venerdì, 17 maggio 2024
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Torna, nel mese di maggio “Treviso Finestra sulle Dolomiti”

Tre serate per i “montanari di pianura” in casa Toniolo

Maggio è il mese in cui la pianura volge lo sguardo verso le cime. Torna con immutato entusiamo l’appuntamento “Treviso Finestra sulle Dolomiti”, promosso dalla Vita del popolo nella sala teatro Longhin di Casa Toniolo, a Treviso. Quest’anno saranno tre le serate, il 10, 17 e 24 maggio alle ore 20.30, che attendono gli appassionati di montagna. Nel primo appuntamento, venerdi 10 maggio, Michele Da Pozzo, direttore Parco Dolomiti d’Ampezzo, parlerà di questo “piccolo paradiso”. Si tratta di un’area naturale protetta in cui sono presenti variegate bellezze naturali e paesaggistiche che attirano presenze di turisti, botanici, geologi, zoologi etc.

Sotto il profilo territoriale il Parco occupa oltre 11.000 ettari ( partono dall’area nord di Cortina d’Ampezzo e si estendono fino al confine con il Trentino Alto Adige) nel cui ambito ritroviamo famosi gruppi dolomitici quali: Tofane, Fanes, Col Bechei, Croda Rossa d’Ampezzo e Cristallo. In assenza di insediamenti abitativi e di comprensori sciistici l’immersione nella bellezza naturale è totale. La biodiversità faunistica e floristica è ricca grazie alla varietà degli habitat di acque e torbiere, di praterie e foreste di alta quota.

Da queste parti si avvistano facilmente animali quali caprioli, marmotte, cervi, stambecchi, volpi, scoiattoli, aquila reale, gallo cedrone, pernice bianca, gufo reale , civetta, lepre bianca, ermellino e ghiro; la flora è presente con oltre mille specie di fiori e una settantina di specie di alberi e arbusti.

Nel secondo incontro, venerdì 17 maggio, il presidente della Sezione del Cai (Club alpino italiano) di Domegge di Cadore, Gianfranco Valagussa, cercherà di sradicare lo stereotipo che considera il sodalizio come una realtà che promuove una sorta di attività sportiva alpinistica che si dispiega su diversi ambiti (escursionismo, roccia, sci, fondo, ciaspole, mountain bike etc.) per il perseguimento di primati. In verità il Cai, con 700.000 soci in tutta Italia, quasi 500 sezioni e 606.000 chilometri di sentieri da gestire, si sta sempre più affermando come una realtà culturale che ha la coscienza di un compito ben più ampio e multidisciplinare.

Infatti, se si mettono in correlazione fattore umano e territorio montano, il Cai si configura come l’associazione ambientalista più grande presente nel nostro Paese. La classica sezione alpina di montagna questa consapevolezza/coscienza ce l’ha da sempre, perché la sua ragione d’essere si sviluppa lungo ambiti di attività fortemente legati al territorio alpino (frequentazione, conoscenza, monitoraggio, sicurezza e manutenzione). La Sezione del Cai di Domegge di Cadore, al di là dell’entità numerica dei soci, nell’ultimo decennio ha promosso questo tipo di approccio culturale con le istituzioni locali e con gli abitanti.

Interessante sarà ascoltare questa esperienza e tentare di far diventare tutto questo oggetto di riflessione e tesoro da parte dei “montanari di pianura”.

Nel terzo e ultimo appuntamento, il 24 maggio, Barbara Castagnera ci farà conoscere l’Eremo dei Romiti, un luogo magico. In centro Cadore, una realtà montana di tendenziale abbandono di diverse componenti economiche e demografiche e di depauperamento di risorse ambientali e paesaggistiche, l’Eremo dei Romiti, situato sul Monte Froppa a 1.164 metri, costituisce una presenza in controtendenza. Dopo anni di abbandono e occultamento (causato dal bosco che lentamente l’aveva inglobato), ora l’Eremo è facilmente individuabile da Domegge.

Sorto nel 1720 dall’iniziativa di frati francescani del terzo ordine dei frati minori, l’Eremo (non privo di racconti fantasiosi e leggende presenti nella tradizione orale dei valligiani) è stato oggetto, prima, di una donazione privata al Comune di Domegge di Cadore e, poi, di una importante ricostruzione del corpo centrale. Adesso, è in fase avanzata il restauro dell’annessa chiesetta. Partendo dal lago del centro Cadore (sotto la grande e bella chiesa di Domegge), all’Eremo si accede attraverso due vie: un sentiero sul versante fronte lago e, in alternativa, una strada forestale sul versante nord nel quale insistono alcune baite immerse nel silenzio dei boschi (stupendi da attraversare d’inverno, innevati, con le ciaspole). Si arriva, dopo una camminata di circa un’ora e mezza (450 metri di dislivello), alla verde spianata sulla quale insiste l’edificio e dalla quale si domina tutto il centro Cadore a perdita d’occhio: una visione che gratifica della fatica affrontata per raggiungere la meta.

L’Eremo, che ora è adibito a “Rifugio non convenzionale”, ha tutti i “dati anagrafici” in regola per autodefinirsi il “più anziano” dei rifugi del Cadore. Qui, quasi istintivamente, l’escursionista sente di doversi raccogliere in silenzio, meditazione e, oggi di moda, praticare la terapia forestale. La cucina proposta dalla “custode” dell’Eremo è casalinga e fatta, per principio, di materie prime di stagione.

All’Eremo può accadere di sentire ragazzi e ragazze, con studi seri alle spalle, che suonano, magnificamente, brani di musica classica con chitarra classica e violino e succede, altresì, di sentire persone competenti che disquisiscono di botanica, geologia, e spiritualità. Una biblioteca è a disposizione degli ospiti, degli escursionisti e dei viandanti. Con la chiesetta completamente restaurata certamente crescerà l’interesse per la storia e la cultura religiosa.

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