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Libano: profughi in fuga, è emergenza

Intervista a padre Michel Abboud, presidente della locale Caritas: “Abbiamo bisogno di voi”

“I nostri bambini e le nostre famiglie hanno bisogno di voi. Non ci vergogniamo di chiedere aiuto. Perché aspettano un barlume di speranza, che qualcuno stia loro accanto in questo momento buio. Migliaia di persone aspettano nei rifugi e noi siamo pronti ad aiutare, se solo avessimo le risorse a disposizione”.

E’ l’appello lanciato da padre Michel Abboud, presidente di Caritas Libano, dopo i sempre più intensi bombardamenti di Israele, che ieri ha colpito 1.600 obiettivi di Hezbollah. Al momento in cui scriviamo, è salito ad almeno 558 morti il numero delle vittime e 1.835 i feriti a causa dei raid aerei israeliani, come riferito dal ministro della Sanità libanese Firass Abiad. Tra le vittime anche 50 minori, 94 donne e 4 paramedici. La popolazione è in fuga dal sud del Paese, gli ospedali sono al collasso e le scuole sono state trasformate in campi profughi. Padre Abboud teme che ci possano essere anche vittime e danni nelle comunità cristiane: “Purtroppo, Hezbollah aveva dei luoghi anche nei villaggi cristiani e Israele ha bombardato questi centri, certamente ci sono stati tanti danni”.

“La guerra ci ha colti di sorpresa – ammette il presidente di Caritas Libano –. Ha spostato le nostre famiglie e appesantito i nostri cuori. Non ci saremmo mai aspettati che le cose potessero degenerare a questo punto”. “Stiamo vivendo momenti molto difficili - confida - caratterizzati da un senso di incertezza e di paura. La popolazione è preoccupata per l’escalation delle tensioni nella regione e questo aumenta i timori riguardo al futuro. C’è un senso di ansia e di tensione soprattutto nelle famiglie che hanno affrontato tante crisi. Ci sono famiglie che hanno lasciato le case e sono arrivate senza niente nei rifugi”.

Dichiarato lo stato d’emergenza

“Tutti sono in stato di massima allerta, stanno facendo l’impossibile per aiutare ogni persona anziana, ogni bambino, padre e madre – racconta -. Queste persone hanno lasciato tutto alle spalle: ricordi, case e beni. Tutto ciò che hanno ora è la loro vita, salvata per puro caso, e continuano a cercare un rifugio per proteggersi dalla paura e dalla fame”. Molti sfollati si sono rivolti ai centri Caritas chiedendo: “Cosa potete offrirci?” “La nostra risposta è stata: «Vi daremo tutto ciò che possiamo»”.

Già numerosi profughi

“Centinaia di famiglie hanno abbandonato le loro case, fuggendo dalle fiamme della guerra e dall’ombra della morte, alla ricerca di un posto sicuro in cui rifugiarsi”. Le Caritas stanno intervenendo attivamente, fornendo aiuti di emergenza, inclusi generi alimentari, acqua, assistenza sanitaria, offrono supporto psicologico e sociale ai rifugiati, in particolare ai bambini e alle donne. Collaborano inoltre con altre organizzazioni umanitarie per ottimizzare le risorse e rispondere alle necessità più urgenti.

L’aiuto della Caritas

“Il nostro aiuto consiste nell’assicurare cibo, medicine e aiuto psicologico - spiega padre Abboud -. I nostri giovani sono andati nelle scuole dove sono accolti gli sfollati per dare una mano. Noi, come Caritas, fin dal primo giorno, dal 9 ottobre 2023, siamo pronti ad aiutare quando ci sono problemi a livello di sicurezza”.

C’è bisogno di beni essenziali per sopravvivere. “Ma la dolorosa verità - conclude padre Abboud - è che le nostre risorse sono scarse, poiché abbiamo già fornito ciò che avevamo a coloro che soffrono ancora per le crisi in corso in Libano. Abbiamo offerto loro medicine, trattamenti e consulenze mediche, nonché la nostra presenza e il nostro continuo supporto. Oggi hanno bisogno di beni essenziali per sopravvivere: cibo, materassi, medicine e prodotti igienici di base”.

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