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La Siria prova a rinascere, c’è anche la caritas


“Siria, luci e ombre di una rivoluzione” è il tema dell’incontro, promosso dagli uffici diocesani che già hanno dato vita a “Bilanci di pace”, e che si terrà giovedì 6 marzo, alle ore 20.30, in Seminario vescovile, a Treviso. Ospite sarà Davide Chiarot, referente della Caritas italiana nel Paese del Medio Oriente, che ha in passato vissuto nella Casa della carità di Treviso, condividendo un lungo tratto di strada con la Caritas tarvisina.
Abbiamo contattato Chiarot, che si trova per qualche settimana in Italia, in attesa di ripartire per la Siria, la prossima settimana.
Com’è la situazione nel Paese dopo la caduta del regime di Assad, a inizio dicembre?
La definirei una situazione interessante, anche se ancora non chiara. Proprio in questi giorni, si tiene una conferenza nazionale, che ha l’obiettivo di riunire vari attori della società siriana per fissare alcuni punti condivisi, per esempio sulla nuova Costituzione, o sull’economia, per dare al Paese un assetto stabile. Si percepisce un clima di speranza, anche se non c’è tantissima chiarezza sui partecipanti, e sono sul tappeto diversi nodi, dalla presenza dei kurdi, a quella delle forze israeliane a sud. A questa conferenza sono presenti soprattutto realtà dalla società civile, non partiti organizzati, poiché non si vuole rischiare di coinvolgere qualcuno che abbia avuto legami con il regime di Assad. Ci sono anche rappresentanti delle religioni, ma, appunto, c’è incertezza su chi gestirà questo processo.
Tra gli osservatori c’è incertezza sulle reali intenzioni del gruppo islamista, guidato da al-Jolani, che ha preso il potere. Il timore è che si affermi un islam radicale, anche se in queste prime settimane ha prevalso una visione più tollerante.
Questa è la domanda che si pongono tutti, siamo in fase di attesa, ed è impossibile rispondere. Si può dire che, in queste prime settimane, nulla ha rafforzato la tesi più allarmistica. Il presidente al-Jolani ha, finora, parlato in modo forte e chiaro.
Come vengono vissuti in Siria i momenti di tregua a Gaza e in Libano?
Devo dire che la situazione della Siria, dopo tanti anni di guerra, è così complessa e drammatica, che non c’è modo di guardarsi attorno.
Come la Caritas collaborerà al processo di ricostruzione del Paese?
C’è un lavoro normale che sta riprendendo, e già questo è molto importante. Cito, inoltre, due nuovi promettenti progetti. Caritas Siria ha chiesto a Caritas italiana di accompagnarla per affrontare un piano strategico di cinque anni. Si tratta di una sfida interessante, perché non saremo chiamati soltanto a gestire le emergenze, ma anche la parte educativa e pastorale, ad accompagnare il cammino delle comunità. Un secondo progetto riguarda l’educazione alla pace e alla riconciliazione, al centro giovani di Damasco, rivolto alle nuove generazioni. Collegato a questo progetto, segnalo che Caritas italiana ha vinto un bando del ministero degli Esteri italiano, per un progetto, intitolato “Peacement”, che ha come destinatari 16 Paesi del Mediterraneo, compresa la Siria, per educare alla pace, al dialogo, alla riconciliazione. Per ogni Paese, verranno coinvolti un operatore Caritas e un giovane. Si inizierà, prossimamente, con un incontro in presenza, a Cipro. Si tratta di un’iniziativa molto importante, che va nella direzione dei ripetuti inviti rivolti da papa Francesco sul Mediterraneo.