Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Ucraina, mille giorni faccia a faccia con la guerra
È da poco passata la mezzanotte che sancisce l’inizio del millesimo giorno di guerra: 24 febbraio 2022-19 novembre 2024. Scatta l’allarme bombe. Dal telefonino giunge il messaggio-incubo che ormai conoscono anche i sassi (viene ripetuto, infatti, decine di volte, ogni giorno e notte!): “Allarme aereo. Andate nel rifugio più vicino”.Vado subito a cercare le App dove trovo tutte le informazioni che ci vengono fornite in tempo reale: “Minaccia Uav (sigla per l’arrivo di bombe o droni). Allarme aereo nella città di Kyiv... Kyiv-periferia esplosioni”. In effetti sento, seppur in lontananza, il loro tonfo. E’ la conseguente risposta alla notizia che i “signori della guerra” hanno concesso all’Ucraina la possibilità di lanciare, in territorio russo, i missili Atacms.
L’ennesimo attacco e le esplosioni mi hanno distratto. Volevo infatti iniziare il ricordo di questa mesta ricorrenza citando il Salmo 89:“Signore tu sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione... Mille anni, ai tuoi occhi, sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte...Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore”.
Un Salmo che ci invita a contare questi 1.000 giorni non con “la forza delle armi”, ma con la “sapienza del cuore”. Sapienza del cuore vuol dire comprendere che siamo fatti di relazioni alle quali, per il bene di tutti, dobbiamo dedicare attenzioni e cure. Ed è attraverso essa che oggi non mi limito solo a denunciare la miseria della guerra; l’esperienza che vivo da quasi tre anni mi ha insegnato che anche all’interno di una tragedia, com’è quella di una guerra, può esserci un momento di grazia.Potrei, a riguardo, ricordare centinaia di volti, raccontarvi mille episodi, mille storie, mille incontri, dove ho e abbiamo sperimentato quanto la Divina Provvidenza sia stata per noi e per quanti stiamo ancora incontrando ogni giorno, “grazia”, consolazione e aiuto concreto.
“A volte mi spavento al pensiero della quantità di miseria umana che esiste in tutto il mondo in questo momento: milioni di persone divise, angosciate, che sprecano giornate inutilmente senza contare la tortura, il dolore, la morte, le perdite, l’ingiustizia.Se l’angoscia si potesse vedere, quasi tutto questo mondo ottenebrato sarebbe avvolto in una nuvola densa di vapore scuro, nascosto agli occhi stupiti del cielo!»
(Lettera del 30 aprile 1944)
Questo è quanto scriveva John Ronald Tolkien in una lettera indirizzata al figlio, mentre questi si trovava al fronte. Nessuno, allora come oggi, può illudersi che questa «miseria» e questa «angoscia» verranno superate in modo semplice.
Abbiamo imparato, tra un bombardamento e l’altro, a non essere ingenui e tanto meno fatalisti.Quando qualche politico dall’estero afferma, per esempio: “Farò di tutto per fermare la guerra”, l’esperienza ci dice che non è così facile adempiere a queste promesse, perché la realtà è un po’ diversa.Quindi, la gente non si illude più di tanto. Sono anzi convinto più che mai che la nostra missione non sia quella di rafforzare le illusioni, ma piuttosto di annunciare il Vangelo e ridare speranza ad una popolazione che sta lentamente cadendo nella disperazione. Credetemi.
Nella nostra esperienza di prossimità e contatto quotidiano con quanti stanno vivendo l’incubo di questi 1.000 giorni di aggressione russa, abbiamo cercato di vincere il male con gesti di carità, vicinanza e accoglienza.Dove altri odiavano, abbiamo cercato di amare; dove altri distruggevano, abbiamo cercato di costruire; dove altri ferivano abbiamo cercato di rimarginare, sostenere, incoraggiare, leggendo i fatti attuali con uno sguardo meno politico possibile, ma che cogliesse il germogliare (anche timido) del bene, sperando e pregando perché pure la situazione attuale si risolva. Come diceva ancora Tolkien, nella lettera citata: “Ma c’è ancora qualche speranza che le cose per noi possano migliorare, anche sul piano temporale, per grazia di Dio. E anche se abbiamo bisogno di tutto il nostro umano coraggio e di tutte le nostre risorse naturali e di tutta la nostra fede religiosa per affrontare il male che ci può capitare, tuttavia possiamo pregare e sperare. Io lo faccio”.
A distanza di 1.000 giorni dall’inizio della invasione russa in Ucraina anche noi continuiamo, senza sosta e paura alcuna, ad operare, pregare e sperare.Invitiamo, ancora una volta, tutti voi a farlo con noi ringraziando quanti ci sono stati vicini in questi lunghi mesi.
“Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio.Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta”.
Nei giorni scorsi una scolaresca di terza elementare (nella foto) ha aiutato nel servizio i volontari che offrono un pasto caldo al gruppo di poveri, sfollati e profughi che provengono dalle zone di guerra. Per tutti c’era anche un piccolo regalo confezionato da loro stessi.Per me è il gesto più bello che abbia potuto vedere in questi 1.000 giorni. Educare alla solidarietà in tempo di guerra è veramente una proposta alternativa. E’ la carità che vince e unisce, dà speranza e futuro anche oggi, millesimo giorno di guerra. (don Moreno Cattelan)