martedì, 17 settembre 2024
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L’orgoglio dei bottegai

I negozi di prossimità, i “casoini”, resistono e dimostrano tutto il loro valore sociale, la capacità di adattamento e il ruolo di argine contro degrado e microcriminalità

“Maledettamente orgogliosi”. Del loro lavoro, che è una passione, prima di tutto, e che sperano di infondere anche ai giovani, ai banconieri che già lavorano con loro e a quelli che sperano vogliano avvicinarsi a questo mestiere. Sono i bottegai, i “casoini”, che, nonostante l’accanita concorrenza della grande distribuzione e dell’online, rimangono aperti nei nostri centri, grandi e piccoli, fondamentali presidi di socialità contro l’anonimato dei quartieri dormitorio.

Lo ha ribadito il presidente del gruppo Fida di Confcommercio Treviso, Riccardo Zanchetta, nel presentare la convention per rilanciare il settore, in una conferenza stampa organizzata, provocatoriamente, in una ex macelleria con cartello affittasi, nel centro storico del capoluogo: “Le nostre imprese hanno retto non solo il passaggio generazionale, ma anche il grande snodo della pandemia, dimostrando tutto il valore sociale, anche se non possiamo non riconoscere che, a fronte di una qualsiasi incertezza, siamo fragili. Nella dimensione umana del «piccolo», basta una semplice malattia per sovvertire gli equilibri dietro il bancone. Investiamo in qualità e professionalità, perché il cibo, di fatto oggi, è il terreno vero del cambiamento. In questi anni si dice che è cambiato il mondo, ed è vero: la spesa settimanale non esiste più, esistono «le spese», le abitudini di acquisto derivano da nuove consapevolezze e informazione. Si compra meno e si mangia meglio, soprattutto sano e di qualità. Il futuro, certo, ci preoccupa, a iniziare dal reperimento delle figure professionali, tanto che stiamo per presentare un nuovo progetto formativo per un Its (corso di alta formazione posti diploma) dedicato alla figura del gastronomo. La dimensione ibrida, digitale e fisica, fa già parte da anni della nostra identità. Gli ordini tramite sito, whatsapp, telefono, consegna a domicilio o asporto sono aspetti ormai consolidati del settore”.

E se, qualche decennio fa, facevano credito agli affezionati clienti, scrivendo sul quadernetto il dovuto giornaliero che veniva saldato a fine settimana o a fine mese, ora sono pronti a fare sconti, fino a dicembre, per venire incontro alle famiglie, colpite dall’inflazione e dall’aumento costante dei prezzi.

Il commercio alimentare definito “sottocasa o di vicinato” indica una grande costellazione puntiforme con quattro grandi anime: quella dell’alimentare vero e proprio (minimercati e botteghe), quella della macelleria, della panificazione e dell’ortofrutta. I “piccoli” in tutto contano, in provincia di Treviso, 1.063 unità locali per un totale di 2.659 addetti e una ipotesi di fatturato (stimato) intorno al 1 miliardo e 600 milioni circa. Di contro, la grande distribuzione, in sigla Gdo, conta 305 unità locali di cui ben 27 ipermercati e 226 supermercati, per un numero complessivo di addetti di 5.324.

Nelle città, paesi, frazioni o quartieri il ruolo del commercio di vicinato è fondamentale. “E’ un naturale antidoto al degrado e ai vari fenomeni di microcriminalità - ha affermato Renzo Ghedin, referente del settore ortofrutta e presidente della delegazione Ascom di Treviso città -. Conosciamo i nostri quartieri e siamo in grado di riconoscere pericoli e di valutare le situazioni. Con le nostre Associazioni siamo impegnati sul fronte degli affitti, delle botteghe sfitte e collaboriamo con le Pubbliche amministrazioni”.

Quello delle botteghe sfitte è un problema di tutti i centri. Qualche suggerimento arriva dai rappresentanti dei commercianti: far pagare più Imu ai negozi sfitti e meno a quelli affittati... Dare più respiro ai negozi quando c’è da fare qualche ampliamento, sviluppare metrature per apportare delle migliorie...

La presidente dell’Unione provinciale Confcommercio, Dania Sartorato, ha letto una lettera inviata a un ipotetico consumatore, scritta per spiegare proprio cosa vuol dire essere i “bottegai”, il senso vero del piccolo commercio sotto casa, “una forma distributiva che può convivere serenamente con tante altre forme distributive”. Lo ha dimostrato e lo ribadisce, con “maledetto orgoglio”.

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