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Il vino “Terra”, prodotto dall’azienda “Vignaioli Contrà Soarda” di Bassano del Grappa, è il primo con “bilancio negativo di carbonio”. A portare avanti questa idea è Eleonora Gottardi, studi in Germania, esperienza negli Usa e in Gran Bretagna. Perché la sostenibilità non è una moda

“Ri-orientare l’economia verso la sostenibilità e la giustizia”, chiedono i vescovi nel messaggio in occasione della 74ª Giornata nazionale del Rigraziamento.

C’è già chi lo sta facendo e non è poi così difficile. Un esempio è il vino “Terra”, il primo vino “carbon-negative”, ovvero “bilancio negativo di carbonio”, cioè un vino la cui produzione riesce a rimuovere più quantità di emissioni di anidride carbonica e di gas serra rispetto a quante ne vengano immesse nell'atmosfera. Si tratta di un uvaggio di marzemino nero e merlot prodotto in Contrà Soarda, su una collina verso San Michele e Bassano del Grappa. L’azienda produttrice è “Vignaioli Contrà Soarda”, di cui fa parte la giovane imprenditrice Eleonora Gottardi, che ha seguito le tradizioni familiari nella ristorazione e ospitalità agrituristica, ma con una alta specializzazione.

“Ho studiato in una università enologica tedesca, la Hochschule Geisenheim University, specializzata in enologia - racconta Eleonora Gottardi -, poi ho lavorato negli Stati Uniti e in Asia per distribuire i nostri prodotti. In Gran Bretagna ho conosciuto una start-up ambientale chiamata Carbon Jacket, formata da ragazzi volenterosi e motivati. Da tempo volevo che la nostra produzione, già certificata per il biologico, diventasse anche più sostenibile, affinché il nostro vino non gravasse sull’ambiente”.

Il progetto ha avuto così tanto successo che il 18 ottobre scorso, a Rovigo, la Coldiretti ha premiato Eleonora con l’Oscar green “Coltiviamo Insieme”, per il progetto “Un vino per il pianeta”.

“Siamo partiti da lontano, nel 2000, quando i miei genitori hanno acquistato una collina a Bassano del Grappa. Non è grande, era piena di sterpaglie e rovi. Abbiamo costruito una cantina interamente scavata nella roccia, con canali per il riciclo dell’aria; la roccia regola l’umidità e, grazie alla profondità, mantiene una temperatura costante. La vigna, di 19 ettari, è in forte pendenza, è interamente lavorata a mano. Sotto le vigne teniamo pulito e utilizziamo antiparassitari naturali, certificati per il biologico. La raccolta delle uve avviene per gravità, senza consumare energia”.

Il prossimo passo è la chiusura delle bottiglie con c’era d’api

“Abbiamo calcolato con estrema precisione le emissioni di anidride carbonica. Analizzato anche gli spostamenti dei nostri dodici dipendenti, cercando scrupolosamente di migliorare ogni aspetto. Applichiamo rigorosamente l’economia circolare: il materiale organico torna nei campi, le vinacce sono vendute ai produttori di grappa, in cantina otteniamo aria pulita a costo zero. Stiamo progettando la chiusura delle bottiglie con cera d’api”.

Anche le api, compagne imprescindibili, meritano attenzioni particolari. “Ci vuole molta attenzione; il biologico non è semplice e richiede grande impegno. I costi aumentano leggermente, ma il cliente riceve un prodotto di qualità assoluta. La lezione ci arriva dall’estero: esportiamo in 35 Paesi, e il nostro lavoro sulla sostenibilità è discriminante. Uno dei principali clienti, un importatore danese, tratta solo vini certificati sostenibili. Questa richiesta ce la fanno in tutto il mondo e usiamo enti certificatori internazionali”.

Non è, però, possibile azzerare completamente le emissioni, allora si “compensa”. “Noi lo facciamo finanziando due progetti: uno in Tanzania, dove, grazie a un’associazione locale, proteggiamo una foresta di 216 mila ettari; un altro in Ciad, dove mettiamo a disposizione dei profughi pannelli solari per cucinare, evitando così l’uso di legna e la dispersione di anidride carbonica”.

Tutto torna, dunque: un ciclo che si chiude per il bene del pianeta.

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