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Francesco nel cuore dell’Europa

La settimana scorsa, il Papa ha compiuto un breve viaggio apostolico in Lussemburgo e in Belgio, luoghi dove hanno sede le principali Istituzioni europee e dai quali, proprio per questo, a suo dire, dovrebbe iniziare un serio cammino di pacificazione e integrazione
03/10/2024

In particolare, di fronte alle autorità belghe, il Pontefice, oltre a ritornare sullo scandalo degli abusi sui minori, si è soffermato ancora una volta su due problemi che stanno minando il futuro e la pace del continente europeo, quelli della guerra “quasi mondiale” in atto e dell’inverno demografico. Purtroppo, forse per la gravità della situazione locale, sembrava che, nei loro discorsi ufficiali, re Filippo ma, soprattutto, il primo ministro Alexander De Croo, fossero principalmente preoccupati di rimarcare al Papa le colpe della Chiesa belga circa gli abusi sessuali sui minori e le adozioni forzate (di figli di madri non sposate) perpetrati nel secolo scorso da persone e istituzioni ecclesiastiche. Uno scandalo venuto alla luce solo negli ultimi anni, che ha sconvolto la società belga e screditato la Chiesa e la sua autorevolezza morale e spirituale. Al riguardo, Francesco non ha lesinato nemmeno questa volta parole dure e chiare, parlando di una vergogna per la quale chiede scusa e perdono. Aggiungendo pure che, di fronte a questi fatti gravi, non serve a niente dire che, comunque, secondo le statistiche, la grande maggioranza degli abusi avvengono in famiglia o nel quartiere o nel mondo dello sport e della scuola, perché, per noi Chiesa, chiamata a testimoniare il Vangelo, anche un solo caso di abuso è intollerabile ed è sufficiente per vergognarci e sentirci umiliati.

Lo scandalo degli abusi

L’emergere negli anni recenti di casi di abusi compiuti da persone di Chiesa su minori ci ha sconvolti e lasciati increduli. Tutti credevamo che, al di là delle debolezze umane, fosse impensabile che preti e religiosi riuscissero ad anestetizzare a tal punto le loro coscienze da lasciarsi andare a certe gravi azioni, approfittando della loro posizione sociale, della stima educativa di cui godevano e dell’autorità che rivestivano. E tutto, purtroppo, in un contesto ecclesiale nel quale vigeva una catechesi quasi martellante sulla castità e sul corretto esercizio della sessualità.

Dal punto di vista del diritto, solo di recente gli abusi sui minori sono stati ritenuti, reati o crimini contro la persona, e come tali perseguiti e puniti, e non, come nel passato, reati contro la morale. Resta, comunque, il fatto che un tal genere di abusi ha un effetto dirompente e devastante per la credibilità del Vangelo e per la vita stessa e la sussistenza di una Chiesa. Ancor più quando è coinvolto qualche carismatico fondatore di comunità, o qualche importante ecclesiastico il quale, nonostante certe zone d’ombra nel suo passato, ha assunto comunque ruoli e iniziative che lo hanno troppo esposto pubblicamente.

A volte, viene da chiedersi che tipo di formazione complessiva ci sia stata nel passato, quanto e come anche noi preti abbiamo interiorizzato l’imperativo etico e morale (non devi!) o seguito la raccomandazione dei santi di “fuggire le occasioni” e quanto, infine, abbiamo l’umiltà di farci aiutare.

Una guerra quasi mondiale

Francesco ha pure richiamato tutti sul fatto che l’Europa sta dimenticando la tragedia delle guerre che l’hanno devastata nel secolo scorso, scatenate dalla volontà di dominio delle Nazioni. La memoria è importante per continuare a portare avanti ogni cammino di pace e di fraternità tra i popoli. L’essere umano, infatti - avverte il Pontefice -, quando smette di fare memoria del passato e di lasciarsene istruire, possiede la sconcertante capacità di tornare a cadere negli errori e nelle atrocità di prima. Purtroppo, ha continuato il Papa, se si dà voce alle armi, allora “si scoperchia il vaso di Pandora e tutti i venti incominciano a soffiare violenti, squassando la casa e minacciando di distruggerla”.

La guerra è, e rimane, un inferno nel quale stiamo lentamente scivolando, quasi rassegnati, ritenendola come un’opzione percorribile e forse inevitabile, al punto che, ormai, la corsa agli armamenti è diventata una delle priorità anche di alcuni Stati europei. Purtroppo - è l’amara constatazione di Francesco - in questo momento nel quale l’economia si è sviluppata tanto, in qualche Paese gli investimenti che danno più reddito sono le fabbriche delle armi.

L’inverno demografico

Francesco ha pure sollecitato l’Europa a riscoprire il suo vero volto, investendo sul futuro, aprendosi alla vita e alla speranza, in modo da scongiurare e sconfiggere le due più grandi calamità del nostro tempo: l’inferno della guerra e il dramma occidentale dell’inverno demografico. Per questo, ha detto il Papa, dobbiamo essere molto pratici: occorre fare figli!

Sappiamo quanto sia cogente questo problema anche da noi in Italia. Ci avviamo a essere un Paese senza bambini, e perciò senza futuro e speranza. Per risolvere questa grave crisi demografica, sono, certamente, necessarie e urgenti politiche economiche e sociali strutturali di supporto alla famiglia. Al fondo, però, c’è anche un problema culturale, di mentalità e di costume che sta condizionando e plasmando l’animo delle nuove generazioni: i figli sembrano essere un problema e non un valore; un peso, e non un investimento sul futuro. Per questo, è importante lavorare molto sia in famiglia, che a scuola, che nei gruppi e nei media, sull’educazione dei giovani, affinché crescano conservando vivo il senso e il valore della procreazione, aiutandoli a diventare genitori consapevoli. In una parola, educare a nuovi stili di vita contrassegnati dalla logica del farsi dono e dell’assumersi la responsabilità verso il futuro personale e della società.

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