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Banche: in Veneto ha chiuso dal 2011 quasi uno sportello su due

Al primo posto, in regione, è la provincia di Treviso, con meno 306. Penalizzati i piccoli centri. Anche gli istituti si concentrano

Chiude tutto. Nei piccoli centri della provincia veneta, tocca anche agli sportelli bancari. Funziona poco anche la delega alle Poste, perché se ne vanno anche queste. La velocità di chiusura degli sportelli bancari è stata impressionante. Dal 2008, nel Nordest, gli sportelli sono quasi dimezzati; un trend che, come nel resto d’Italia, è diventato impetuoso dal 2014.

La riduzione è andata di pari passo con la concentrazione delle banche. In soli 10 anni, il Nordest è passato da 239 istituti bancari autonomi a 115, con una diminuzione del 52 per cento, più forte che nel resto d’Italia, dove comunque è stata del 42 per cento.

Questi dati sono stati elaborati dall’Ufficio studi e ricerche Federazione italiana sindacale dei lavoratori delle assicurazioni e del credito, Fisac - Cgil, utilizzando i dati di Banca d’Italia. Sono stati presentati nel corso dell’iniziativa organizzata a Castelbrando da Filcams Cgil Veneto e Fisac Cgil Veneto lo scorso 4 giugno.

Evidente il processo di desertificazione bancaria e delle professioni che riguardano l’Ict, il settore finanziario e gli studi professionali, un fenomeno che si accompagna alla difficoltà per i nuovi contratti e alla diversità di retribuzione tra lavoratrici e lavoratori.

Parlando di numeri “crudi”, l’indagine denuncia la perdita di 13.466 sportelli bancari in Italia, un quarto persi nel Nordest. I dipendenti bancari passano da 321 mila nel 2011 a 261 mila nel 2023, nel Nordest se ne perdono circa 10 mila.

Nel Veneto, la riduzione degli Istituti bancari è guidata da Verona e Padova (meno 8), seguita da Vicenza (meno 7); evidente la cicatrice lasciata dalla chiusura di Banca popolare vicentina, come pure a Treviso, dove hanno chiuso 5 istituti, e su tutti si ricorda Veneto Banca. La chiusura degli sportelli, invece, è guidata da Treviso, con meno 306; si contendono il secondo posto Verona con meno 298 e Vicenza con meno 280.

Così, oggi, in Veneto, abbiamo il 19 per cento dei Comuni privi di un qualsiasi sportello bancario. Tra questi, ci sono Morgano e Fregona in provincia di Treviso. Pedavena e Sospirolo in provincia di Belluno. A Padova, Polverara e Pozzonovo, Brogliano in provincia di Vicenza, Sorgà a Verona. Loreggia, con 7.600 abitanti, ha un solo sportello. Così Santa Lucia di Piave, 9 mila abitanti e un solo sportello. Fiesso d’Artico, nel Veneziano, 8.400 abitanti e unico sportello, Monteforte d’Alpone, nel Veronese, 9 mila abitanti e solo uno sportello.

Nel complesso, dal 2011, il Veneto perde il 42,5 per cento degli sportelli, con un andamento che è appena migliore del resto del Nordest e anche di alcune importanti regioni d’Italia.

Il Veneto perde circa 5 mila dipendenti bancari, fa eccezione Verona che anzi aumenta di più di tremila unità. La cosa si spiega con il fatto che Unicredit ha portato a Verona il proprio centro operativo, il quartier generale del Nordest. Nel resto del Veneto, Treviso perde 2.159 bancari, Padova 2.250, Vicenza 1.999.

Tirando le somme, nel Veneto, tra il 2011 e il 2023, hanno chiuso 1.534 sportelli bancari. Di questi, 873 appartenevano alle banche popolari operanti in regione nel 2011, 603 alle banche spa (società per azioni) e solo 53 alle Bcc (Banche di credito cooperativo).

La riduzione, dunque, è quasi integralmente riconducibile alle banche spa e alle banche popolari (interessate dalla riforma del 2015, con la trasformazione in spa). Una caduta che ha origine con la legge 30 luglio 1990, con la quale venne avviato un processo di cambiamento del sistema bancario italiano. E’ comunemente conosciuta come legge Amato, da Giuliano Amato promotore e relatore di questo testo legislativo, durante il Governo Andreotti VI.

Fino al 1990 il sistema bancario era largamente influenzato dal settore pubblico; esistevano, infatti, da una parte gli istituti di credito di diritto pubblico e dall’altra tre banche di interesse nazionale: Banca commerciale italiana, Banco di Roma, Credito italiano. La legge, anche in vista della normativa Basilea I, entrata in vigore nel 1990, voleva dare maggiore competitività alle banche italiane sui mercati nazionali e internazionali, in una visione europea e globale. Di fatto, fu una privatizzazione generale.

Il modello di riferimento fu quello della società per azioni. Senza più responsabilità pubbliche, le banche si sono legate al mercato, le scelte ora vengono fatte nell’unica prospettiva del profitto come una qualsiasi azienda.

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