha insegnato che noi non siamo una parte del mondo diversa, ma forse solo più ricca, che non significa necessariamente migliore. La gratitudine oggi è merce rara. Eppure ognuno di noi ne avrebbe bisogno. Ecco perché vogliamo ringraziare gli amici del Paraguay, dedichiamo anche a loro la giornata del Ringraziamento, perché da loro abbiamo ricevuto un grande dono e vogliamo impegnarci a dare testimonianza della loro amicizia” (Luigi Bona, Monastier).