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Cambiamento climatico: ancora inondazioni in Brasile

Un grande disastro ha colpito il Rio Grande do Sul, dove molti sono di origine veneta
16/05/2024

Le origini non mentono. Le colline del Rio Grande do Sul, lo Stato brasiliano più meridionale assomigliavano, e non poco, fino a qualche settimana fa, al paesaggio del Veneto, dolcemente modellato dal lavoro umano e ricco di vigneti. Assomigliavano, perché a fine aprile acqua e fango si sono portati via tutto: case, vigneti, in qualche caso interi paesi, e anche circa 150 persone, vittime di lunghe giornate di maltempo.

Per molti anni attivo nella pastorale della terra, missionario e biblista, Sandro Gallazzi, vive attualmente proprio nel cuore del Rio Grande do Sul, a Bento Gonçalves, area di grande emigrazione italiana.

“Ha piovuto quasi ininterrottamente dal 30 aprile al 6 maggio, e poi ancora negli ultimi giorni - racconta il missionario -, in alcune zone sono caduti 500 millimetri di pioggia. Anzitutto sono state colpite le zone montuose interne, compresa la città dove vivo io, l’acqua ha travolto tutto, le case, i vigneti, quelli creati dagli emigranti italiani... è scesa a velocità inaudita verso valle. Cittadine intere, come Santa Teresa, Roca Sales, sono in pratica sparite. L’acqua è finita nei quattro principali corsi d’acqua, e poi nel più grande, il Guaíba, e ha invaso Porto Alegre. Va detto che in questi anni i fiumi non sono mai stati dragati, non sono stati tenuti puliti. Oggi Porto Alegre è isolata, l’aeroporto non sarà riaperto prima della fine di maggio. Quanto accaduto dipende anche dal fatto che molte prescrizioni ambientali sono state alleggerite, per favorire i gruppi di potere dell’agrobusiness. La piena ha portato giù pezzi interi di montagna, ettari di vigneti sono stati sradicati e portati giù. Qui il vino è anche fattore di ricchezza e di turismo. Ma la situazione peggiore è nelle vallate, totalmente sommerse. Non sarà facile riprendersi”.

Il bilancio, aggiornato al 13 maggio, è impressionante: 146 morti accertati, 806 feriti, 2 milioni e 100 mila persone coinvolte nel disastro, 620 mila evacuate e 82.200 ospitate in centri di prima accoglienza. Ironia della sorte, migliaia di chilometri più a nord, la foresta amazzonica vive da mesi una siccità senza precedenti, e si sta registrando il record d’incendi, ben 17.182 nei primi quattro mesi di quest’anno, secondo l’attendibile Istituto nazionale per la ricerca spaziale (Inpe). Il numero più alto a partire dal 2003.

“Questi fenomeni che stiamo vivendo costituiscono un grido silenzioso che la casa comune ci sta mandando, per chiedere aiuto”. Lo dice dom Jaime Spengler, arcivescovo di Porto Alegre, oltre che presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb), e del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam). La “metropoli del sud è stata anch’essa invasa dalle acque. “Certamente, in tutto questo esistono delle responsabilità umane, a partire dal riscaldamento globale, fenomeno che, nonostante le smentite, è da tempo messo in evidenza, come ha sottolineato lo stesso papa Francesco. Un secondo aspetto è quello della prevenzione, della necessità di pensare a strutture necessarie per evitare questi fenomeni. Oggi noi paghiamo conseguenze gravissime per mancanza d’attenzione, anche del potere pubblico, e per la prepotenza di alcuni soggetti”, riflette l’arcivescovo.

Aggiunge Gallazzi: “C’è poco da dire, non è solo una fatalità. Questa è la terza piena in pochi mesi, dopo settembre e quella molto forte di novembre. Certo, il clima ha la sua importanza. Ma non possiamo tacere che situazioni di questo tipo si stanno susseguendo negli ultimi anni in molti Stati del Brasile, con centinaia e centinaia di morti. Penso a quanto accaduto a Petrópolis, vicino a Rio, sul litorale di San Paolo, negli Stati di Minas Gerais, Espírito Santo, Santa Catarina. Sta esplodendo uno squilibrio ambientale che noi, con la Pastorale della terra, abbiamo denunciato decenni fa. Devastazione ambientale, deforestazione, intere zone sono tutte piantate a soia oppure date ad allevamento. Qui nell’altopiano la foresta atlantica ha fatto posto a una distesa uniforme di soia. La deforestazione fa defluire l’acqua in modo molto più rapido”.

La nota di speranza è la grande solidarietà che si è creata con la popolazione del Rio Grande do Sul, e che giunge anche dal Veneto. La Regione, ha, infatti, aperto un apposito conto corrente, denominato “Regione del Veneto sostegno emergenza alluvione Rio Grande Do Sul” - Iban IT 35 A 02008 02017 000107108523. “Il Veneto - ha detto il presidente, Luca Zaia - è legato oltremodo a questa terra, nella quale risiede una nutrita e radicata comunità di discendenti di migranti veneti”. Anche i Trevisani nel mondo si stanno mobilitando, mentre il Comune di Pederobba è in costante contatto con la città gemellata di Jacutinga.

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