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Sorriso che conquista

Il nuotatore trevigiano Manuel Bortuzzo, ospite del Collegio Pio X, ha dialogato con gli studenti delle classi medie. Ha raccontato il sogno delle Olimpiadi e l'improvviso stop a diciannove anni, per una pallottola vagante che lo porta al coma. Ora, in sedia a rotelle, i suoi sogni sono altri. Senza però aver mai smesso di amare la vita

26/02/2021

Manuel Bortuzzo ieri e oggi. Il mondo sportivo, la nuova vita a Roma, l’ago magnetico della sua bussola puntato sulle Olimpiadi, gli allenamenti, le fatiche, le soddisfazioni. E poi lo stop a diciannove anni. Una pallottola maledetta nella notte del 3 febbraio 2019 raggiunge proprio lui, lo porta al coma, a un passo dalla morte. Durante il coma, i sogni diventano incubi infiniti. Adesso mi sveglio, si dice, finiranno. E cessano con il migliore dei risvegli: il volto della mamma. E’, questa, una delle risposte alle domande dei ragazzi delle medie del Collegio Pio X nel suo primo incontro in presenza dall’inizio della epidemia, tenutosi giovedì 18 febbraio in Auditorium, nella giornata pensata per lo sport. Un’intera mattinata dedicata a loro che, in due turni, hanno potuto ascoltarlo e rivolgergli domande. Le più disparate, ingenue, genuine. 

In ogni ragionamento la parola forte è “vita”: la dice e la ripete, la sottolinea e la accarezza. E proprio per il messaggio di vita, il rettore del Collegio, mons. Lucio Bonomo, gli ha rivolto il suo grazie.

Manuel racconta. Il primo periodo, dopo il risveglio, non è per nulla sereno. Non conosce la nuova situazione, sente che le gambe non si muovono. Si immagina di scivolare via nell’acqua, spingere, raggiungere la meta. Il sorriso è d’improvviso cacciato da una smorfia, ma tornerà la gioia, tornerà a nuotare, ne è quasi certo, intanto però deve vivere un momento difficile. E vivere significa avere consapevolezza, voler sapere, prendere quello che è rimasto come punto di partenza per nuovi sogni. Una famiglia accanto è una benedizione: i genitori Franco e Rossella, che oggi stanno costruendo una casa a Quinto adatta alle esigenze di Manuel, le sorelle Jennifer e Michelle e il fratello Kevin. E gli amici, pochi, così pochi che si possono contare sulle dita delle mani, ma quelli giusti, positivi, quelli che sanno dare e che forse un giorno avranno bisogno di una manciata di coraggio proprio da lui.

I ragazzi del  Pio X lo considerano un esempio: lo si capisce dai silenzi, dalle domande, dalle risate liberatorie, dagli sguardi pensosi dei più riflessivi. Manuel lo sa e ripete che lui non è diverso da loro, ama la playstation, e si becca gli applausi, gli piacciono le auto e le serate con gli amici. Non dice che suona il pianoforte nemmeno quando gli chiedono se la musica aiuti. Passione cresciuta e curata in questo periodo di terapie, di ospedali, di specialisti. Passione e talento che affina con ore di studio; con la sua tenacia lancia messaggi di vita anche tacendo i successi, passando ad altro argomento senza accennare all’invito giuntogli da Israele per un concerto.

E ribadisce che i sogni si realizzano solo se ci si impegna molto. Tutto semplice e positivo, eppure la sua realtà necessita di una sedia a rotelle. Prima e dopo: quali differenze? “Solo a livello pratico - risponde -. Quell’esperienza mi ha fatto crescere, ha cambiato la scala di paragone con i problemi che ho. Vivo una situazione non difficile in me, ma non trovo il mondo dalla mia parte”. E racconta le barriere che tolgono la normalità, la mancanza di servizi basilari, non per lui, ma per le persone costrette come lui. Ora pensa ai Giochi Paralimpici del 2024 ospitati a Parigi: la speranza, il suo punto forte, non lo lascia un attimo. Il parlare semplice e sciolto, gli occhi che ridono, il rispetto per le domande e la serietà delle risposte raccontano un Manuel sensibile e schietto.

Sappiamo che la sua vita sarà parte di un film con Raoul Bova insieme ad altri nuotatori da novanta, ma lo dice scivolando via. Del suo libro “Rinascere”, edito dalla Rizzoli, soltanto qualche accenno. E la presenza al Grande Fratello? Non si sottrae: come per il film, è la curiosità a spingerlo, il voler conoscere il mondo degli altri. Mai letto una riga di Harry Potter, ed ecco salire l’applauso da fondo sala. Subito riprende il filo e invita a leggere gli argomenti che piacciono. Ascolta col sorriso, a volte con allegria pura, anche le domande più insidiose dei media. Rivela di aver letto notizie su se stesso lontane anni luce dai progetti attuali: “Manuel vuole un figlio” è una delle tante fake news.  Ride, ma si domanda ancora come sia possibile una simile fantasia.

A ricordo della giornata, consegnata una targa a Manuel.

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