Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Ciad: a Pala inizia a diffondersi il profumo del pane fresco
Con la guida e i suggerimenti di Romeo Bortoluzzi, che ha seguito un analogo progetto per il Perù, dopo mesi di preparazione in Italia per recuperare le attrezzature e le materie prime necessarie ad avviare un forno nella diocesi di Pala, in Ciad, lunedì 13 novembre sono stati prodotti i primi panini e lunedì 20 è iniziato un primo corso per futuri panettieri.
Il progetto “Non solo pane”, coordinato da Elisa Perrini, è sostenuto da più diocesi, compresa quella di Treviso, che nella diocesi di Pala ha una propria missione fidei donum.
Romeo è partito il 4 novembre per organizzare la nuova struttura e soprattutto per curare la formazione di 16 allievi, ma altri sono in lista di attesa; il corso e la formazione si avvalgono di un manuale illustrato, preparato appositamente in lingua francese. Si prevede, infatti, sia una parte teorica che una pratica, relativa alla panificazione e alla pasticceria.
Scrive Romeo: “La settimana scorsa, dopo la selezione e la prima lezione didattica e conoscitiva, ho consegnato loro un disciplinare su come ci si comporta in panificio. Ho lasciato agli allievi un paio di giorni per studiarlo e stamattina (20 novembre) ho fatto le prime verifiche: bene, proprio bene. Alla fine della mattinata hanno degustato i tre primi prodotti realizzati insieme. A ciascuno poi sono state lasciate una treccia, una baguette e una croccantella e così sono tornati entusiasti nelle loro povere case”.
Naturalmente, quando si è diffuso il profumo del pane fresco, sono subito arrivati dei bambini a chiedere un panino. Per ora è difficile accontentarli, ma in futuro... Continua Romeo dicendo: “Vorrei tanto che assaporassero la bontà di quello che non hanno mai avuto e che noi con troppa superficialità buttiamo nella spazzatura. Per questo ho chiesto al vescovo, mons. Dominique Tinoudji, che alla fine dei corsi vorrei curare in modo particolare tre allievi che scelgano di impegnarsi seriamente a produrre il pane per tutta la comunità. Spero di riuscirci”. Dall’Italia, oltre alla farina di frumento, erano partiti un forno, un’impastatrice planetaria, un lavello, un tavolo, una formatrice e tutto il materiale da banco necessario. “Qui inserisco in percentuale, anche la loro farina di miglio e quella di mais. E’ un esperimento che spero vada a buon fine per poterli rendere il più autonomi possibile. Sono contento di mettere a loro disposizione tutto il mio sapere e la mia fantasia, perché possano crearsi un futuro migliore”, conclude Romeo.