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Ospite a Olmi l'ultimo bambino uscito da Auschwitz

Per la giornata della Memoria Oleg Mandic racconterà la propria storia e presenterà il libro curato da Roberto Covaz. Incontrerà a scuola 300 studenti.

“Quando parlo di Auschwitz capiscono che è stato orrendo. Ma glielo devi spiegare. E allora è importante raccontare”. Queste sono alcune significative parole pronunciate da Oleg Mandic in una recente intervista. Si sta avvicinando l’ennesima commemorazione per la giornata della Memoria dove si susseguiranno letture, condivisioni e testimonianze che per molte persone rappresenteranno un momento di riflessione che, però, il giorno dopo sarà già concluso.

La storia insegna, ma a quanto pare ci insegna solo per 24 ore  poi diventiamo tutti “analfabeti”. Ma il prossimo 27 gennaio ad Olmi di San Biagio di Callalta ci sarà un’occasione speciale per conoscere e ricordare gli orrori della Shoah grazie alla testimonianza di Oleg Mandic, 82 anni di origini croate.

Alle 20.00, presso la sala parrocchiale di Olmi-San Floriano,  Oleg racconterà la sua storia e presenterà il libro del quale è protagonista, curato da Roberto Covaz. Al mattino, alle ore 10.15, parteciperà alla cerimonia commemorativa presso il cippo ex Internati (a lato della sede municipale), dove converranno autorità civili e militari, rappresentanti degli ex combattenti e oltre 300 studenti. Poi, alle ore 11, incontrerà gli alunni della scuola media presso la sala polivalente di via 2 Giugno.  Quello che più lo distingue da altri incontri, è il fatto che lui, quel lontano 27 gennaio 1945 aveva solo 12 anni. Chi meglio di lui potrebbe raccontare ciò che successe in quell’incubo chiamato campo di sterminio?

Il suo cuore ha visto persone morire, sentito le urla delle madri per chiamare i loro bambini, provato il dolore fisico di una mancata nutrizione. Gli occhi dei bambini riescono a vedere sempre più in profondità rispetto a quelli degli adulti, perché sono più puri e rappresentano l’innocenza. Anche lui era innocente, la sua sola colpa fu quella di essere nato, riprendendo il titolo del libro di Marta Minerbi Ottolenghi. Lui era arrivato ad Auschwitz insieme alla madre e la nonna in un treno chiusi per tre giorni e tre notti. Erano stati presi come prigionieri politici poiché il padre e il nonno erano andati in Italia con i partigiani. Dopo due mesi al campo il figlio e la mamma furono divisi.

Oleg, dopo 70 anni ricorda ancora l’odore dolciastro dei cadaveri, l’aridità del terreno, le conversazioni che ebbe.

Questo incontro oltre far ricordare tutto ciò che avvenne in quel famoso campo, deve portare ad avere la maturità di non fermarci al 27 gennaio, ma continuare ad imparare dal passato.

“E’ un grande onore per noi – spiega il sindaco di San Biagio di Callalta, Alberto Cappelletto - ospitare uno degli ultimi testimoni ancora viventi dello sterminio che si consumò nei lager durante il secondo conflitto mondiale. Accoglieremo Oleg Mandić con il desiderio di ascoltare dalla sua voce il racconto di quella terribile esperienza e di rinnovare il nostro impegno, in qualunque luogo dove operiamo, a farci portatori di pace tendendo la mano a chi è diverso da noi”.

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