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Battaglia “pasquale” in Ecuador

La Settimana Santa di don Giuliano Vallotto a Paolo Quemado, epicentro della protesta contro le miniere
18/04/2024

Per sua stessa ammissione, resterà una Settimana Santa che non potrà dimenticare. Don Giuliano Vallotto, missionario fidei donum della nostra diocesi in Ecuador, ha celebrato i riti della Settimana, e in particolare del Triduo pasquale, a Palo Quemado, località situata nel cantone di Sigchos, nella provincia di Cotopaxi, nel centro del Paese, a qualche decina di chilometri di distanza dalla capitale, Quito, dove il sacerdote vive. Doveva essere un “semplice servizio”, invece, don Giuliano si è trovato in mezzo alla protesta pacifica della popolazione, repressa violentemente dalla Polizia nazionale e dalle Forze armate, contro i progetti minerari che coinvolgono quel territorio.

In diverse occasioni, infatti, molte persone, organizzazioni comunitarie, chiese, indigeni, contadini e altre voci della comunità di Las Pampas e Palo Quemado avevano espresso il loro malcontento per l’imposizione di un progetto minerario La Plata, gestito dalla società canadese Atico Mining, che mira a estrarre oro, rame, argento e zinco, ed è destinato a colpire nelle sue molteplici espressioni nell’ecosistema.

In quei giorni, la protesta è diventata un’azione di resistenza generalizzata (anche se non condivisa da tutta la popolazione), che ha attirato l’attenzione di tutto il Paese. “Gli abitanti - racconta don Giuliano - hanno resistito in tutti questi giorni, si sono organizzati, non hanno avuto paura «degli elicotteri che li minacciavano a bassa quota», come mi ha detto con fierezza una signora, sono riusciti a far parlare di sé un Paese intero e, pur con la «propaganda ufficiale» a loro sfavore, hanno ottenuto la solidarietà di molte organizzazioni popolari, hanno ricevuto una grande quantità di viveri da parte di molte organizzazioni e, soprattutto, sono riusciti a ospitare più di 2.000 persone, offrendo il pranzo a tutti. Aria di vittoria! Soddisfazione per una impresa sorprendente per loro stessi!”. Forse Davide che sconfigge Golia? “E’ proprio presto per dirlo”, afferma il missionario. Certo, al momento la popolazione ha ottenuto una vittoria e il Ministero dell’Ambiente ha sospeso il progetto.

Certamente, è stata importante, oltre all’intervento del vescovo di Latacunga, mons. Geovanni Paz, la lettera che don Giuliano ha scritto al presidente della Conferenza episcopale dell’Ecuador, mons. Luis Gerardo Cabrera Herrera, arcivescovo di Guayaquil, chiedendo un suo intervento. In effetti, pochi giorni dopo, la Conferenza episcopale si è espressa, chiedendo la risoluzione del conflitto in modo pacifico, difendendo, “al di sopra di ogni interesse, i diritti delle persone e della natura”. In questo contesto, i vescovi chiedevano alle autorità di rispettare le norme legali previste dalla legge, come la consultazione preventiva della popolazione.

In questo contesto, la protesta si è tenuta contemporaneamente ai riti religiosi della Settimana Santa. “La suora che era con me - riflette don Giuliano - mi diceva della sua ammirazione, perché attraverso la Parola abbiamo potuto trovare orientamento dentro i difficili avvenimenti di questi giorni. Però, questo non dovrebbe essere normale? La Parola ci parla della nostra vita e la vita si rischiara con la Parola. Non ci sono soluzioni alla vista, ma c’è chi ci accompagna e oggi e domani continua a far luce, a sostenere, a offrirci quello spiraglio di luce che ci occorre. Alla fine, che l’oro resti dov’è, che le acque scorrano «clarite, pretiose et belle» (come diceva San Francesco,) che le donne della risurrezione e della comunità riescano a tessere dai nuovo i fili interrotti della comunità, che i soldati vadano in porti e aeroporti per scovare per dove passa la morte della droga, che i presidenti dimentichino le loro compagnie che occultano i loro affari, che la fede della gente si faccia più forte e più cosciente, che le macerie sociali rimaste dopo questi avvenimenti siano rimosse e che sia Pasqua”.

Una Pasqua che chiama anche alla riconciliazione. Come ricorda il cooperatore Bepi Tonello, originario di Caerano di San Marco, “per guadagnarsi simpatie le compagnie minerarie «comprano» alcuni dirigenti locali, pagandoli molto di più di ciò che è uno stipendio normale. Inoltre, comprano lotti di terreno a un costo fino a dieci volte superiore a quello reale. Così, le persone che non hanno coscienza sociale credono di aver trovato dei benefattori. Invece, la strategia è quella di dividere la popolazione. Questo effetto negativo è stato già ottenuto a Palo Quemado”.

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