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Sante Rossetto presenta il suo nuovo libro

Si tratta di un giallo ambientato nella Treviso del 1.500. Appuntamento giovedì 7 dicembre alla libreria Lovat di Villorba

Verrà presentato, giovedì 7 dicembre alle 18.30 alla libreria Lovat (Castrette di Villorba), il nuovo libro del giornalista e storico Sante Rossetto “Assassinio nel campo di grano” (Canova editrice).

La vicenda narrata si svolge nei primi anni del Cinquecento, quando a Treviso arriva, nell’autunno del 1517, il giovane pittore veneziano Domenico Capriolo. Era finita da pochi mesi la lunga e disastrosa guerra di Cambrai. La città del Sile, abitata da circa diecimila o poco più persone, si era difesa con le nuove mura e aveva rafforzato la sua fedeltà alla Serenissima. La vita era ripresa con rinnovato vigore e il lavoro per giovani artisti non mancava. Capriolo, forse, era stato invitato nel capoluogo della Marca dai Penachi, una famiglia di pittori che avevano perso i due maggiori rappresentanti Gerolamo e Pier Maria. Quest’ultimo aveva una moglie e due ragazzini di pochi anni. In casa Penachi c’era anche la primogenita Camilla. E tra lei e Domenico si intromise Cupido che scagliò due frecce fatali. Ma fortunate perché il loro fu un matrimonio d’amore. Come non sempre avveniva.

Non tutto, però, scivolò via liscio perché ben presto intervennero discussioni e dissensi sulla dote (a quei tempi non poteva mancare) di Camilla. Fino a quel fatidico giorno, il 3 ottobre 1528, quando un colpo di archibugio ammazzò il promettente artista. Aveva 34 anni e l’omicidio era avvenuto in villa di Ponzano dove i Penachi avevano una consistente proprietà terriera. Ma chi era l’assassino? Il lettore lo scoprirà alla fine. Perché questo romanzo storico percorre la via del giallo.

L’agile volume dello studioso trevigiano, però, non si restringe alle vicende di Domenico, Camilla e i Penachi, ma spazia a tutto campo, portando il lettore dentro gli avvenimenti trevigiani, veneziani, ma anche oltre i confini della Serenissima. I conflitti bellici non erano finiti, perché questo periodo passerà alla storia come quello “delle guerre d’Italia”. C’è la disastrosa, per i francesi, battaglia di Pavia; due anni dopo il sacco di Roma da parte dei Lanzichenecchi e, ad ottobre, quello di Pavia come rivalsa francese sulla sconfitta di due anni prima. In Germania dilaga la protesta religiosa innescata da un frate diventato celebre, Martin Lutero. Spagna e Impero sono governati, insieme con l’America Latina e le Fiandre, da un giovanotto della casa Asburgo che riempirà pagine di storia con il nome di Carlo V. I Balcani cadono in mano dei turchi di Solimano, restandoci per i successivi due secoli.

E, intanto, a Treviso la vita scorre non sempre serena. Perché gli omicidi, a volte efferati, non mancano. E, quando i colpevoli vengono scoperti, si mettono in movimento truculente liturgie punitive, che arrivano allo squartamento del condannato. E poi le ricorrenti carestie, di cui ci hanno lasciato drammatici ricordi i cronisti dell’epoca. La fame, insieme con la peste, era una compagna abbastanza frequente di questi secoli. Ma non manca un capitolo dedicato alla elezione del nuovo Vescovo della cattedra trevigiana. Il lettore ne scoprirà modalità e aneddoti oggi impensabili. Per arrivare a un personaggio che ha fatto storia tra i capitani di ventura: il greco-albanese Mercurio Bua, che a Treviso ha voluto rimanere prima nella sua dimora a San Nicolò e, poi, nell’avello che ancora oggi possiamo vedere a S. Maria Maggiore.

E il Capriolo? Anche di lui abbiamo un ricordo a Ponzano. Nella parrocchiale dove aveva dipinto, proprio cinquecento anni fa nel 1523, la pala detta la “Formosissima”. Per saperne di più (perché le cose da leggere su questi anni poco noti sono abbondanti) basta sfogliare le 168 pagine del libro. Scritto con la consueta agilità e sintesi stilistica, per chi voglia conoscere la storia che ci ha preceduto. Ma che non ha mancato di condizionare quanto è avvenuto nei secoli e anni successivi.

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