Questo tempo particolare, che ci vuole preparare nella duplice attesa del Natale del Signore e del suo...
La Madonna del Carmine ritorna a S. Zenone: Bellezza, fede e identità
Poche righe in una vecchia agenda, neppure quella dell’anno esatto, segnalano il furto dalla chiesetta di villa Rubelli della pala dedicata alla Madonna del Carmine nel 1976. Quattro righe di pura cronaca, redatte da don Amedeo Squizzato, dove si intravede solo il dolore che accompagnerà lo storico parroco di San Zenone degli Ezzelini probabilmente fino alla sua scomparsa nel 2014. Un dolore che solo in parte era stato compensato dalla bella copia che ne fece l’artista Enzo Alberton, lavorando sui suoi ricordi di uomo di fede che da sempre aveva frequentato quella chiesetta di villa Rubelli a San Zenone. Alberton ne parlò anche dopo e a lungo, senza mai far scemare il ricordo di quel furto sacrilego, perpetrato non solo contro l’arte, ma anche contro una pietà popolare che aveva portato a venerare quella Madonna degli scapolari, le famose “pazienze”.
Nell’immagine si vede la Madonna con il Bambino che quasi gioca con queste “pazienze”, accanto alla base della semplice intronizzazione della Madonna, con san Pietro e san Zenone, nel cielo, dietro a un’architettura lievemente classica, teste alate di angeli. Lo sguardo della Madonna è verso il Bambino e gli scapolari, il Bambino verso lo spettatore. Alcuni tratti sembrano essere stati ripresi in opere successive di Noé Bordignon, presenti a San Zenone degli Ezzelini.
Enzo Alberton conosceva bene il quadro e gli era capitato di seguire alcune segnalazioni che all’inizio portavano in Trentino. Poi non si è saputo più nulla per quarantotto anni. La considerava un’opera luminosa, di cui la pietà popolare coglieva soprattutto le “pazienze”. Si chiamavano così gli scapolari nei territori della Repubblica di Venezia; la parola è tipica del veneziano e delle terre che nei secoli hanno fatto parte della Serenissima Repubblica.
Da Venezia arriva anche l’artista che, su commissione dei proprietari di villa Rubelli, eseguì l’opera nel 1725. Si tratta di Bartolomeo Litterini, figlio d’arte, che aveva una bottega a Venezia. Il dipinto appartiene alla seconda parte della sua carriera, morirà nel 1748, quando sembra ci sia una maggiore luminosità nella sua pittura.
Iniziò la carriera con le scene della vita di san Lorenzo Giustiniani, commissionate dal vescovo di Venezia, Marco Giustiniani, che, poi, gli chiese delle tele per le chiese di Murano. Gran parte delle sue opere si trovano in questa città; in particolare, alle Gallerie dell’Accademia troviamo il San Giovanni della Croce in adorazione della Madonna del Carmelo.
L’opera di San Zenone è stata recuperata circa un anno fa dai Carabinieri del nucleo Tutela beni culturali di Venezia, da un antiquario di Padova e, di certo, ha subito anche un restauro. L’autenticità dell’opera è stata con cura verificata dall’Ufficio diocesano per i Beni culturali e l’Arte sacra, diretto da don Paolo Barbisan. Qualche settimana fa, mentre rientrava da un pellegrinaggio a Lourdes, il parroco di San Zenone degli Ezzelini, don Paolo Cecchetto, ha ricevuto la notizia che l’opera sarebbe rientrata nella disponibilità della parrocchia. Così, lo scorso 21 novembre, proprio nel giorno della Madonna della Salute, la pala è stata riaccolta nella parrocchiale, nel corso di una celebrazione eucaristica, e così restituita alla comunità. Don Cecchetto ha voluto, con l’occasione, ringraziare i Carabinieri, che hanno consentito un recupero così significativo, e ha ricordato quanti, in questi anni, si siano dedicati alla memoria di questa pala, un’immagine che fa parte dell’immaginario collettivo e che era bene che rientrasse, per rivitalizzare il ricordo, ma anche per far conoscere questa immagine ai più giovani.
“Sono felice, siamo felici per questo ritorno – ha detto don Cecchetto –. La Madonna delle pazienze ci ha fatto attendere 48 anni, ma adesso, nel giorno della Madonna della Salute, possiamo suonare le campane a festa”.
La riconsegna del quadro è avvenuta ufficialmente a Treviso, nel pomeriggio del 21 novembre, in occasione della cerimonia per la festività della patrona dei Carabinieri, Virgo Fidelis. Al termine della funzione religiosa, nella sala Frate Sole del convento di San Francesco, i Carabinieri hanno riconsegnato, formalmente alla Diocesi, la pala d’altare. Appena concluso l'incontro, la pala è stata imballata e portata a San Zenone dal nucleo Tutela beni culturali dei Carabinieri.
Nel suo intervento, nella cerimonia di restituzione della pala, il vescovo Michele Tomasi ha riconosciuto l’impegno di tante competenze e professionalità che si mettono insieme per il bene comune e permettono a una comunità di prendersi cura di se stessa, e soprattutto dei più piccoli e dei più poveri, nelle Istituzioni pubbliche, nel volontariato, nella vita associata: “E’ molto di più quello che funziona – ha detto il Vescovo, ringraziando tutti coloro che hanno lavorato per questo risultato -, i legami che ci uniscono e l’amicizia sociale. Esiste un tessuto buono, sano, di vita associata, che ci fa vivere meglio e ci porta a prenderci cura della nostra comunità”.
In mattinata, il Nucleo tutela patrimonio culturale di Venezia ha, inoltre, proposto un momento formativo nel salone del Vescovado ai volontari dell’associazione “Chiese aperte”. Il vescovo Tomasi, presente all’incontro, ha ringraziato l’Arma e ha sottolineato il valore della collaborazione per la cura del bello, ricordando come la Chiesa abbia sempre promosso, custodito e curato l’arte, che è un linguaggio per tutti, vivo e bello perché buono.
“L’importante mattinata formativa con il colonnello Emanuele Meleleo, del nucleo Tutela patrimonio culturale di Venezia, vissuta da tanti volontari operanti a servizio del nostro patrimonio ecclesiastico, e la restituzione di una preziosa pala d’altare trafugata nel 1976 - sottolinea don Paolo Barbisan - si collocano come importanti obiettivi all’interno di una rete efficace di relazioni che la Diocesi di Treviso ha intessuto in questi anni con le principali istituzioni pubbliche e statali per la conservazione e la tutela dei beni ecclesiastici che portano con sé la bellezza, la fede e l’identità per la nostra Chiesa locale e per la comunità civile”.