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Novità: la Cer si allarga ad altre diocesi

Intervista a Sergio Criveller, presidente della Fondazione Diocesi Energy ets: “Siamo intervenuti sullo statuto e stabilito la possibilità di attribuire la qualifica di socio fondatore anche ad altre Diocesi o Enti ecclesiastici che chiedano di aderire alla Fondazione”

Il tam tam ora è inarrestabile. Incontri nei vicariati, pagine sui quotidiani, dépliant illustrativi, interventi in televisione, la campagna di sensibilizzazione alla Comunità energetica della Diocesi è a pieno regime. E’ partita sotto il sole, perché è solo di sole che si alimenta la Cer.

Abbiamo chiesto a Sergio Criveller, economo della Diocesi, e presidente della Fondazione Diocesi Energy ets, di fare il punto sulla Cer.

A che punto siamo con la Comunità energetica della Diocesi di Treviso?

Abbiamo caricato in questi giorni nella piattaforma del Gestore dei servizi energetici, Gse, i primi impianti fotovoltaici. La macchina, quindi, è partita. Ora è in atto una campagna di sensibilizzazione per raccogliere il maggior numero di manifestazioni di interesse sia di produttori che di consumatori. Questa campagna coinvolge, ovviamente, il settimanale diocesano “La vita del popolo”, ma anche i quotidiani locali. Si sono già svolte numerose e partecipate assemblee vicariali, che riprenderanno a settembre. Poi, sempre a settembre, arriveremo con un dépliant illustrativo in tutte le famiglie della Diocesi.

La Diocesi è stata protagonista con il progetto Cer alla Settimana sociale dei cattolici in Italia, tenutasi recentemente a Trieste.

La Cer della Diocesi ha avuto spazio in una tavola rotonda, ed era tra le buone pratiche in uno stand espositivo. Ricordo che la Comunità energetica è una grande opportunità, per promuovere dal basso la transizione ecologica, la Cer è un’occasione di rafforzamento dei legami comunitari che si cementano sempre condividendo scelte concrete in direzione del bene comune, la Cer è uno strumento di partecipazione democratica al cambiamento. Nell’ottica di una transizione giusta e socialmente sostenibile, le comunità energetiche possono diventare anche uno strumento di creazione di reddito aggiuntivo a favore di fedeli, parrocchie, famiglie e comunità locali, come già dimostrato da alcune buone pratiche realizzate o in via di realizzazione nei territori.

Da più parti viene riconosciuto alla Diocesi di Treviso di essere ora il punto di riferimento anche nazionale.

Il progetto della Diocesi di Treviso è stato quello di promuovere una Comunità energetica rinnovabile che coprisse tutto il territorio della Diocesi, coinvolgendo le 263 parrocchie. Non, quindi, una Comunità per ogni parrocchia, ma una Comunità di piccole comunità, tante quante sono in Diocesi le Cabine primarie.

In questo cammino di coinvolgimento si è capito, ora, che è piccola anche la Diocesi.

Perché il progetto abbia un senso, e non sia solo “testimonianza”, pur questa importante, sono necessari massima partecipazione e coinvolgimento. In ogni Cabina primaria l’obiettivo è quello di raggiungere almeno la produzione di 1 megawatt (mille kw). Abbiamo capito che gestire le dinamiche all’interno della Cabina primaria ha costi importanti, soprattutto legati alla tecnologia. A Trieste abbiamo detto anche che forse è bene lavorare a una grande Cer per ogni area di mercato, ad esempio per l’area nord Italia: Triveneto, Emilia Romagna, Lombardia, Liguria, Piemonte, Valle D’Aosta.

Questo cosa significa concretamente?

Significa che siamo ritornati dal Notaio il 10 luglio e abbiamo cambiato lo statuto. Abbiamo tolto dal nome “Treviso” e stabilito la possibilità di attribuire la qualifica di socio Fondatore ad altre Diocesi o Enti ecclesiastici indicati dalle Diocesi dell’Ambito territoriale di attività che chiedano di aderire alla Fondazione, nata a Treviso, ma che ora può diventare di tutti. Il vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, vuole che questa idea, questo modo di lavorare, questo progetto e gli obiettivi siano condivisi con tutte le diocesi che ne fanno richiesta.

Cosa vuol dire, quindi, questo per una Diocesi?

Una Diocesi che aderisce può, così, incidere sul governo e sul regolamento di ripartizione degli incentivi, in pratica su chi guida la macchina e su come vengono distribuiti i denari. Entrare nella grande Fondazione è importante per 4 motivi fondamentali: abbattere i costi generali e di gestione tecnologica della Cer; evitare la confusione ai confini delle Diocesi, in quanto la Cabina primaria non rispetta i confini geografici (parrocchie, comuni, province, regioni...); gli incentivi maturati all’interno della Cabina primaria rimangono all’interno della stessa Cabina, perché vengono distribuiti a chi consuma (45%, + un ulteriore 12% in base Isee), 25% a chi produce; unire le Diocesi in un unico grande progetto, che porta con sé aspetti ambientali, sociali, partecipativi ed economici. Inoltre, abbiamo creato, con le ultime modifiche allo statuto, le assemblee dei partecipanti alla Comunità energetica all’interno delle Cabine primarie: in questo modo si promuove ancor di più la partecipazione.

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