Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Avvento e Giubileo nel segno della speranza
Questo tempo particolare, che ci vuole preparare nella duplice attesa del Natale del Signore e del suo ritorno glorioso alla fine dei tempi, si caratterizza, evidentemente, per il forte richiamo alla speranza, virtù che sostiene anche ogni attesa umana.
Il Giubileo della speranza
In qualche modo possiamo anche ritenere questo tempo come una preparazione o introduzione al Giubileo del 2025, che sarà aperto a Roma il 24 dicembre e nelle diocesi il 29. Anch’esso, infatti, è caratterizzato dal tema della speranza, come lo ha titolato il Papa nella Bolla di indizione: “La speranza non delude” (Rm 5,5), parole con le quali san Paolo vuole infondere coraggio alla comunità cristiana di Roma. Scrive Francesco che tutti gli uomini sperano. Infatti, nel cuore di ognuno di noi, pur non sapendo che cosa il domani ci riserverà, è racchiusa la speranza nella forma del desiderio e di attesa del bene. E’ proprio l’imprevedibilità del futuro che fa sorgere a volte dei sentimenti contrapposti: “dalla fiducia al timore, dalla serenità allo sconforto, dalla certezza al dubbio, così che incontriamo spesso persone sfiduciate, che guardano all’avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità. Possa, perciò, il Giubileo essere per tutti occasione per rianimare la speranza”.
La speranza nasce dall’amore
Tutto questo è molto vero. Ognuno di noi lo sperimenta ogni giorno e le stesse nostre comunità cristiane sono spesso deluse e rassegnate per come stanno andando le cose in questo mondo e, forse, anche per le difficoltà che incontrano nel trasmettere e vivere la fede in Gesù Cristo.
Eppure, si dice che la speranza è “l’ultima a morire”; è la cosa che coltiviamo e difendiamo prima di lasciarci andare e cadere nella sfiducia e nello sconforto. La speranza ci tiene vivi di fronte alle cose che non vanno e ci spinge a pregare e a lottare affinché, sia in noi che nella società, il male e la rassegnazione non abbiano il sopravvento. Ma come tutto questo è possibile? San Paolo scrive ai Romani che la speranza non delude mai, perché “l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5). La speranza nasce dall’amore e si fonda sull’amore, che scaturisce dal Cuore di Gesù trafitto sulla croce. L’amore di Dio non ci abbandona mai e anche nelle tribolazioni possiamo trovare in esso la forza e la grazia per non soccombere e poter guardare avanti con fiducia. Tutto possiamo in Colui che ci dà la forza e ci sostiene ogni giorno con il suo amore.
Dalla pazienza alla speranza
L’apostolo Paolo, però, sa bene per esperienza personale che la vita è quanto mai complessa e in essa convivono gioie e dolori, amore e risentimenti, e che quando aumentano le difficoltà e le sofferenze la speranza sembra crollare. Per questo scrive ai Romani: “Ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza” (Rm 5,3-4). E’ questo il processo virtuoso di una vita cristiana animata dallo Spirito: le tribolazioni, e persino la paura nel futuro, se vissute nel Signore generano la virtù della pazienza che è strettamente legata e imparentata con la speranza.
Purtroppo, scrive papa Francesco, noi oggi “siamo tutti abituati a volere tutto e subito, in un mondo dove la fretta è diventata una costante. Non si ha più il tempo per incontrarsi... La pazienza è stata messa in fuga dalla fretta, recando un grave danno alle persone. Subentrano, infatti, l’insofferenza, il nervosismo, a volte la violenza gratuita, che generano insoddisfazione e chiusura” le quali, invece di tenere accesa la speranza, la uccidono. Chi è impaziente difficilmente sarà abitato e sostenuto dalla speranza e potrà guardare al futuro con fiducia e con una certa serenità.
Il nostro Avvento
Un Avvento, dunque, nel quale, anche nella prospettiva dell’imminente Giubileo, siamo chiamati a impegnarci a chiedere e a coltivare la virtù della speranza, la quale scaturisce sempre dall’amore di Cristo che abita nei nostri cuori.
La speranza ha bisogno, però, di essere sostenuta e di esprimersi concretamente con dei segni o delle opere di amore, che spesso troviamo già diffusi nel mondo e che, a nostra volta, dobbiamo accogliere e promuovere. Francesco, per quest’anno giubilare, ne indica alcuni: la pace, il restituire la speranza ai detenuti, agli ammalati, ai giovani, ai migranti e agli anziani. E, poi, non certo per ultima, la promozione della paternità e della maternità: è noto che, oltre ai problemi legati al lavoro, alla carriera e alle libertà individuali, uno dei motivi che porta tanti giovani a rifiutare la genitorialità è l’insicurezza, la paura verso il futuro e, quindi, una caduta della speranza.