lunedì, 16 settembre 2024
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L’artigianato segna il passo

Preoccupazione per la ripresa autunnale: dati economici in calo e molte incognite

Sono tante le incognite del prossimo autunno. Certamente avremo meno artigiani in Veneto. I lavori manuali, ciò che richiede perizia e tempo, le botteghe, vanno ormai scomparendo. Esperienza comune di tutti è la fatica a trovare sarte, elettricisti, calzolai, falegnami. Il rubinetto che gocciola in casa o il prezioso vestito strappato, la porta che gratta per terra, restano lì, per mesi, per anni, perché nessuno ti può aiutare. In 10 anni, lo conferma il centro studi Cgia di Mestre, hanno chiuso in Veneto un quinto delle imprese artigiane. In Italia sono andate perdute 325 mila imprese artigiane e in Veneto 37 mila. Prima in questa classifica Rovigo, che perde il 26 per cento delle imprese artigiane. Segue Verona con il 23 e poi Belluno con il 20 per cento di chiusure. Treviso resiste con -16 per cento, assieme a Venezia con il 16,5 per cento di calo. Il centro storico di Venezia è emblematico: da decenni non esiste un elettricista a Sant’Elena e negli altri sestieri non va meglio per calzolai, sarti e idraulici. Vicenza si attesta a una diminuzione del 18,4 per cento. Le periferie delle grandi città, come pure i paesi, restano senza questi servizi e a farla da padrona è la grande distribuzione, che però non garantisce tutto e neppure la medesima qualità.

L’autunno porta con sé le avvisaglie di difficoltà economiche che gravano sulle imprese: il costo del denaro in Veneto, il tasso di interesse praticato alle imprese, è passato dal 2,19 di giugno 2022 al 4,50 per cento di marzo 2023 per la metalmeccanica, dal 3,97 al 6,14 per cento per le costruzioni e dal 2,79 al 5,11 per cento per i servizi. Restano al palo, invece, i tassi attivi sui depositi di imprese e di privati. Chi deposita in banca non vede fruttare i propri risparmi, al contrario le banche hanno visto aumentare i margini di guadagno. Il risultato è che nella Marca Trevigiana, rispetto al 2022, i depositi bancari a marzo 2023 sono scesi di 592 milioni di euro, mentre i prestiti si sono ridotti di 38 milioni. “Si tratta di due segnali preoccupanti - ha dichiarato Oscar Bernardi, presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana -. Da una parte c’è un rallentamento dell’economia trevigiana, mentre sul fronte del credito si sta scontando il «caro interessi», conseguenza della politica monetaria della Banca centrale europea. I maggiori tassi applicati dalle banche costano alle imprese venete 715 milioni di euro, il secondo valore più alto in Italia”. Nonostante questo, Treviso è l’unica provincia veneta che ha visto aumentare i prestiti alle imprese.

Acque agitate nel settore dell’edilizia trevigiana, con prestiti alle imprese per 781 milioni di euro, in netta discesa rispetto ai due anni precedenti: - 285 milioni di euro rispetto a marzo 2021, (- 26,7 per cento), e una costante tendenza decrescente nel biennio. Eppure il 2021, secondo il rapporto di Confartigianato Veneto, era andato molto bene. Nel 2021, tre imprese su quattro hanno aumentato sia il fatturato che la quota di utile, circa una su cinque riesce ad aumentare la redditività, nonostante il giro d’affari sia stato in flessione. Quasi il 93 per cento delle aziende presenta sia una produzione in crescita, che un utile finanziario positivo e il 2,6 per cento ha comunque realizzato utili. Solo il 4,4 per cento delle imprese edili è in difficoltà finanziaria. Questo potenziale produce effetti maggiormente positivi per le aziende più strutturate (oltre 2 milioni euro di fatturato), che crescono del 42,2 per cento, quelle da 500 mila a 2 milioni euro crescono del 30 per cento, mentre le piccole (tra 250 e 500 mila euro) del 19,3 per cento. Le micro imprese edili fanno segnare una perdita del -8,4 per cento, evidenziando un problema strutturale di fronte al cambiamento di mercato. L’edilizia deve investire in organizzazione aziendale e rinnovo di materiali e tecniche. Resta la grande incognita dei fondi del Pnrr, 775 milioni, destinati alle tante opere programmate e da realizzare in Veneto, che il governo ha tagliato e che ora deve ricoprire con fondi di sviluppo e coesione. Gli appalti dei Comuni sono già in uno stato molto avanzato, fermarli per mancanza di fondi sarebbe catastrofico.

Non bisogna dimenticare la fine del Superbonus, che potrebbe portare a una crisi complicata per i produttori di apparecchi di condizionamento dell’aria e per il riscaldamento. L’allarme è lanciato da Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto. “Il distretto del freddo registra previsioni molto preoccupanti per la seconda metà dell’anno e anche quello del caldo è fermo con magazzini in eccesso di scorte”. Dopo la fine del Superbonus 110 c’è una brusca frenata nell’edilizia che, come noto, trascina molti altri settori. In generale l’utilizzo della Cassa integrazione sta crescendo, senza contare che la Germania, nostro importante mercato di sbocco, è ferma”.

Per tutto il 2023 i dati dell’export veneto sono stati positivi, ma proprio la situazione della Germania potrebbe pesare molto sull’ultimo trimestre. La Germania ha segnato nel primo quarto del 2023 il secondo arretramento consecutivo del pil, pari al -0,3 dopo il -0,5 per cento del quarto trimestre 2022. Così i dati elaborati da Confartigianato Marca Trevigiana mostrano un panorama in chiaroscuro dell’export trevigiano. I settori che, a livello mondiale, crescono (moda, raffinazione, farmaceutica, computer) o arretrano (legno, chimica, gomma, apparecchi elettrici, mezzi di trasporto) sono gli stessi in crescita o in calo rispetto al mercato tedesco.

Alla fine si affacciano due criticità. La prima è collegata all’impatto che avrà l’uso dell’intelligenza artificiale. Secondo i dati del 2022, il Veneto è al nono posto in Italia per impatto sull’occupazione di questa nuova tecnologia. Sono 91.920 gli addetti ad alto rischio occupazione a causa dell’automazione nella Marca Trevigiana, pari al 30,1 per cento del totale degli occupati. La seconda, come sempre prima dell’inverno, riguarda i costi energetici. Nonostante i prezzi dell’energia importata siano diminuiti del 25 per cento, questo non si è scaricato su imprese e famiglie. Nel Trevigiano le imprese pagano il 66,4 per cento in più rispetto al 2021(+81,8 in Italia). In Europa il differenziale è fermo al +43,4.

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