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Poste: vero servizio?

Ma Poste italiane cosa vuole fare da grande? Vuole essere una grande azienda, a servizio del cittadino e punto di riferimento per tanti servizi sul territorio, oppure un’azienda che pensa agli utili e si preoccupa di veicolare soprattutto servizi finanziari? Non è chiaro.
Gli utili crescono ogni anno di più di 2 miliardi, e 900 milioni vengono portati allo Stato per la sua compartecipazione. Questi risultati si ottengono anche con il piano di razionalizzazione, che significa chiusure totali o parziali di uffici postali. Nel 2024, la “cura dimagrante”, nel Veneto, ha interessato 67 sedi, con 15 chiusure, 18 eliminazioni del turno pomeridiano e 52 riduzioni dei giorni di apertura settimanale. Sono 15 gli uffici postali della Marca coinvolti nel ridimensionamento: nessuna chiusura totale è prevista, ma 13 riducono le giornate di apertura, mentre a Spresiano e Vittorio Veneto è cancellata l’apertura pomeridiana. Sono 5 le chiusure nel Veneziano, mentre sono 13 gli uffici postali colpiti da riduzioni. Sono quattro gli uffici chiusi nel Padovano.
Il disagio aumenta, se si considera che ogni chiusura comporta anche l’eliminazione del Postamat, lo sportello automatico da cui ritirare contante. Eppure, nel 2018, Poste italiane aveva promesso alla Regione Veneto di “non dimenticare la sua funzione primaria di «servizio pubblico»” e che i ricavi ottenuti dal piano di razionalizzazione, digitalizzazione e implementazione dei servizi “sarebbero stati investiti nel territorio, soprattutto nelle aree marginali”. Si va verso la riduzione dei dipendenti e un sovraffollamento degli sportelli, che, nella migliore delle ipotesi, si scaricherà sull’online e, nella peggiore, in base ai dati di “pedonalizzazione” - ovvero quanti frequentano un determinato ufficio - porterà a ulteriori chiusure.
In questo contesto, Poste italiane sta “spingendo” su molti servizi: dagli strumenti di risparmio alle polizze vita, dai conti correnti alle sim per cellulari, dal servizio passaporti alle certificazioni anagrafiche. Un contesto in cui i tradizionali servizi postali - raccomandate, lettere, bollettini, pagamento delle pensioni - diventano sempre più secondari.
Stupiscono anche le alleanze con grandi piattaforme di vendita online: diventano partner coloro che dovrebbero essere competitor, avversari. Ripensando alla storia delle grandi aziende di Stato italiane privatizzate, la preoccupazione cresce. Si può citare l’esempio di Tim, la prima in Europa e quinta nel mondo, che, una volta dismessa dallo Stato, ha subito la concorrenza di altri gruppi e continua a essere indebitata. Quest’anno ha ridotto il debito attraverso la vendita di alcuni “gioielli”, come Sparkle, il costruttore di cavi sottomarini erede della gloriosa Stet, che aveva costruito un vero e proprio “impero romano” delle reti di telecomunicazione.