Da quasi un mese, nella sua malattia, Francesco è sostenuto giorno e notte da una incessante preghiera...
Gaza di nuovo sotto le bombe

“Stanotte è stata dura. Poco dopo le due di questa mattina siamo stati svegliati dal frastuono delle bombe e subito abbiamo udito le grida delle persone in strada. Sembra di stare in un girone dantesco. Le notizie che arrivano da diverse zone di Gaza sono drammatiche”. A parlare, martedì 18 marzo, è il parroco della Sacra Famiglia, l’unica parrocchia cattolica della Striscia di Gaza, padre Gabriel Romanelli, che così commenta i raid aerei notturni lanciati da Israele a Gaza, decretando, di fatto, la fine della tregua che durava da quasi due mesi. Il bilancio dei raid sarebbe di oltre quattrocento morti, molti i bambini. “Secondo le notizie, centinaia di persone sono state uccise, tra cui più di 130 bambini, il che rappresenta il più alto numero di bambini morti in un solo giorno nell’ultimo anno”, la denuncia della direttrice generale dell’Unicef, Catherine Russell.
“Qui nella parrocchia la situazione è sostanzialmente tranquilla - aggiunge il religioso -. Stiamo in ansia. Abbiamo sospeso tutte le attività esterne per motivi di sicurezza e attivato delle squadre di emergenza per cercare di aiutare le persone che si trovano adesso nel bisogno. Continuiamo a pregare Dio che risparmi altre sofferenze alla gente di Gaza. Che il Signore ci aiuti tutti a uscire da questo incubo che è la guerra. Nessuno sa dire cosa accadrà adesso”.
Duro lo scambio di accuse tra Israele e Hamas: Netanyahu accusa Hamas di non voler rilasciare gli ostaggi e respingere le proposte dei mediatori. Per Hamas, il premier israeliano sta usando la guerra come “ancora di salvezza” politica esponendo gli ostaggi (59, di cui 22 si ritiene ancora vivi) a Gaza “a un destino sconosciuto”. Ancora più dura la risposta del ministro della Difesa israeliano, Israel Katz: “Non smetteremo di combattere finché tutti gli ostaggi non saranno tornati a casa e tutti gli obiettivi di guerra non saranno stati raggiunti”. L’esercito israeliano (Idf) ha giustificato gli attacchi a Gaza spiegando di aver identificato preparativi di Hamas per lanciare nuovi attacchi contro Israele.
La nuova campagna militare dell’Idf, secondo quanto riportato dal Times of Israel è “Strenght and sword”, “Forza e spada”. Dall’esercito sono arrivati anche nuovi ordini di sgombero per gli abitanti di alcune zone della Striscia di Gaza. Su X il portavoce Idf, Avichay Adraee, ha chiesto ai gazawi di lasciare immediatamente le aree di Beit Hanoun, Khirbet Khuza’a, Abasan al-Kabira e Abasan al-Jadida, definite “zone di combattimento” per trovare riparo nella parte occidentale di Gaza City o a Khan Younis. Sulla ripresa dei raid si è espresso anche Muhannad Hadi, coordinatore dell’Ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite (Ocha): “Ondate di attacchi aerei si sono verificate nella Striscia di Gaza fin dalle prime ore del mattino. Rapporti iniziali e non confermati indicano che centinaia di persone sono state uccise. Ciò è inaccettabile. Un cessate il fuoco deve essere ripristinato immediatamente. La popolazione di Gaza ha sopportato sofferenze inimmaginabili. La fine delle ostilità, assistenza umanitaria continua, rilascio degli ostaggi e ripristino dei servizi di base e dei mezzi di sostentamento delle persone sono le uniche vie d’uscita”.
In un comunicato, Caritas internationalis condanna la ripresa degli attacchi aerei su Gaza e chiede un cessate il fuoco immediato per prevenire ulteriori morti tra i civili. Il bombardamento, denuncia Caritas, “è una grave violazione del diritto internazionale umanitario. La protezione di vite innocenti deve essere la massima priorità”. “Le condizioni a Gaza - ricorda l’organismo cattolico - erano già catastrofiche, con persone che vivevano in carestia, senza cibo, acqua, riparo, rimozione delle acque reflue o qualsiasi servizio di base affidabile. Il blocco degli aiuti e i nuovi attacchi aggraveranno drasticamente la situazione”. Da qui l’appello della Caritas per chiedere “un cessate il fuoco immediato e un accesso umanitario senza restrizioni. Le parti in conflitto e l’intera comunità internazionale ne facciano una priorità immediata”, afferma Alistair Dutton, segretario generale di Caritas Internationalis. Caritas è “solidale con tutti coloro che sono stati colpiti da questa rinnovata violenza e sollecita tutte le parti, in particolare lo Stato di Israele, a cessare immediatamente le ostilità. I civili non devono mai essere bersagli”.