Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Gaza, strage in ospedale
Sarebbero circa 300, ma alcune fonti parlano di 500, le vittime di un attacco che, secondo un portavoce del ministero della Sanità di Hamas, martedì sera ha colpito l’ospedale battista Al-Ahli Arabi nel centro di Gaza City. Il nosocomio ospitava al suo interno un migliaio di sfollati, ha spiegato alla Bbc il canonico Richard Sewell, uno dei maggiori esponenti a Gerusalemme della Chiesa anglicana, che finanzia l’ospedale, totalmente indipendente da ogni fazione di Gaza. Alla fine della settimana scorsa, è il suo racconto, circa seimila abitanti di Gaza, quasi tutte famiglie, si erano rifugiati nel cortile dell’ospedale che il 14 ottobre è stato colpito una prima volta, provocando il ferimento di quattro persone. Dopo questo attacco aereo la maggior parte degli sfollati ha lasciato l’ospedale, ma mille persone sono rimaste. Molti dei feriti sono donne e bambini.
L’Esercito israeliano ha attribuito la totale responsabilità della strage a un razzo della Jihad islamica. Sulla base di “informazioni di intelligence, la causa dell’esplosione all’ospedale di Gaza è un fallito lancio di un razzo della Jihad Islamica”.
Le reazioni
Forti le reazioni internazionali per la strage all’ospedale: di “attacco barbarico” parla il ministero degli Esteri turco. Dello stesso tenore il commento iraniano che stigmatizza: “un feroce crimine di guerra”. Il ministero degli Esteri del Qatar afferma: “L’espansione degli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza per includere ospedali, scuole e altri centri abitati è una pericolosa escalation”. Russia e Emirati Arabi Uniti hanno chiesto una riunione urgente e aperta del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Secondo il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel il raid “non è in linea con il diritto internazionale”.
Durissima condanna del Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc), che ha espresso “indignazione e shock” per la notizia dell’attacco all’ospedale. Per il segretario generale del Wcc, Jerry Pillay, “l’attacco equivale a una punizione collettiva, che è un crimine di guerra secondo la legge internazionale”.
La notizia della strage all’ospedale anglicano ha suscitato “sgomento” all’interno della piccola comunità cristiana gazawa, in larga parte rifugiata nella parrocchia latina della Sacra Famiglia. A riassumere lo stato d’animo dei cristiani locali è suor Nabila Saleh: “In questo momento non riesco a non pensare alla sofferenza delle persone colpite. Si spendono miliardi per i missili e le armi mentre nel mondo c’è gente che muore di fame e di sete. Le cosiddette democrazie parlano di diritti umani, ma questi vivono solo sulla carta. La nostra terra gronda sangue. Non abbiamo nessun luogo dove andare a chiedere pace. Non abbiamo nessuno, solo Te. In Te riponiamo speranza e giustizia”.