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Editoriale: Green pass e violenza

Non possiamo accettare che la piazza venga strumentalizzata da raggruppamenti politici estremisti, il cui unico interesse è quello di destabilizzare le istituzioni e creare tensioni e confusione tra la gente

14/10/2021

Si possono anche comprendere alcune delle ragioni per cui una certa parte della popolazione ha rifiutato di farsi vaccinare contro il Covid-19, non certo, però, quelle delle violente proteste che in questi giorni si stanno svolgendo un po’ ovunque, non ultima quella del 9 ottobre a Roma, il cui epilogo è stato l’assalto alla sede del sindacato Cgil, con la devastazione dei locali. Va detto che la gran parte dei “no vax” che hanno manifestato è formata da gente comune, ma tra loro ci sono anche aderenti a movimenti politici radicali (si stima un 20%) e religiosi “ultracattolici”. E’, infatti, documentato che queste violenze sono state perpetuate grazie all’infiltrazione tra i manifestanti di gruppi neofascisti, soprattutto di aderenti all’organizzazione di estrema destra Forza Nuova.

Così, una legittima protesta si è squalificata agli occhi del Paese per la radicalità delle posizioni e per la violenza, accompagnata a volte da rigurgiti eversivi molto preoccupanti. Le parole di solidarietà e di condanna dei presidenti Sergio Mattarella e Mario Draghi ci trovano in pieno accordo. Non possiamo accettare che la piazza venga strumentalizzata da raggruppamenti politici estremisti, il cui unico interesse è quello di destabilizzare le istituzioni e creare tensioni e confusione tra la gente.

Un rilevante problema sociale
Sono giorni questi assai caldi, perché a partire dal 15 ottobre possono accedere ai posti di lavoro solamente coloro che sono dotati di green pass, ossia quelli vaccinati o che fanno ogni 48 ore il tampone, o che hanno avuto il Covid recentemente. Nelle scuole questa norma di legge è già in vigore dal primo settembre, così che qualche docente è stato sospeso dall’insegnamento e, di conseguenza, dallo stipendio.
I non vaccinati in Italia sono ancora molti: circa 10 milioni, il 20% della popolazione sopra i 12 anni. Oltre 3 milioni sono persone che hanno superato i 50 anni e che, quindi, sono più a rischio di ammalarsi. A onor del vero va detto che non si tratta principalmente di gente per principio contraria al vaccino (i “no vax”), ma anche semplicemente di “ni vax”, ossia di persone non ideologicamente schierate, ma incerte nella valutazione costi-benefici per la loro salute, o semplicemente impaurite, ben disposte, però, a sottoporsi al tampone. Tuttavia, sappiamo che questa soluzione, a tutt’oggi, è di fatto praticabile in modo limitato perché le strutture sanitarie non sono in grado di far fronte alle richieste e poi anche perché più di qualcuno non è nelle condizioni fisiche per potersi sottoporre con frequenza a tale esame. Speriamo che, quanto prima, sia possibile disporre del più semplice e meno invasivo test salivare.

Un dovere di tutti
Facciamo fatica a comprendere quei cristiani, anche molto devoti e più convinti di tanti altri, che rifiutano di farsi vaccinare e, peggio ancora, coloro che partecipano a forme di protesta violente, mossi spesso da suggestivi teoremi su ipotetiche congiure internazionali volte a privare della libertà e della salute la gente e a imporre un potere vessatorio mondiale che domini sui Governi e sulle Chiese. Le vicende di questi giorni evidenziano come in tante persone l’interesse individuale abbia ancora il sopravvento su quello collettivo e che la pandemia non ha più di tanto cambiato in meglio la mentalità della gente, né aumentato la fiducia verso coloro che ci governano e cercano di porre rimedio alle devastanti conseguenze della pandemia.

Papa Francesco ha detto che farsi vaccinare è un atto d’amore verso il prossimo, verso tutta la società; un servizio al bene comune.
Proprio in ordine al bene dei più deboli e vulnerabili e, più in generale, della nostra società, paralizzata per un anno e mezzo dal Covid e ora in fase di normalizzazione grazie alle diffuse vaccinazioni, riteniamo che anche un cristiano sia tenuto a correre qualche eventuale rischio (ammesso che ce ne siano di così seri) e si faccia vaccinare. Il dare la vita per gli altri e per il bene della collettività si declina anche su questo particolare fronte assai controverso. Dovremmo essere noi i primi ad avere a cuore il rispetto e la cura per la vita, la dignità e la salute di tutti. Anche di tanta gente, spesso disperata a causa della fame e delle guerre, che preme alle nostre frontiere e verso la quale siamo spesso poco sensibili e solidali, mentre, al contrario, siamo forse troppo indulgenti verso quei Paesi e movimenti politici sovranisti e suprematisti che, come in questi giorni, chiedono all’Europa di erigere muri e barriere di filo spinato.

Non possiamo vivere nell’angoscia e nella continua paura di essere sempre manipolati e derubati della nostra libertà e dei nostri diritti da parte di forze sotterranee occulte. Il sospetto metodico e il dubbio che, tolti alcuni che si ritengono “avveduti”, tutti gli altri siano succubi di un “grande imbroglio”, portano alla sfiducia verso l’altro, le Istituzioni e persino, come ormai sta accadendo, verso la stessa Chiesa.

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