martedì, 01 aprile 2025
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Il prezzo della guerra per i bambini della Repubblica democratica del Congo

Intervista a Jean François Basse, rappresentante Unicef nel Paese

La situazione nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo (Rdc) sta diventando sempre più instabile e sta portando a sfollamenti di massa. Solo negli ultimi tre mesi, nelle province del Nord Kivu e del Sud Kivu sono state sfollate altre 800 mila persone, di cui almeno 300 mila sono bambini.

In una situazione sempre più instabile, con i combattimenti che si incentrano sul controllo di Goma e Bukavu, capoluoghi delle due province della regione del Kivu, le famiglie hanno abbandonato i campi di sfollamento alla periferie della città e si sono trasferite in altre località del centro. Alcune di queste persone si sono spostate per la terza, quarta o addirittura quinta volta nelle ultime settimane.

Il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia ha denunciato più volte la grave crisi umanitaria nel Paese e le continue violazioni dei diritti umani. Abbiamo intervistato Jean François Basse, rappresentante ad interim dell’Unicef nella Rdc.

Nelle scorse settimane avete lanciato l’allarme che i recenti attacchi contro i bambini, nella parte orientale della Rdc, hanno raggiunto livelli senza precedenti, tra cui stupri e violenze sessuali. Può illustrare meglio cosa sta succedendo?

L’Unicef è profondamente preoccupata per il significativo aumento delle segnalazioni di gravi violazioni contro i bambini in alcune zone della parte orientale della Repubblica democratica del Congo. Il numero di incidenti è triplicato dall’ultima escalation di violenza iniziata il 24 gennaio 2025 (assedio di Goma da parte del movimento M23, prima della sua capitolazione, ndr). In questo periodo, i dati rivelano che i casi di violenza sessuale sono aumentati di oltre due volte e mezzo, i rapimenti sono sestuplicati, le uccisioni e le menomazioni sono aumentate di sette volte e gli attacchi a scuole e ospedali si sono moltiplicati per 12. Il conflitto sta dilaniando le famiglie, causando una diffusa insicurezza e sta rapidamente minando i progressi compiuti negli ultimi anni. I bambini vulnerabili, compresi quelli che vivono per strada, ci dicono di temere per la loro vita. Chiediamo urgentemente a tutte le parti in conflitto di porre immediatamente fine a queste terribili e gravi violazioni contro i bambini.

La violenza sessuale è diventata sistematica e viene utilizzata come “arma di guerra”. Quanto sono diffuse queste pratiche di violazioni dei diritti umani verso i bambini e le bambine?

Stiamo ricevendo notizie orribili di gravi violazioni contro i bambini da parte delle parti in conflitto, tra cui stupri e altre forme di violenza sessuale a livelli che superano qualsiasi cosa abbiamo visto negli ultimi anni. Durante la settimana dal 27 gennaio al 2 febbraio 2025, i partner dell’Unicef hanno riferito che il numero di casi di stupro trattati in 42 strutture sanitarie a Goma e dintorni è quintuplicato. Di quelli curati, il 30% erano bambini. Le cifre reali sono probabilmente molto più alte, perché molti sopravvissuti sono riluttanti a farsi avanti. I nostri partner stanno esaurendo i farmaci utilizzati per ridurre il rischio di infezione da Hiv dopo una violenza sessuale. Purtroppo, ogni volta che assistiamo a un aumento dell’insicurezza e della criminalità, derivante dai conflitti, e a un aumento dei livelli di povertà, le donne e le ragazze sono esposte a rischi molto più elevati di violenza sessuale mentre viaggiano, ad esempio, per procurarsi acqua pulita, legna da ardere o per qualche attività.

I minori sono utilizzati anche come bambini soldato in Rdc?

L’Unicef è seriamente preoccupata dalle notizie relative alle iniziative di reclutamento di massa dalle parti in conflitto nei confronti dei giovani, che aumentano significativamente il rischio di rapimento e arruolamento di bambini. La Rdc vanta già uno dei più alti numeri di casi verificati di reclutamento di bambini nei conflitti da quando sono iniziate le registrazioni globali, nel 2005. Data la loro maggiore vulnerabilità, l’Unicef sta lavorando anche nella parte orientale della Rdc, per riunire i bambini non accompagnati alle loro famiglie, dopo che sono rimasti in stato d’abbandono, soprattutto a seguito delle violenze e degli sfollamenti forzati. Un dato in continua crescita, per capire la gravità del fenomeno: dalla recente escalation di violenza, sono stati identificati 1.200 bambini, di cui 720 riuniti con successo. Continuano gli sforzi per collocare i bambini rimasti in famiglie affidatarie, come misura protettiva, mentre si localizzano le loro famiglie.

E poi c’è il tema delle gravidanze in tenera età per le bambine...

Con i livelli di violenza sessuale a cui stiamo assistendo, anche nei confronti dei giovani adolescenti, le gravidanze sono certamente probabili. Ma più ampiamente, nel nostro lavoro sul campo, incontriamo molte giovani donne incinte e neonati coinvolti nella violenza e nello sfollamento. Con servizi sanitari limitati, difficoltà di accesso ad acqua pulita e cibo, interruzioni dei servizi di vaccinazione dovute alla chiusura dei centri sanitari e frequenti spostamenti, che a volte comportano diversi giorni di cammino, è un momento molto difficile per chiunque sia incinta o abbia bambini piccoli.

L’istruzione per tutti può essere la via maestra per costruire la pace attraverso le nuove generazioni?

L’istruzione svolge un ruolo chiave nella pace e nello sviluppo. Se l’attuale crisi avrà un impatto a lungo termine sull’istruzione nella parte orientale della Rdc, la prossima generazione avrà meno possibilità di lasciarsi alle spalle il ciclo di violenza. Oltre a sviluppare l’apprendimento e le capacità umane, le scuole sono luoghi vitali di protezione da abusi e violenza, come i matrimoni precoci, il lavoro minorile, la violenza di genere e il reclutamento minorile. Purtroppo il recente inasprimento del conflitto ha portato alla chiusura di 2.500 scuole nelle province del Nord e del Sud Kivu, con il risultato che si stima che almeno 330 mila bambini non vadano a scuola.

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